Cominciamo con una banalità: un delinquente è tale perché delinque. Quelle idiozie sociologico-politiche sull’istinto criminale dell’immigrato o del povero o dell’analfabeta vanno bene per la propaganda elettorale. Le carceri sono purtroppo zeppe anche di laureati, italiani e benestanti. Aggiungiamo un’altra banalità: se la pena è efficace ed è effettiva, previene, di fatto, la commissione di nuovi reati. E infine ma non per ultimo, ribadiamo un’altra cosa di immediata comprensione per tutti, nel senso che non bisogna essere un magistrato o un avvocato per capirla: un sistema sanzionatorio basato sull’effettività e sull’efficacia della pena elimina la sensazione d’impunità e dissuade il potenziale delinquente dal delinquere. Se io so che quando commetto un reato è facile che mi becchino. Se io so che se mi beccano, in poco tempo mi processano (con tutti i crismi e i miei diritti di difesa, per carità di Dio) e se ne ricorrono le condizioni mi condannano. Poi, devo sapere anche che affinché le norme penali non siano una barzelletta, non è tanto importante la severità, quanto la certezza della pena. Che cosa significano in Italia queste tre parole? Certezza della pena nel Paese delle tante leggi che in generale non vengono osservate, è diventata una barzelletta. Nel senso che tutti ne parliamo, solo per farci due risate.
Giovanni Salvi. In questa foto il Procuratore Generale presso la Corte Suprema di Cassazione stringe la mano al Presidente della Repubblica
La certezza della pena non intacca il “garantismo”, perché quando lo Stato condanna un reo non lo fa per “vendetta” ma per giustizia, per applicare la pena per i colpevoli, individuati in punta di diritto e secondo procedure di massimo garantismo. Anzi, forse in Italia v’è un eccesso. Ma va bene così. La certezza della pena, in Italia, “è messa in crisi” (scrivono i migliori giuristi), io sostengo è una presa in giro, da indulti o amnistie preparati e approvati “perché le carceri sono sovraffollate”. Sfido chiunque a ricordarci quante volte negli ultimi venti anni, con la scusa del sovraffollamento dei penitenziari i membri del Parlamento, organo sovrano per eccellenza, son stati costretti ad alzare la mano o ad infilare la tessera nella feritoia del loro scanno per votare provvedimenti di indulto, amnistia o altre forme più subdole di “liberi tutti”. L’importante è sempre svuotare le celle dei penitenziari d’Italia quando i boss delle quattro sorelle di mafia decidono che non si sta più bene; che le carceri italiane sono disumane; che i detenuti non hanno abbastanza spazio; che sono in troppi; che bisogna evitare le rivolte ed altre cose che non sto a ricordare perchè tanto tutti le conoscete. Questi provvedimenti, come sanno almeno i magistrati che si occupano di reprimere reati e giudicare rei, contraddicono la certezza della pena, fanno crollare l’architrave del sistema sanzionatorio.
Stiamo attraversando l’ennesima sceneggiata per liberare detenuti, imbastendo la finzione dello Stato magnanimo verso chi ha sbagliato in un momento difficile per il Paese. Siamo alle solite. Hai voglia di spiegare che la pena non deve essere eccezionale, deve essere semplicemente la pena prevista dalle leggi penali in vigore. Dice: ma perchè tutto questo “paraustiello”? Perchè siamo in prossimità dell’ennesimo provvedimento svuotacarceri e questa volta sarà fatto dalla classe politica con la collaborazione persino di magistrati che dimenticano alcune parole d’ordine oltre che la cultura giuridica che avevano imparato sui manuali di diritto.
In queste ore (dopo rivolte in tutte le carceri, 14 morti ammazzati, evasioni di massa, danni per milioni di euro alle strutture), c’è un magistrato che dice al quotidiano Repubblica che “il problema non è la certezza della pena, ma l’emergenza Covid-19”. Avete letto bene. Come se uno dovesse per forza scegliere: che vuoi l’emergenza Covid o far uscire i detenuti che si rivoltano nelle carceri? E dunque davanti a questo dilemma epocale, evidentemente molti di noi sceglierebbero di svuotare le carceri.
