Il via ai cantieri a primavera 2025, i primi rifiuti nell’estate del 2027 per un impianto in grado di trattare 600 mila tonnellate l’anno e soddisfare il fabbisogno energetico di 200 mila famiglie. “E inquinerà meno di una via trafficata di Roma” giura il sindaco Roberto Gualtieri, che questa mattina in Campidoglio ha presentato il progetto del termovalorizzatore di Santa Palomba, tra i punti nevralgici dell’intero programma del primo cittadino dem. Al tavolo c’è Fabrizio Palermo, l’ad di Acea che insieme a Suez, Vianini, Rmb e Kanadevia Inova (già Hitachi) ha presentato il progetto che ha passato la valutazione della commissione di gara. “Un progetto molto ambizioso, con i migliori partner al mondo – ha detto Palermo – e il nome stesso del progetto rispecchia il nostro obiettivo”.
Il tmv di Santa Palomba, estremo lembo sud del territorio di Roma, si chiamerà ufficialmente infatti ‘Parco delle Risorse Circolari’, e oltre all’impianto offrirà una serra, una ‘via delle risorse circolari’ con spazi di educazione e coworking dove fare ricerca e didattica, e poi un giardino (‘viridarium’) con una torre panoramica visitabile alta più di 70 metri. Anche l’architettura della struttura è studiata per essere poco impattante. Il punto su cui si insiste di più è la tutela della salute. Le comunità locali sono più volte scese in piazza o si sono rivolte al tribunale.
Il tmv però, ha assicurato il sindaco, sarà “avanzatissimo, ben oltre le ‘bat’ cioè i parametri Ue secondo i quali le polveri devono stare tra 2 e 5 mg a metro cubo: il nostro ne fa 1”. Fioccano paralleli: un duemillesimo di un cucchiaino di farina, un caminetto che invece produce 4.000 mg di polveri. Il progetto prevede anche 4 impianti ancillari – recupero ceneri pesanti, teleriscaldamento, fotovoltaico e cattura della Co2 – e oltre a produrre elettricità e calore è in grado di recuperare migliaia di tonnellate di acciaio, alluminio e rame. I rifiuti arriveranno all’impianto in treno: “Niente tir sull’Ardeatina”.
Le emissioni di Co2 poi sono “80 volte inferiori a una discarica”. Perché l’alternativa, ha affermato Gualtieri, sarebbe stata quella: “Senza il tmv oggi faremmo una conferenza stampa per presentarne una da 1 milione di tonnellate” che durerebbe “solo 5 anni” e poi ne andrebbero realizzate altre: “Una devastazione sociale e ambientale senza precedenti. Questo impianto invece è più avanzato di quello di Copenhagen, dove sopra ci sciano i bambini”.
Né importerà rifiuti, ma tratterà solo quelli di Roma; è anzi lievemente sottodimensionato rispetto al fabbisogno (che sarebbe di 800 mila tonnellate) proprio per proseguire anche sulla raccolta differenziata. Tutto il contrario di un ecomostro, dunque, il senso del discorso di Gualtieri che risponde ad anni di critiche: l’impianto, va ricordato, fu quantomeno il casus belli della caduta del governo Draghi e vede tuttora contrario il M5s: “Una vergogna” secondo il capogruppo regionale Adriano Zuccalà e i comitati di zona, che chiedono il ritiro delle ordinanze del sindaco-commissario. Ma lascia scettici anche gli alleati di Alleanza Verdi Sinistra, a partire dall’ex sindaco e ora eurodeputato Ignazio Marino: “Mai previsto che fosse pronto per il Giubileo – ha detto in proposito Gualtieri – c’è una giurisprudenza che ci ha dato ragione. Rispetto al bando abbiamo fatto una gara, rispettando la legge. Chi partecipa partecipa. Problemi di concorrenza ci sarebbero stati in caso di affidamento diretto”.
Ma Marino insiste: “Roma va indietro di 50 anni: dovrà pagare 60 milioni all’anno per le emissioni dall’inizio del 2028, proprio nel momento di introduzione della nuova tassa”. L’investimento, ha ricordato oggi Gualtieri, è di circa 1 miliardo, “e la tariffa è di 178,5 euro. Oggi siamo a 220-230. Complessivamente siamo attorno alle diverse decine di milioni di risparmi l’anno. Il ritardo di Roma di dotarsi di questo impianto è costato tantissimo in termini ambientali ed economici – ha concluso il sindaco – Unico vantaggio, per cosi dire, dell’essere partiti tardi è che ora il tmv sarà tra i più avanzati al mondo”.