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Justin Timberlake arrestato, guidava ubriaco

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Justin Timberlake è stato arrestato negli Hamptons, la località di mare per ricchi e famosi vicino New York, perché guidava in evidente stato di ebbrezza. Il cantante di Sexy Back, che ha 43 anni, è stato fermato ieri sera dalla polizia a Sag Harbor e portato in commissariato dopo aver passato una serata a bere e festeggiare con amici all’American Hotel su Main Street. Dopo una notte dietro le sbarre il cantante è stato rilasciato stamattina senza cauzione.

È stato incriminato per guida in stato di ubriachezza e dovrà presentarsi di nuovo in tribunale il 26 giugno, riporta il sito Tmz, secondo cuiTimberlake aveva lasciato la festa poco dopo la mezzanotte e quasi immediatamente non si era fermato a un segnale di stop. Aveva continuato a guidare in modo erratico fino a che la polizia non lo aveva costretto a fermarsi. Gli agenti gli avevano quindi fatto fare un test sul posto per accertarne la padronanza mentale, ma il cantante si era rifiutato di sottoporsi alla prova del palloncino. Erano intervenuti gli amici cercando di convincere i poliziotti a lasciarlo andare, ma le forze dell’ordine erano state irremovibili e lo avevano caricato in manette sulla volante.

In tournee da aprile a sostegno del suo ultimo album Everything I Thought It Was, l’ex musicista di Nsync, a volte soprannominato il Principe del Pop, ha in programma concerti importanti a Manhattan la prossima settimana: dovrebbe cantare martedì e mercoledì al Madison Square Garden prima di proseguire venerdì e sabato allo United Center di Chicago. Quello di ieri è il primo arresto per Timberlake. L’album è il primo dopo il flop di Man of the Woods del 2018 e, quando è uscito in marzo, ha avuto reazioni commerciali e critiche contrastate ma la tournee è stata ovunque uno straordinario successo. Famosa all’inizio del millennio, la stella di Timberlake si è relativamente appannata anche per via del trattamento riservato all’allora compagna Britney Spears e per aver lasciato che Janet Jackson si prendesse tutta la colpa del celebre “malfunzionamento del guardaroba” durante la diretta tv del Super Bowl 2004: la cantante che duettava sul palco con lui restò a seno nudo davanti a 80 milioni di spettatori worldwide.

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L’arresto di Puff Daddy tra abusi, favoreggiamento della prostituzione, traffico sessuale e stupro

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L’industria musicale americana potrebbe trovarsi di fronte a una crisi simile a quella vissuta dal mondo del cinema con il movimento #MeToo, che esplose dopo le denunce contro il produttore Harvey Weinstein. Questa volta, al centro delle accuse, c’è il noto rapper e produttore Sean ‘Diddy’ Combs, conosciuto anche come Puff Daddy o P. Diddy.

Le accuse e l’arresto di Puff Daddy

Sean Combs è stato recentemente arrestato a Manhattan dalle forze dell’ordine, in seguito a diverse denunce presentate dalla sua ex compagna, la cantante Cassie. Le accuse sono gravi e includono abusi sessuali, favoreggiamento della prostituzione, traffico sessuale, e stupro. Il procuratore Damian Williams ha confermato che Combs è stato incriminato per traffico sessuale e associazione a delinquere, aggiungendo che ulteriori dettagli verranno rivelati nelle prossime ore.

I White Party e gli ospiti illustri

A rendere la vicenda ancora più inquietante è il contesto in cui si inseriscono le accuse. I famosi White Party organizzati da Combs, noti per la presenza di personalità di spicco della politica e dello spettacolo, potrebbero essere stati il palcoscenico di attività illecite legate alle accuse mosse contro di lui. Nel corso degli anni, queste feste sono diventate simbolo del potere e dell’influenza di Combs nel mondo dello spettacolo.

L’effetto domino di un possibile nuovo #MeToo

L’arresto di Puff Daddy potrebbe rappresentare solo l’inizio di un nuovo capitolo di accuse e denunce all’interno dell’industria musicale americana. Come accadde nel mondo del cinema, dove il movimento #MeToo portò alla luce decenni di abusi e molestie, il settore musicale rischia ora di affrontare una nuova ondata di scandali.

In attesa di ulteriori sviluppi, l’industria si trova a fare i conti con la possibilità che uno dei suoi protagonisti più noti e influenti possa essere l’epicentro di uno scandalo destinato a scuotere l’intero sistema.

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Naomi Campbell e le spese pazze come fiduciaria della fondazione benefica

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La top model britannica Naomi Campbell è stata interdetta per cinque anni dalla carica di amministratore di un ente di beneficenza in Inghilterra e Galles, dopo che l’associazione per la lotta alla povertà da lei fondata quasi due decenni fa è stata giudicata “mal governata” e con una “gestione finanziaria inadeguata”.

A seguito di un’indagine triennale sulle attività finanziarie di “Fashion for Relief”, la Charity Commission ha dichiarato di aver riscontrato “molteplici casi di cattiva condotta e/o cattiva gestione” e che solo l’8,5% delle spese complessive dell’ente è stato destinato a sovvenzioni di beneficenza in un periodo di sei anni a partire dal 2016. La 54enne ha dichiarato di essere “estremamente preoccupata” dai risultati dell’ente regolatore e che è in corso un’indagine da parte sua.

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Cinque ippopotami muoiono intrappolati nel fango in Namibia

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Cinque ippopotami sono morti intrappolati in una pozza di fango nel nord-est della Namibia, dove il fiume Chobe, al confine con il Botswana, si è prosciugato a causa della siccità: lo ha annunciato il ministero dell’Ambiente. Gli animali facevano parte di un gruppo di 130 ippopotami intrappolati in una pozza adiacente al fiume dall’acqua evaporata, ha precisato il portavoce del ministero Romeo Muyunda.

“Purtroppo, cinque ippopotami sono morti nella regione dello Zambesi. Pensiamo che possano essere morti di fame, ma non escludiamo malattie come l’antrace”, ha aggiunto. Ippopotami e altre specie animali sono rimasti intrappolati in altre due aree della zona, ha continuato, spiegando che si sta scavando un pozzo per salvare gli animali. A maggio la Namibia ha dichiarato lo stato di emergenza a causa della siccità record che ha colpito diversi Paesi dell’Africa meridionale, affamando milioni di persone. Secondo alcune stime, questa siccità è la peggiore che la regione abbia mai registrato nell’ultimo secolo. All’inizio di settembre, la Namibia ha annunciato di aver avviato l’abbattimento di oltre 700 animali selvatici, tra cui 83 elefanti. L’obiettivo del governo è di sfamare la popolazione colpita dalla siccità, alleggerendo al contempo la pressione sui pascoli e sulle risorse idriche minati dall’assenza di acqua.

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