Giuseppe Cascini, già pubblico ministero a Roma, oggi consigliere al Csm per l’Area di sinistra propone che escano dalle carceri al più presto tutti coloro che devono scontare ancora tre anni di pena. E che non entri neppure in cella chi è stato condannato a 4 anni ed è in attesa dell’esecuzione. Con buona pace per la certezza della pena e senza nessuna considerazione per chi magari ha subito reati d’ogni genere da chi, secondo il lodo Cascini, deve uscire dalle celle o comunque non ci deve entrare stante l’epidemia da Covid-19. Insomma l’Italia dovrebbe fare scelte coraggiose che altri Paesi dal pedigree democratico immacolato hanno già fatto come la Libia, la Turchia, l’Iran, l’Indonesia. Per Cascini “le scarcerazioni sono necessarie e anche urgenti. Siamo di fronte a un’emergenza e quindi servono rimedi straordinari. Ci sono circa 20mila detenuti che scontano una pena inferiore a tre anni per reati non gravi. Dovrebbero essere tutti collocati automaticamente in detenzione domiciliare almeno fino a quando dura l’emergenza”. Dunque per questo magistrato “il problema non è la certezza della pena” quando c’è il covid 19 in giro? Meglio mandare a casa migliaia di detenuti. Agli arresti domiciliari, niente braccialetti elettronici. “Vanno mesi ai domiciliari col divieto di uscire. Non credo ci sia bisogno di braccialetti in un momento in cui quasi tutti stanno a casa, e le città sono presidiate dalle forze di polizia. Semmai mi sentirei di proporre pene elevate per chi dovesse evadere dai domiciliari, perché non solo si sottrae alla pena, ma mette a rischio la salute pubblica” dice Cascini a Repubblica.
Il governo lunedì 6 aprile dovrebbe inserire un emendamento al decreto Cura Italia per mandate ai domiciliari solo chi deve scontare sei mesi come già stabilisce il decreto del 17 marzo; chi ha di fronte ancora da sei a 12 mesi ottiene i domiciliari previo via libera del magistrato di sorveglianza che valuta l’eventuale rischio di reiterazione del reato e comunque la concessione della misura anche se non dovesse essere ancora disponibile il braccialetto. Oltre i 12 mesi il braccialetto è obbligatorio. Per il consigliere del Csm Cascini le misure del Governo sono insufficienti. A Cascini fa eco addirittura il Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi. È “concreto e attuale il rischio epidemico” nelle carceri e “occorre dunque incentivare la decisione di misure alternative” per “alleggerire la pressione”. “Mai come in questo periodo – spiega Salvi – va ricordato che nel nostro sistema il carcere costituisce l’extrema ratio” e deve rimanerci solo chi è pericoloso o ha commesso reati da ‘codice rosso’. Secondo Salvi, “occorre dunque incentivare la decisione di misure alternative idonee ad alleggerire la pressione dalle presenze non necessarie in carcere: ciò limitatamente ai delitti che fuoriescono dal perimetro predittivo di pericolosità e con l’ulteriore necessaria eccezione legata ai reati da “codice rosso””. Il rischio del contagio da Coronavirus, aggiunge Salvi, “non lascia tempo per sviluppare accertamenti personalizzati, e può in molti casi rappresentare ‘l’oggettivizzazione’ della situazione di inapplicabilità della custodia in carcere a tutela della salute pubblica, in base ai medesimi criteri dettati per la popolazione al fine di contrastare la diffusione del virus”. Chissà che cosa ne pensano i due magistrati, Cascini e Salvi della scarcerazione di un pericoloso boss calabrese, Vincenzino Iannazzo. Il signor Iannazzo è a forte rischio di infezione da Covid-19 “per caratteristiche di genere (maschile), per età (65 anni), deficit immunitario da terapia cronica antirigetto per trapianto” e per la presenza di altre patologie. Per questa ragione, e visto che si trova ristretto nel carcere di Spoleto, in Umbria, sede “particolarmente esposta”, la seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha accolto la richiesta dei suoi avvocati e ha sostituito nei confronti di Vincenzino Iannazzo la misura degli arresti in carcere con quella dei domiciliari.
