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La confessione choc di Daniele Rezza: ho rapinato Manuel Mastrapasqua senza motivo, ho distrutto due famiglie

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Ha raccontato di essere uscito di casa senza avere alcuna intenzione di uccidere e che quando ha incrociato quell’uomo al buio, “ho pensato di commettere una rapina. Volevo soldi, qualsiasi cosa. Avevo bevuto parecchio ma non ho fumato”. E’ in sostanza un passaggio dell’interrogatorio di Daniele Rezza, il 19enne che ha confessato di aver ucciso con una coltellata, dopo avergli strappato le cuffiette wireless, Manuel Mastrapasqua, il 31enne che nella notte tra giovedì e venerdì scorso, ha incrociato per strada e senza un perchè ha aggredito a morte. Il giovane, con altri due processi alle spalle, tra cui quello che si celebrerà domani al Tribunale dei Minorenni per il furto di un motorino, rubato quando aveva 17anni, rimarrà nella sua cella a San Vittore. Lo ha deciso il gip Domenico Santoro che, accogliendo la richiesta della Procura di Milano, ha convalidato il fermo e disposto il carcere, ritenendo sussistano il pericolo di fuga e di reiterazione del reato.

Il provvedimento del giudice, che non è una sorpresa, è stato depositato oggi pomeriggio dopo il faccia a faccia di stamane, durato un’ora e mezza circa in cui, come ha spiegato Maurizio Ferrari, il suo ormai ex difensore che ha revocato il mandato, ha “ricostruito tutto nel dettaglio”, senza però fornire “alcuna motivazione alla sua improvvisa idea di rapinare” Manuel al quale non voleva togliere la vita. Invece, come ha confidato al legale, due giorni fa, nell’immediatezza del fermo aveva detto: “ho distrutto due famiglie”. Quella del 31enne con la madre Angela che non nasconde il dolore misto a rabbia, e la sua. Sui suoi genitori, ora ‘vigilati’ dalle forze dell’ordina a causa della loro sovraesposizione, si stanno addensando interrogativi anche se non risulta siano indagati. Ci si chiede perchè, la mattina dopo, quando lui ha raccontato di avere accoltellato una persona ma di “non averla vista cadere nè di aver visto il sangue”, non gli hanno creduto e non lo hanno portato a costituirsi.

“E’ stato un dire e non dire – ha precisato il legale -. Già in passato aveva detto di aver fatto determinate cose per poi affermare che non era vero” nulla. Inoltre si allungano le ombre sul padre che non solo ha gettato via le cuffiette rubate e poi ritrovate dai carabinieri, ma ha anche accompagnato il figlio alla stazione ferroviaria di Pieve Emanuele favorendo la sua quasi impossibile fuga verso la Francia. Quando alla stazione di Alessandria, è stato notato e fermato dagli agenti della Polfer per il suo vagare in modo sospetto, ed ha confessato l’omicidio, aveva in tasca solamente 10 euro e nessun indumento di ricambio. Stamane, come ha riferito il legale, ha “ribadito quanto ha già detto al pm l’altro ieri”.

Ha ripetuto di essere uscito di casa perchè era nervoso, aveva bevuto ma non fumato cannabis. In mano, come si vede nel filmato delle telecamere, aveva un coltello – non ancora trovato – per difendersi da eventuali aggressioni, visto che Rozzano non è molto sicura. Dopo di che incrocia Manuel che rientrava dal lavoro e che si stava scambiando messaggi vocali con la sua fidanzata: “Gli ho puntato il coltello e gli ho detto di darmi qualcosa. Lui mi ha risposto: Ma cosa vuoi?!. Gli ho strappato le cuffie che aveva al collo, lui ha cercato di riprenderle, mi ha colpito con una manata in faccia. A quel punto ho estratto il coltello e gli ho dato una coltellata. Poi sono scappato e sono anche caduto”. Poco dopo Manuel è morto.

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Appalti a Salerno, indagato il consigliere regionale Luca Cascone

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A meno di due settimane dall’arresto del presidente della Provincia di Salerno Franco Alfieri, esponente di punta del Pd campano, la Guardia di Finanza sferra un altro colpo perquisendo gli uffici del consigliere regionale salernitano Luca Cascone (nella foto in evidenza), eletto con la lista De Luca presidente. Turbata libertà degli incanti in concorso e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente le ipotesi di reato contestate a Cascone ed altri cinque indagati – funzionari pubblici e imprenditori – nell’ambito di una indagine della procura di Salerno che riguarda in particolare tre appalti banditi dalla Provincia.

Sei gli indagati: oltre Cascone – 50 anni – sono finiti sotto inchiesta e perquisiti anche Andrea Campanile (27 anni), componente dello staff del sindaco di Capaccio-Paestum Franco Alfieri; Angelo Michele Lizio (67), direttore settore viabilità della Provincia di Salerno; Nicola Aulisio (52), dirigente della società della Cogea Impresit; Federica Turi (38), responsabile dell’area manutenzione del comune di Capaccio e Giovanni Vito Bello (64), responsabile dell’area Lavori pubblici del comune di Capaccio.

In questo filone d’inchiesta, gli appalti nel mirino degli inquirenti della Procura e della Guardia di Finanza di Salerno sono tre: la realizzazione della superstrada Fondovalle Calore, per oltre 32 milioni di euro, destinata a mettere in collegamento diversi centri urbani tra cui anche il comune di Capaccio-Paestum; la realizzazione della strada denominata “Aversana” (per una somma iniziale di oltre 19 milioni di euro via via aumentata in maniera consistente) e la costruzione del cosiddetto “sottopasso” a Ogliastro Cilento (Salerno).

