Esiste un indissolubile legame tra la cultura di una società e un luogo di incontro come il bar. Il barman, ma oserei dire il “bancone” stesso è testimone degli avvenimenti e dei cambiamenti della società nel tempo. E anche se i più nostalgici degli anni ’80 sicuramente oggi si ritrovano delusi per non avere monopattini e auto volanti alla Zemeckis, è così vero quanto impercettibile che il futuro ha invaso la nostra quotidianità anche al bancone. Vediamo film sul telefono, fotografiamo cibi e bevande a qualsiasi ora del giorno e compriamo qualsiasi cosa dal divano di casa. 

La modernità ha pervaso in gran parte l’attitudine di chi come me passa le notti al banco del bar, e abbiamo aggiunto al lavoro momenti social, momenti live, il momento in cui pubblichiamo le nostre foto al lavoro. Anche i momenti di ricerca e studio si svolgono nel modo più futuribile della parola.

In realtà nonostante l’invasione tecnologica e i momenti di previsione sui trend per sfuggire all’inquietudine dell’incertezza di questi tempi, il futuro non è attualissimo al bancone e perdonatemi se insisto con un vecchio film anni ’80, un po’ come Marty e Doc Brown guardiamo al passato per ritornare al futuro, in realtà giusto per continuare il parallelo con il cinema, direi che le recenti evoluzioni del mondo del bar ricordano molto da vicino una notte alla “Midnight in Paris” di Allen.

Non dico nulla di nuovo se vi racconto che, la tendenza degli ultimi anni ha portato un rinnovato interesse per le ricette antiche e la riscoperta di cocktail e liquori dei tempi passati.  Tra bracci robotici freddi e sterili che versano liquori, palle di fumo evanescenti sui bordi dei bicchieri e guru demodè che si ostinano a sferificare qualsiasi cosa invocando un cambiamento nel mondo del bar, è evidente che i barman di 100 anni fa erano molto più concentrati e presi dal futuro di quanto in realtà facciamo noi.

All’inizio del ‘900 si viveva quel momento affascinante in cui i visionari con lo sguardo proteso al domani, hanno dato vita a stili, ricette e attrezzi da lavoro che ancora oggi sono attuali e di grande uso. In Italia forse il momento fortemente caratterizzato dalla cultura futurista sanciva una vera e propria rottura con il passato, ma in generale in Europa, la mentalità era rivolta a uno slancio di innovazione e cambiamento mosso dall’entusiasmante pensiero del futuro e dal bisogno di migliorare le cose.

All’alba del 20° secolo, lo shaker per cocktail aveva consolidato la sua posizione di necessità da bar e gli uffici brevetti erano pieni di un numero assurdo di modifiche, colpi di scena e idee terribili su come modificare il semplice shaker.

Dalla campana al pinguino, forse la forma che più incarnava lo spirito di quel tempo era il design a forma di aeroplano.

La popolarità del primo volo negli anni ’20 e la conquista dei cieli, non solo ispirò la forma degli attrezzi da lavoro ma diede vita a una delle ricette che meglio incarnavano l’ottimismo verso il futuro ed il progresso. Hugo R. Ensslin barman del Hotel Wallick di New York,  inserì nel suo libro del 1916 Recipes for Mixed Drinks l’Aviation. Una ricetta dalla storia travagliata e che negli anni ha subito sostanziali modifiche legate alla mancanza del liquore alla violetta, ma che nella sua versione migliore si prepara in questo modo:

Preparazione / Aviation Cocktail

• 50 ml Dry gin
• 15 ml Maraschino
• 7,5 ml Creme de violette
• 15 ml Succo fresco di limone

Preparato nello shaker, servito in una coppetta da cocktail ghiacciata e decorato con una ciliegina al maraschino.

Un classico del mondo dei cocktail, dall’intramontabile eleganza che unisce alla base asciutta e botanica del gin, la morbidezza del Maraschino e sapori citrici e floreali. 

Il nome è dovuto al colore dato dal liquore alla violetta che conferisce al drink la tonalità del cielo, quando i viaggi in aereo erano un lusso e una affermazione di modernità.

In conclusione quando si parla di futuro mi piace pensare al modo in cui si guardano le cose, direi che il domani  è un’attitudine.