Giornalista. Ho lavorato in Rai (Rai 1 e Rai 2) a "Cronache in Diretta", “Frontiere", "Uno Mattina" e "Più o Meno". Ho scritto per Panorama ed Economy, magazines del gruppo Mondadori. Sono stato caporedattore e tra i fondatori assieme al direttore Emilio Carelli e altri di Sky tg24. Ho scritto libri: "Monnezza di Stato", "Monnezzopoli", "i sogni dei bimbi di Scampia" e "La mafia è buona". Ho vinto il premio Siani, il premio cronista dell'anno e il premio Caponnetto.
Un bambino di 8 anni è morto nello scontro tra due auto su una strada vicino al cimitero di Oleggio (NOVARA), il fratello di 4 anni è stato portato in ospedale di NOVARA in codice rosso. Ferita anche la nonna due bambini, che era alla guida: è stata portata in codice giallo all’ospedale di Borgomanero (NOVARA. Lievi ferite per le due persone a bordo dell’altra auto.
Il freddo con il termometro sceso sotto lo zero, la neve e le raffiche di vento che hanno raggiunto i 150 chilometri all’ora e causato mareggiate con onde alte 8 metri stanno sferzando buona parte dell’Italia nelle ultime ore. Ma non durerà ancora molto, nel fine settimana infatti è atteso un miglioramento. Nelle province toscane è stata una notte di interventi quella appena trascorsa, con raffiche di Libeccio fino a 150km/h sui crinali dell’Appennino Tosco-Emiliano e fino a 63 nodi sulla costa livornese, e onde a Gorgona di 8 metri e di 6 all’Elba. Strade allagate a causa della pioggia nel Pistoiese, tra le aree più colpite e dove si sono registrati anche black out. Tanti gli interventi per alberi e rami caduti a causa del vento che ha scoperchiato anche due stabili in provincia di Lucca, a Montecarlo e Borgo a Mozzano, con 22 evacuati.
Stop per il vento ai traghetti per l’Elba e Capraia, rallentata in generale l’operatività del porto di Livorno. Stop anche alla linea ferroviaria Faentina per circa due ore stamani dalle 6 alle 8.15 per rami caduti in prossimità dei binari. Intanto “i tecnici Enel stanno intervenendo per risolvere le circa 3.000 utenze senza corrente tra Massa Carrara, Lucca, Prato, Pistoia, Firenze e Livorno, oltre agli interventi in corso per cadute di alberi e allagamenti localizzati” scrive sui social il governatore toscano Eugenio Giani.
Il maltempo rende anche oggi molto difficili i collegamenti marittimi nel golfo di Napoli dove, da stanotte, soffia un vento forte di Ponente. Fermi dunque nei porti tutti gli aliscafi e cancellate le relative corse programmate da Napoli Molo Beverello da e per i porti di Forio, Casamicciola, Ischia Porto e Procida così come quelli da Pozzuoli per Procida. Le due isole restano attualmente collegate solo da pochi collegamenti operati coi traghetti. L’Alto Adige questa mattina si è svegliato imbiancato. In val Ridanna sono caduti 20 centimetri di neve, nelle altri valli (da Resia fino in Pusteria) tra i 10 e i 15 centimetri. Una ‘spolverata’ di neve, inconsueta per questo periodo della stagione, è arrivata anche a Bolzano.
La neve è arrivata anche su buona parte della Lombardia e ha coinvolto anche a basse quote le province di Sondrio, Varese, Lecco, Como, Milano, Brescia e Bergamo. A Milano città, dopo il nevischio di ieri sera, oggi spende il sole. In Valtellina e Valchiavenna sono scesi tra i 15 e i 25 centimetri di neve. Tutti innevati e percorribili in auto solo con le catene montate i passi alpini rimasti aperti. Anche in Valchiavenna oggi è tornato il bel tempo ma c’è già un’allerta gialla della Protezione civile per vento forte. Danni e disagi nella notte a causa del vento che ha soffiato forte nelle Marche, causando in particolare la caduta di alberi su strade e problemi a linee elettriche.
Nottata di burrasca sulla costa spezzina con venti oltre i 100 km/h che hanno obbligato i Vigili del Fuoco a un superlavoro per gestire crolli di piante, tetti scoperchiati e cornicioni pericolanti oltre a un container finito in mare. Il forte peggioramento delle condizioni meteo a Taranto, che dalle prime ore della giornata è sferzata da violente raffiche di vento superiori ai 60 km/h ha indotto il sindaco, Rinaldo Melucci, a firmare un’ordinanza per la chiusura immediata di giardini, parchi e cimiteri, a rinviare le iniziative per il Natale e ad attivare il Centro Operativo Comunale, l’organo di gestione delle emergenze. L’accensione delle luminarie e l’inaugurazione della pista di pattinaggio sul ghiaccio sono state rinviate a domani.
