Collegati con noi

Esteri

Johnson contro Corbyn, duello in tv sulla Brexit e su come governare il Paese

Pubblicato

del

La Brexit, ma non solo. La sfida elettorale britannica entra nel vivo, a tre settimane dal voto prenatalizio del 12 dicembre, e sul ring del primo faccia a faccia televisivo della campagna salgono i leader dei due partiti che da un secolo a questa parte si contendono le chiavi di Downing Street: l’istrionico quanto controverso Boris Johnson per i conservatori, il vecchio socialista irriducibile Jeremy Corbyn per i laburisti. L’uno favorito dai sondaggi, con 14-15 punti di vantaggio, e alla ricerca del colpo del ko; l’altro aggrappato alla speranza di una rimonta che farebbe clamore. Ospiti di Itv – in assenza e fra le proteste degli ambiziosi pretendenti al ruolo di terza forza, dai LibDem della giovane europeista Jo Swinson, agli indipendentisti scozzesi anti Brexit di Nicola Sturgeon, ai Verdi, agli euroscettici del Brexit Party di Nigel Farage – due personaggi che piu’ diversi non si potrebbe immaginare. Sullo sfondo di uno scontro all’ultima promessa, animato dai rispettivi cavalli di battaglia. In tono spigliato, facondo, talora irridente il brexiteer Johnson; nei panni piu’ impacciati, ma anche piu’ empatici – almeno verso la platea dei non privilegiati – il paladino della giustizia sociale Corbyn.

La partita si gioca molto sul tentativo aggressivo di BoJo di presentare Corbyn come estremista di sinistra e portabandiera di un ipotetico prossimo governo di coalizione multicolore destinato a prolungare l’incertezza e a ridividere il Regno convocando chissa’ quanti “nuovi referendum”; e quello del capo del Labour – impegnato a cercare affannosamente di risalire la china per impedire quanto meno al rivale di avere il controllo assoluto in un futuro ‘hung Parliament’, se non per scavalcare i Tory quale partito di maggioranza relativa – di mettere il premier sul banco degli imputati per le sue “bugie” e il collateralismo conservatore all’establishment dei “ricchi”. Sulla Brexit, gli orizzonti non s’incontrano. Il primo ministro in carica – forte del “nuovo accordo” di divorzio gia’ suggellato con Bruxelles – chiede la maggioranza per portare a termine “a gennaio”, senza ulteriori “tergiversazioni”, l’uscita dall’Ue. Mentre Corbyn giura di voler a negoziare “entro sei mesi” un taglio piu’ soft dal club dei 27, da sottoporre poi a quel referendum bis che la maggioranza pro Remain del suo partito lo ha convinto a sposare dopo lunghe esitazioni. Ancora piu’ profonde sono tuttavia le distanze fra il resto dei rispettivi programmi e slogan. A incominciare dalla scelta delle priorita’. Corbyn guarda in prima battuta all’economia e al welfare (non senza un tocco di ambientalismo), con ricette improntate al tentativo di rinnovare (o riesumare), in risposta alle crisi e ai malumori di oggi, il modello d’una certa socialdemocrazia radicale del tempo che fu. Un modello illustrato dall’inseparabile John McDonnell, cancelliere dello Scacchiere ombra corbyniano, “non nemico” del business, ma che rivendica apertamente la necessita’ della redistribuzione e di un rilancio del ruolo dello Stato per finanziare le infrastrutture e rinazionalizzare alcuni servizi di base. Con una tassazione chiamata ad “attaccare i piu’ grossolani livelli di ingiustizia sociale nel Paese”, a negare le grandi esenzioni fiscali a colossi del web e industrie del petrolio. E con riforme mirate a “restituire ai lavoratori” fette di controllo nelle imprese. Johnson sventola invece la bandiera della competitivita’, del mercato, delle “pari opportunita’” educative. Ma soprattutto fa leva sul contenimento dell’immigrazione – deciso a equiparare le condizioni dei cittadini Ue a quelli degli extracomunitari dopo la transizione post Brexit – e sulla promessa d’un giro di vite contro l’impennata delle violenze di strada del Regno: con piu’ poteri di controllo per la polizia e fermi e processi immediati di chi sia trovato – ad esempio – in possesso di un coltello. La narrazione di due mondi differenti, insomma, condita da obiettivi e stime sui conti non facili da sostenere, secondo le voci di chi critica l’uno o l’altro. E magari entrambi.

Advertisement

Esteri

Attacco di Hezbollah in Libano, feriti quattro militari italiani della missione UNIFIL

Pubblicato

del

Quattro militari italiani impegnati nella missione di pace UNIFIL in Libano sono rimasti feriti a seguito di un attacco alla base situata nel sud del Paese. Fonti governative assicurano che i soldati, che si trovavano all’interno di uno dei bunker della base italiana a Shama, non sono in pericolo di vita. Le autorità italiane e internazionali hanno espresso forte indignazione per l’accaduto, mentre proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’attacco.

UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LIBANO. SOLDATI DELLE NAZIONI UNITE  (FOTO IMAGOECONOMICA)

La dinamica dell’attacco

Secondo le prime ricostruzioni, due razzi sarebbero stati lanciati dal gruppo Hezbollah durante un’escalation di tensioni con Israele. Al momento dell’attacco, la base italiana aveva attivato il livello di allerta 3, che impone ai militari l’utilizzo di elmetti e giubbotti antiproiettile. La decisione si era resa necessaria a causa della pericolosità crescente nell’area, teatro di scontri tra Israele e Hezbollah.

Un team di UNIFIL è stato inviato a Shama per verificare i dettagli dell’accaduto, mentre il governo italiano monitora attentamente la situazione.

UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON. FOTO IMAGOECONOMICA ANCHE IN EVIDENZA

Le dichiarazioni del ministro Crosetto

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato con durezza l’attacco, definendolo “intollerabile”:

“Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi UNIFIL come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile”.

Crosetto ha inoltre sottolineato la necessità di proteggere i militari italiani, impegnati in una missione delicata per garantire la stabilità nella regione.


La solidarietà del Presidente Meloni

Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso solidarietà ai militari feriti e alle loro famiglie, dichiarando:

“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di UNIFIL. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di UNIFIL”.


Unifil: una missione per la pace

La missione UNIFIL, operativa dal 1978, ha il compito di monitorare il cessate il fuoco tra Israele e il Libano, supportare le forze armate libanesi e garantire la sicurezza nella regione. L’attacco alla base italiana evidenzia la crescente instabilità nell’area e i rischi a cui sono esposti i caschi blu impegnati nella missione di pace.

Continua a leggere

Esteri

La trumpiana Greene lavorerà con Musk e Ramaswamy a taglio costi

Pubblicato

del

La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.

Continua a leggere

Esteri

Pam Bondi, fedelissima di Trump a ministero Giustizia

Pubblicato

del

Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.

E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.

La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto