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Esteri

Kamala Harris conquista la nomination dem, ‘un onore’

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Kamala Harris agguanta la nomination democratica ed entra nella storia come la prima donna afroamericana e di origini indiane a essere candidata alla presidenza. “Sono onorata, abbiamo molto lavoro da fare”, ha detto a caldo la vicepresidente dopo essersi assicurata i voti dei delegati necessari per l’incoronazione. Le procedure di voto virtuale sono iniziate giovedì e già più di 2.350 delegati hanno votato per Harris, regalandole così la maggioranza necessaria per la storica candidatura.

“Il fatto che possiamo dire già oggi, un giorno dopo l’apertura del voto, che la vicepresidente ha superato la soglia necessaria e sarà ufficialmente la nostra candidata la prossima settimana è eccezionale”, ha annunciato il presidente del Democratic National Committee Jamie Harrison. Le votazioni si chiuderanno ufficialmente lunedì alle 18, quando potrebbe essere noto anche il nome del suo vice. Harris incontrerà i finalisti della corsa alla vicepresidenza durante il fine settimana.

Solo successivamente, secondo indiscrezioni, annuncerà la sua scelta. In pole position per l’incarico c’è il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, nei confronti del quale comunque molti democratici nutrono dubbi. Ebreo praticante – secondo i critici – potrebbe alienare il voto dei progressisti e dei gruppi pro-palestinesi, rendendo così ancora più in salita la strada per battere Donald Trump e conquistare la Casa Bianca. Nella rosa dei papabili figurano anche i governatori di Minnesota e Kentucky, Tim Walz e Andy Beshear, e il senatore dell’Arizona Mark Kelly.

La scelta del numero due di Harris non sembra, almeno pubblicamente, preoccupare Donald Trump. “Non mi interessa chi sceglieranno, facessero come vogliono”, ha commentato Trump in merito alla selezione del numero due di Harris. “Se scegliesse Shapiro, che è ebreo, perderebbe al sua piccola base palestinese”, ha aggiunto criticando il candidato in pole position e ribadendo la sua popolarità in Medio Oriente.

“Io porterò la pace”, anche se so essere duro con Israele”, ha aggiunto. La campagna dell’ex presidente ha perso slancio da quando Joe Biden si è ritirato, e sta cercando di riorganizzarsi per affrontare la nuova nemica più giovane del presidente. E soprattutto più popolare, come dimostrato dal boom della raccolta fondi: 310 milioni di dollari solo in luglio grazie a donazionI sotto i 200 dollari, soprattutto da parte di insegnanti e infermieri. La cifra stratosferica – la maggiore della storia delle elezioni, secondo la campagna di Harris – è il doppio di quanto raccolto da Trump nello stesso periodo e questo agita i repubblicani, già preoccupati dagli attacchi dell’ex presidente alla sua rivale. Trump l’ha infatti accusata di essere “diventata nera” solo per convenienza mentre in realtà è indiana.

Un commento controverso che lo ha esposto a una valanga di critiche, anche all’interno del suo partito, dove si vuole attaccare Harris sui contenti e non su un tema scivoloso come quello della razza. Continuare sulla strada intrapresa da Trump, è il timore, potrebbe allontanare gli elettori afroamericani e le donne, di cui i repubblicani hanno disperatamente bisogno per conquistare la Casa Bianca.

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Breton: von der Leyen non mi voleva, gestione dubbia

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Il francese Thierry Breton accusa Ursula von der Leyen di aver chiesto a Parigi di sostituire il suo nome nel quadro dei negoziati per la formazione della nuova Commissione Ue. Sviluppi che “testimoniano ulteriormente una governance dubbia” e che lo hanno portato alle dimissioni. “Lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome – per ragioni personali che in nessun caso lei ha discusso con me direttamente – e ha offerto alla Francia, come scambio politico, un portafoglio che sarebbe più influente. Le sarà ora proposto un altro candidato”, si legge nella lettera di dimissioni di Breton indirizzata a von der Leyen.

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Kiev invita Onu e Croce Rossa nella zona occupata del Kursk

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Il nuovo ministro degli Esteri dell’Ucraina, Andriy Sybiha, ha invitato le Nazioni Unite e il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) a visitare la porzione della regione russa di Kursk che le truppe di Kiev occupano. “L’Ucraina è pronta a facilitarne il lavoro ed a provare che rispetta il diritto umanitario internazionale” in quel territorio russo, ha scritto Sybiha su X.

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Comore, il presidente Assoumani accoltellato: è fuori pericolo

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Il presidente delle Comore, Azali Assoumani, è “fuori pericolo” dopo essere stato ferito venerdì in un attacco con coltello da parte di un poliziotto di 24 anni che è stato trovato morto nella sua cella il giorno dopo. Lo rendono noto le autorità dello Stato africano insulare, citate dai media internazionali. L’attentato è avvenuto intorno alle 14 ora locale a Salimani Itsandra, subito a nord della capitale Moroni. “Il presidente sta bene. Non ha problemi di salute, è fuori pericolo. Gli sono stati dati alcuni punti di sutura”, ha detto ieri sera il ministro dell’Energia comoriano Aboubacar Said Anli in una conferenza stampa. Azali è stato aggredito mentre partecipava a un funerale. Il movente dell’attacco non è stato ancora determinato.

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