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Khamenei riappare ma l’Iran prepara la successione

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Ali Khamenei riappare sulla scena dopo che da giorni si rincorrevano voci su una sua grave malattia o addirittura sulla sua possibile morte, mentre a Teheran già si discute della sua successione. La Guida suprema della Repubblica islamica si è mostrata in un video dove incontra l’ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani. La prova che il filmato sia abbastanza recente è la tumefazione ancora ben visibile sotto l’occhio del diplomatico che a settembre era rimasto ferito in Libano nelle esplosioni simultanee dei cercapersone in dotazione a molti esponenti di Hezbollah. In assenza di dichiarazioni pubbliche negli ultimi 10 giorni, sui social media si erano diffusi vari messaggi, non confermati e privi di fonti, secondo cui il leader di 85 anni sarebbe stato ricoverato in coma o persino morto.

Non è la prima volta che Khamenei viene dichiarato in fin di vita: circa due anni fa fonti nella cerchia del leader avevano dichiarato al New York Times che era affetto da una grave malattia, prima che la notizia venisse smentita da una nuova apparizione pubblica della Guida suprema. Mentre il filmato pubblicato da Khamenei intende rassicurare sulla sua salute, nella Repubblica islamica sono comunque in corso preparativi per la sua successione. Il 15 novembre l’Assemblea degli Esperti, ovvero l’organo che ha il compito di nominare o eventualmente revocare il potere della Guida Suprema, aveva annunciato di aver selezionato tre persone come possibili successori all’anziano leader.

Secondo quanto dichiarato dall’imam che guida la preghiera del Venerdì a Isfahan, Abolhassan Mahdavi, si tratta di Alireza Arafi, fidato consigliere di Khamenei e parte della stessa Assemblea degli Esperti, Hashem Hosseini Bushehri, capo dell’importante seminario della città di Qom, e Mojtaba Khamenei, uno dei figli dell’ayatollah. Il suo nome circola già da tempo come possibile successore del padre e secondo gli analisti questa sarebbe la scelta più naturale, considerato che negli ultimi 27 anni ha giocato un ruolo dietro le quinte nelle più importanti scelte politiche della Repubblica islamica. E il fatto che abbia recentemente interrotto le sue lezioni di giurisprudenza e abbia iniziato a pubblicare video ufficiali sarebbero segnali della preparazione alla transizione di potere. Nel contesto delle crescenti tensioni tra Iran e Israele, nell’ultima riunione con l’Assemblea degli Esperti all’inizio di novembre, lo stesso Khamenei aveva esortato l’organo a prepararsi a scegliere un suo successore in tempi rapidi, per essere pronti ad avere una nuova Guida suprema nel caso le circostanze lo richiedessero.

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Morte misteriosa di Vladimir Shklyarov: il giallo del primo ballerino del Teatro Marinsky

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La morte di Vladimir Shklyarov, celebre primo ballerino del Teatro Marinsky di San Pietroburgo, ha scosso il mondo della danza e non solo. L’artista, apprezzato per il suo talento e per il suo impegno personale, è morto dopo essere precipitato dal balcone della sua abitazione al quinto piano. Le circostanze della tragedia, avvenuta sabato scorso, sono ancora oggetto di indagini e sollevano molte domande.

Una vita sotto pressione

Secondo quanto riportato dall’agenzia Ria Novosti, Shklyarov stava affrontando un momento molto difficile sia sul piano personale che professionale. Si era recentemente separato dalla moglie, la ballerina Maria Shilinkina, e si sarebbe dovuto sottoporre proprio oggi a una complessa operazione alla spina dorsale a causa di un infortunio che lo costringeva ad assumere potenti antidolorifici.

Il Comitato investigativo di San Pietroburgo ha definito la morte come il risultato di un “incidente”, ma il contesto lascia aperti molti interrogativi, alimentando il mistero sulla tragica scomparsa del ballerino.

Le parole contro la guerra in Ucraina

Shklyarov non era solo un artista straordinario, ma anche una voce per la pace. In un messaggio pubblico, il ballerino aveva espresso la sua ferma opposizione alla guerra in Ucraina, scrivendo:

“Sono contro la guerra in Ucraina! Sono per le persone, per un cielo di pace sopra le nostre teste! I politici devono essere in grado di negoziare senza sparare e senza uccidere civili; è per questo che sono stati dotati di una lingua e di una testa! Mio nonno si è diplomato in Ucraina con la medaglia d’oro, e la mia bisnonna ha vissuto tutta la sua vita a Kyiv. È impossibile guardare ciò che sta accadendo oggi senza versare lacrime. Voglio danzare… Voglio amare tutti: questo è lo scopo della mia vita… Non voglio guerre né confini.”

Queste parole, profonde e toccanti, risuonano ancora più drammaticamente dopo la sua morte, suscitando dubbi e riflessioni sulle pressioni e sulle difficoltà che Shklyarov potrebbe aver affrontato nella sua vita privata e professionale.

Il percorso di un talento straordinario

Nato a Leningrado (oggi San Pietroburgo) nel 1985, Shklyarov si era diplomato all’Accademia Vagonova del Balletto Russo, una delle più prestigiose al mondo. Subito dopo il diploma, era entrato a far parte della compagnia del Teatro Marinsky, dove nel 2011 era diventato primo ballerino.

Durante la sua carriera, Shklyarov ha incantato il pubblico con la sua tecnica impeccabile e il suo carisma scenico, diventando una delle figure più rappresentative del balletto russo contemporaneo.

Un mistero che lascia domande aperte

La tragica scomparsa di Vladimir Shklyarov rappresenta una perdita incolmabile per il mondo della danza. Sebbene le autorità abbiano parlato di incidente, il contesto in cui è avvenuta la sua morte, unito ai recenti eventi della sua vita, lascia aperte molte domande.

La morte di Shklyarov è un monito su quanto siano importanti la salute mentale, il supporto umano e la serenità per chi vive sotto i riflettori. La sua vita e il suo talento resteranno un’ispirazione per generazioni di artisti, ma il mistero sulla sua tragica fine richiede ulteriori chiarimenti per onorarne appieno la memoria.

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Massiccio raid russo,120 missili. Svolta Usa sugli Atacms

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Negli ‘Intoccabili’ Al Capone, interpretato da Robert De Niro, in apertura del film ai giornalisti raccontava che, dov’era cresciuto lui, si otteneva molto di più con “una parola gentile e una pistola” che solo con una parola gentile. Ecco, Vladimir Putin è un po’ così. Scholz non ha fatto in tempo ad abbassare la cornetta – “il presidente ha più volte affermato di essere aperto al dialogo” ha ribadito oggi il Cremlino – che sull’Ucraina sono piovuti 120 missili e 90 droni.

L’attacco, uno dei più massicci, ha causato ingenti danni alle infrastrutture energetiche e almeno 10 vittime anche nelle zone occidentali del Paese tanto che la Polonia ha fatto decollare i caccia a scopo precauzionale. Si è superato il limite per Joe Biden che, dopo mesi di rifiuti e a due mesi dall’insediamento di Trump, ha autorizzato Kiev a usare i missili a lungo raggio americani Atacms, con una gittata fino a 300 chilometri, per colpire in Russia. Secondo i funzionari Usa le armi probabilmente saranno dispiegate all’inizio contro le truppe russe e nordcoreane in difesa delle forze ucraine nelle regione di Kursk.

L’Ucraina prevede di condurre i suoi primi attacchi a lungo raggio nei prossimi giorni, senza però rivelare dettagli per motivi di sicurezza operativa. Putin aveva messo in guardia a settembre sull’autorizzazione all’uso di Atacm spiegando che Mosca lo considererebbe come una “partecipazione diretta” dei Paesi della Nato alla guerra in Ucraina. Ma la decisione di Biden non piace neanche ai fedelissimi di Trump: “Un’escalation prima di lasciare” la presidenza, attacca su X il repubblicano Richard Grenell.

