Il sovranista antimigranti Jimmie Akesson avanza. Nella Svezia patria della integrazione, della tolleranza e dell’accoglienza i sovranisti, quelli che “prima gli svedesi” la destra vince le elezioni ma non stravince. Il partito di Akesson, sconosciuto quattro anni fa, lo vota quasi uno svedese su sei. Svezia Democratica passa dal 13 a quasi il 18 per cento ma non approda alla leadership. I socialdemocratici calano intorno al 26-28 per cento e restano, nonostante il calo vistoso, il primo simbolo del Paese, anche se i loro alleati verdi rischiano l’esclusione dal Parlamento.
Le ultime elezioni politiche dicono che il blocco del centrosinistra cala di molto, quello di centrodestra sale un po’, e alla fine s’equivalgono: più o meno al 39 per cento ciascuno. Tra loro c’è Jimmie Akesson. Il Riksdag (il Parlamento svedese) è ingessato, le trattative per una maggioranza sono aperte. Non è detto che dalle alchimie politiche svedesi, abituata a governi di minoranza socialdemocratica con appoggi vari di Verdi o desistenze di destra, possa uscire sì una conferma dell’attuale premiership socialdemocratica. Ma non è esclusa una grande coalizione di salvezza nazionale per reggere alla botta dai sovranisti. Oppure un esecutivo di centrodestra basato sul buon risultato dei Moderati.
“Questo è un voto a favore del nostro welfare. E di un’idea decente della democrazia”, è felice Stefan Loefven, 61 anni, il premier uscente e magari rientrante.
Di tutt’altro avviso Akesson che manda a dire a chi oggi è ancora maggioranza che il modello svedese sta per finire perché “il nostro risultato è un segnale a tutti”.