Il procedimento, oggetto di numerose perquisizioni, è uno sviluppo dell’inchiesta sugli appalti al comune di Capaccio-Paestum sfociata nelle scorse settimane in sei misure cautelari una delle quali a carico del sindaco di Capaccio e presidente della Provincia di Salerno Franco Alfieri, sospeso da entrambe le cariche, e che secondo gli inquirenti si sarebbe adoperato per pilotare l’iter amministrativo delle commesse al fine di ottenere un tornaconto di natura personale pur non avendone titolo.

“Fiducia assoluta che tutto ciò si chiarirà al più presto perché – scrive il consigliere regionale Cascone sui social – nonostante ci sia chi specula su tutto, sono sereno, anzi serenissimo, io sono una persona perbene. Totale fiducia nell’attività degli inquirenti e della magistratura. Il mio unico pensiero va alla mia famiglia – aggiunge – cui mio malgrado creo preoccupazioni di cui si farebbe volentieri a meno”.

All’attacco l’opposizione in Regione con il capogruppo della Lega Severino Nappi: “Le persone coinvolte in queste molteplici inchieste – sottolinea – avranno certamente modo di chiarire la loro posizione. Resta però il tema di fondo di un sistema di potere che noi denunciamo da anni e che è potuto andare avanti soltanto con la connivenza silenziosa e la cooperazione delle sinistre, a cominciare dal Pd”.

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Coldiretti, nei campi italiani mancano 100mila lavoratori

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Nei campi italiani mancano 100mila lavoratori per garantire la raccolta dei prodotti e la lavorazione dei terreni, ma anche le attività di trasformazione e quelle più specialistiche, con il rischio di minare la sovranità alimentare del Paese in un momento di forti tensioni internazionali. A denunciarlo è Coldiretti in occasione dell’incontro sul lavoro in agricoltura a Palazzo Rospigliosi a Roma.

Le imprese che assumono dipendenti in agricoltura, secondo l’organizzazione agricola, sono oltre 185.000 ed occupano circa 1 milione di lavoratori, per oltre 120 milioni di giornate di lavoro, di cui circa 1/3 è rappresentato da occupati provenienti da altri Paesi, con rumeni, indiani, marocchini, albanesi e senegalesi in testa alla classifica delle nazionalità più presenti. Una presenza importante – commenta Coldiretti – che non basta però a coprire le necessità delle imprese agricole, anche per alcune lacune nell’attuale normativa, a partire dal meccanismo del click day, con poche quote e non tempestive rispetto alle esigenze di stagionalità del settore agricolo.

Capita spesso, infatti, che il lavoratore – sottolinea l’organizzazione – arrivi quando le attività di raccolta per le quali era stato chiamato sono già terminate. Per superare le attuali difficoltà occorre – sostiene Coldiretti – passare ad una gestione diretta e controllata dei flussi migratori e le ultime modifiche introdotte alla normativa sul decreto flussi rappresentano un passo importante verso la semplificazione e il rispetto dei tempi di ingresso dei lavoratori, che vanno ora implementate con un maggiore coinvolgimento delle associazioni datoriali e dei consolati. In questo modo sarebbe più facile anche far emergere situazioni di sfruttamento lavorativo e caporalato.

In tale ottica – rileva l’organizzazione – serve anche potenziare la Rete del lavoro agricolo di qualità attraverso sistemi di premialità per le imprese che vi aderiscono e rendendo sempre più efficienti i servizi sul territorio per far incontrare domanda e offerta, con il coinvolgimento delle realtà locali e, soprattutto, degli enti bilaterali agricoli territoriali. Coldiretti denuncia infine la grave carenza di lavoratori che rischia di limitare fortemente la crescita dell’industria alimentare italiana con oltre 60.000 figure professionali da individuare nei prossimi 5 anni.

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Body shaming su social, sindaca di Latina ‘denuncerò’

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“Continuano le offese social sul mio aspetto fisico. Mi riservo di adire le vie legali” .Lo sottolinea, in una nota, la sindaca di Latina Matilde Celentano. “E’ intollerabile – prosegue la sindaca – che debba essere giudicata non per l’operato che attiene alla funzione di sindaco, ma per il sospetto di ricorrere alla chirurgia estetica. Sono consapevole di essere un personaggio pubblico e mi prendo anche le critiche, ma deve finire questo attacco alle donne che fanno ricorso ad interventi migliorativi della propria estetica, dietro i quali ci potrebbero essere problemi psicologici e di salute”.

“Ho già chiarito pubblicamente i motivi per i quali il mio fisico ha subito modifiche transitorie, dovute alle terapie a cui mi sono sottoposta per la cura di un tumore, ma in ogni caso – prosegue Celentano – anche qualora fossi ricorsa a interventi di chirurgia estetica, nessuno ha il diritto di giudicare non soltanto me ma tutte le donne che avessero fatto scelte simili. Lo trovo un attacco becero e irrispettoso della persona”. “La derisione del corpo e la discriminazione di una persona per il suo aspetto fisico sono configurabili nel body shaming. Una pratica che va fortemente condannata. In queste ore, ho trovato scritto sui social commenti di questo genere: ‘Io l’ho incontrata una sera a cena e vi assicuro che adesso è tutta rifatta in viso, ecco i soldi che fine fanno. Ride, sti politici è tutto un magna magna’. E ancora: ‘Le labbra a canotto no’. E poi altri insulti ricevuti nella giornata di ieri che si aggiungono a quelli dei mesi passati subiti durante la malattia. Ce ne è abbastanza per indurre chiunque a reagire facendo ricorso alle vie legali” conclude la sindaca di Latina.

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