“Siamo stati colpiti da uno dei raid più potenti di sempre”, ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino, Andryi Sybiha, una volta analizzata la situazione (il bilancio finale parla di almeno 10 civili morti e circa 19 feriti in diverse regioni). Secondo il ministro dell’Energia Herman Halushchenko, Mosca ha preso di mira “la produzione di energia e la rete di trasmissione in tutta l’Ucraina”, facendo scattare interruzioni di emergenza in varie regioni, con black-out previsti anche nei prossimi giorni. Il ministero della Difesa russo ha precisato di aver preso di mira “le infrastrutture energetiche ucraine che alimentano l’operatività del complesso militare-industriale e le imprese che fabbricano mezzi bellici” nonché “gli aeroporti militari e gli impianti di produzione di gas”.

“I terroristi russi – ha accusato Volodymyr Zelensky – hanno utilizzato droni di vario tipo, in particolare gli Shahed, ma anche missili da crociera, balistici e ipersonici, come gli Iskander, Zirkon e Kinzhal”. “Le nostre forze di difesa hanno distrutto più di 140 obiettivi e siamo grati alla nostra aviazione – piloti di F-16, Sukhoi e MiG – e ai gruppi di fuoco mobili, alle unità di guerra elettronica: tutti hanno lavorato in modo organizzato”, ha dichiarato Zelensky. Ma non è bastato a neutralizzare del tutto l’assalto. La portata dell’attacco fa alzare l’allerta anche all’Aiea: “I massicci raid russi in tutto il paese mettono ulteriormente sotto pressione la sicurezza nucleare”, avverte Rafael Grossi.

La svolta americana potrebbe, se non cambiare l’esito del conflitto, dare un chiaro segnale a Putin e ai suoi alleati, a partire dalla Corea del Nord. Anche perché, mette in guardia Bloomberg, la Corea del Nord potrebbe inviare fino a 100.000 soldati per aiutare la Russia, se l’alleanza fra Mosca e Pyongyang continuerà a crescere. Il tema sarà in parte al centro dell’incontro a Rio fra il cancelliere tedesco e il presidente cinese Xi Jinping. Olaf Scholz farà pressione sul leader cinese affinché usi la sua influenza per evitare un’ulteriore escalation della guerra.

Preghiere che sinora non hanno sortito un gran effetto. Anzi. L’Ue ha fornito ai Paesi membri prove “credibili” che in Cina opera una fabbrica di droni di tipo militare di proprietà di una compagnia russa (l’Almaz-Antey), sebbene non sia ancora del tutto chiaro se i droni siano stati già usati in Ucraina.

Si tratta ad ogni modo di uno sviluppo preoccupante e sarà oggetto di discussione domani al Consiglio Affari Esteri di Bruxelles, con alcune capitali che chiedono già “conseguenze” attraverso “l’intero arco di strumenti a disposizione”. E se i grandi della terra si vedono a Rio per il G20, l’opposizione russa è invece scesa in piazza Berlino. Guidati dalla vedova di Alexei Navalny, Yulia Navalnaya, circa 2.000 sostenitori hanno sfilato per le strade della capitale tedesca – dove vivono in esilio molti attivisti – nonostante il cielo scuro, scandendo ‘No alla guerra’ e ‘Russia senza Putin’, terminando il corteo davanti all’ambasciata russa.

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Media, Hezbollah accetta proposta Usa di cessate il fuoco

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La risposta di Hezbollah alla bozza di accordo di cessate il fuoco con Israele, presentata dagli Stati Uniti, è stata “si, ma” e i negoziati continuano per chiudere i punti rimasti in sospeso. Lo riferisce il corrispondente di Axios dagli Usa dopo che la tv libanese Lbci ha detto che il Libano ha infpormato l’amministrazione Biden che Hezbollah ha dato una risposta positiva alla proposta di tregua con Israele.

Secondo la tv libanese Lbci, inoltre, l’inviato americano Amos Hochstein dovrebbe arrivare a Beirut martedì per riesaminare alcuni termini della proposta per assicurarsi che siano in linea con la Costituzione libanese, e recarsi poi in Israele.

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