Sospendere gli sfratti durante il Giubileo, a partire da quelli per ‘morosità incolpevole’ ossia legati alle difficoltà nel pagare l’affitto. A lanciare la moratoria per l’Anno Santo sono la Caritas di Roma e la Diocesi, nel giorno in cui è stato presentato il nuovo rapporto sulla povertà nella capitale.
“Ci piacerebbe promuovere una moratoria affinché nel Giubileo non vi siano sfratti”, ha detto il Vicario per la città, mons. Baldo Reina. Un appello subito accolto dalle istituzioni locali. “Mi farò portavoce nei confronti del governo perché penso sia giusto che nel Giubileo si vari una moratoria straordinaria sugli sfratti” ha assicurato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ricordando che era già stato fatto durante il Covid e che è necessario un “atto normativo”. Sulla stessa linea il presidente della Regione Francesco Rocca. “Sosterrò già dal prossimo Tavolo sul Giubileo questa istanza” ha detto il governatore sottolineando: “Il prefetto è un uomo di grandissimo equilibrio e attenzione sappiamo per certo che intere aree di edilizia residenziale pubblica sono in mano alla criminalità mentre ci sono persone fragili”. E in tal senso ha annunciato che sono in arrivo risorse per il sostegno all’affitto e per il contrasto alla povertà alimentare.
“Nei prossimi giorni, siamo in fase di legge di bilancio e stabilità, ci saranno misure interessanti” ha promesso Rocca. Un impegno apprezzato dal sindaco Gualtieri che ha definito l’ipotesi del contributo regionale “molto positiva”. Di diverso avviso sulla moratoria per gli sfratti il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri: “La proprietà privata non si tocca ed il proprietario di un immobile è giusto che possa agire, sempre, per garantire il suo bene – ha tuonato -. Se Gualtieri si fa garante delle occupazioni illegali, noi ci facciamo portavoce, come sempre, della tutela della proprietà privata”.
Intanto dal VII rapporto della Caritas di Roma, una lettura della città dal punto di vista dei poveri, emerge che la quota di persone a rischio di povertà nella capitale è del 12,7%. Lo scorso anno c’è stato un aumento del 21% delle persone accolte nelle tre mense sociali. Complessivamente gli ‘ospiti’ sono stati 11.124, con 322.058 pasti distribuiti in convenzione con Roma Capitale. Otto su dieci sono uomini. In crescita anche le persone che si sono rivolte ai centri di ascolto (3 quelli diocesani e 201 nelle parrocchie). Sono state accolte in tutto 13.162 persone, segnando un +12% rispetto al 2022 e superiori a quelle incontrate durante l’emergenza Covid. A chiedere aiuto continuano a essere prevalentemente le donne, il 60% del totale. A pesare, secondo la Caritas, anche il “progressivo venire meno del Reddito di cittadinanza e l’istituzione dell’Assegno di inclusione e del Supporto alla formazione, misure che solo in parte hanno sostituito i trasferimenti che ricevevano le famiglie più povere”.
“Abbiamo bisogno di metterci in ascolto” ha detto il vicario generale per la diocesi di Roma, Baldo Reina che, riguardo al recente appello del Papa ai parroci ad offrire spazi ai poveri, ha annunciato: “La settimana prossima incontreremo i superiori degli istituti religiosi e i 36 parroci prefetti per metterci all’opera”. Tra le proposte concrete per il Giubileo quella di “arrivare a 100 parrocchie che forniscono il doposcuola” ha spiegato il direttore della Caritas di Roma, Giustino Trincia, che è intervenuto anche sulla questione delle tensostrutture pensate per offrire accoglienza ai senza fissa dimora. “La polemica mi sembra un po’ campata in aria. E’ chiaro che non è soluzione ma nel frattempo queste persone stanno nelle tende. In questa fase che facciamo?” ha detto Trincia. Dal canto suo Gualtieri ha assicurato: “Le tensostrutture si faranno tutte e quattro. Si sta procedendo secondo i piani e saranno pronte per il Giubileo”.