2014, Vomero, Napoli. Mentre tutte le librerie storiche del quartiere chiudevano i battenti, un gruppo di cittadini, accomunati dalla passione per i libri, dava vita alla libreria indipendente “IoCiSto”. Ma IoCiSto non è solo un punto vendita: è una comunità partecipata ed inclusiva, un punto di riferimento per il quartiere, uno spazio fisico di resistenza dinanzi all’implacabile Amazon, lo spregiudicato colosso digitale che in pochi anni ha cannibalizzato librai e case editrici.
Abbiamo visitato IoCiSto ed intervistato Claudia Migliore, presidente dell’associazione culturale omonima, che assieme a tantissimi volontari, porta avanti il progetto con passione ed impegno e senza scopo di lucro.
Come nasce il progetto “IoCiSto”?
Nel 2014, quando stavano chiudendo tutte le librerie del Vomero, il giornalista Ciro Sabatino lanciò su Facebook una provocazione: “E se la aprissimo noi una libreria?” Nei commenti in tanti iniziarono a rispondere “Io ci sto!”. In realtà nessuno di noi credeva che saremmo realmente riusciti a realizzare un’impresa del genere. Temevamo che all’atto pratico molti si sarebbero tirati fuori. Poi ci vedemmo ed eravamo circa centocinquanta persone. Optammo per la quota associativa e la formula dell’associazione culturale. Iniziammo a dividerci in gruppi di lavoro. Quando lanciammo la data dell’inaugurazione non avevamo nemmeno la sede, poi trovammo questo locale. Arrivò così il fatidico giorno del 21 luglio 2014 e facemmo una grande festa per l’inaugurazione… Ma non avevamo ancora neanche i libri, ce n’era uno solo, cent’anni di solitudine. Nel 2019 siamo arrivati a festeggiare il quinto compleanno di IoCiSto. La vendita dei libri è l’elemento che ci ha unito, ma volevamo andare oltre, dando vita ad uno spazio aperto a tutti, partecipato, condiviso. Qui dentro non c’è un solo dipendente, siamo tutti volontari, in cinque anni abbiamo tagliato il traguardo dei duemila soci iscritti, sono loro il vero motore di questo posto.
“IoCiSto”. Maurizio De Giovanni è uno dei “sostenitori” di questa libreria indipendente
Ci può parlare delle vostre iniziative?
Anzitutto i progetti con le scuole. Portiamo la lettura nelle scuole e i ragazzi in libreria. Fra i progetti sociali che abbiamo realizzato, il più significativo è stato “aiutami a leggere”, con cui abbiamo avvicinato alla lettura e alla lingua italiana alcuni giovani migranti, una causa che continuiamo a sostenere con delle borse di studio, affinché possano portare avanti gli studi. Abbiamo uno scaffale solidale dedicato alle persone svantaggiate; abbiamo gli audiolibri per i non vedenti, ad esempio. Abbiamo un settore dell’usato, con libri donati dai soci e che noi doniamo a nostra volta a carceri, ospedali, biblioteche. Abbiamo creato insieme al fioraio di piazza Vanvitelli il chiosco dei libri. Poi ci muoviamo il più possibile, organizzando presentazioni di libri nei musei e nei teatri. Qui da noi pure vengono tanti autori, quasi ogni giorno, un modo per far conoscere la libreria. In generale cerchiamo di dare spazio a tutti, vogliamo che IoCiSto sia la libreria di tutti.
Essere una libreria indipendente ai tempi di Amazon. Una bella sfida…
E’ vero. Quando abbiamo aperto, di librerie al Vomero non ce n’erano più. Oggi ce n’è una a via Kerbaker alle nostre spalle, un’altra a piazza Vanvitelli. Ci piace pensare che parte del merito sia anche nostro. Oggi la reale concorrenza non è quella delle altre librerie fisiche, ma del colosso Amazon, una concorrenza spietata non solo per noi, ma anche per tutti gli altri esercizi commerciali. Se vendessimo solo libri, per l’utente comprare online o da noi non farebbe alcuna differenza. Noi però accanto ai libri mettiamo tanto altro: eventi, presentazioni, lo stare insieme e fare rete, dando vita ad una comunità aperta a tutti. Non vendiamo solo libri, offriamo servizi collegati ai libri, è diverso. Siamo una comunità partecipata, accomunata dalla passione per la lettura. Noi veniamo qui anche solo per divertirci e stare insieme, o per poter parlare con Dalla Chiesa, Di Matteo, De Luca, o De Giovanni quando presentano qualche libro.
Qual è il vostro modello di business?
Il nostro è un modello no-profit. Combattiamo costantemente con i conti in rosso e non abbiamo alcuno scopo di lucro, non siamo un’attività commerciale. Ci basta mantenerci in pareggio, riuscire a fare fronte a tutte le spese, affitto, bollette e così via. Non abbiamo mai ricevuto finanziamenti o contributi. Tutto ciò che facciamo ce lo sudiamo, ma lo facciamo con piacere.
Crede che sia un modello replicabile altrove?
Quando aprimmo Umberto Eco ci disse: “Solo a Napoli potevate fare una cosa del genere”. Forse è così, non so se qualcosa di simile potrebbe nascere altrove con lo stesso risultato. La nostra è un’economia che si autoalimenta, perché i soci, lavorando qui dentro garantiscono l’offerta, ma garantiscono anche la domanda: quando vendiamo libri, borse, oppure organizziamo qualche evento, sono i primi acquirenti. Abbiamo avuto contatti con tante persone anche di altre città che ci hanno chiesto informazioni e dritte. So per certo che a Firenze hanno aperto una libreria con la stessa formula che abbiamo usato noi. Secondo me si potrebbe fare, anche per venire incontro ad una mancanza oggettiva di librerie. Secondo uno studio dell’Università di Roma, ci sono Comuni nei quali la libreria più vicina dista dieci chilometri. In contesti del genere, un modello simile al nostro potrebbe essere una scelta vincente. E’ chiaro che le istituzioni dovrebbero aiutarci, anche perché offriamo un servizio alla collettività; attivando una comunità, contribuiamo a fare rete e ad essere produttivi per il territorio. Per noi ad esempio l’affitto rappresenta la spesa più impegnativa. Se non dovessimo pagarlo, magari fruendo di immobili del Comune, sarebbe tutto più semplice.
Un pensiero su ciò che è successo alla Pecora Elettrica, che dopo l’ultimo incendio doloso ha annunciato che non riaprirà più i battenti.
Prima della notizia avevamo anche pensato di sostenere i ragazzi della Pecora Elettrica. In quel caso credo sia un problema legato a quel contesto territoriale, perché la stessa sorte è toccata anche al bar affianco. Ogni volta che una libreria chiude è una ferita mortale inferta al sistema Paese. Non è la stessa cosa di quando chiude il salumiere o un negozio di abbigliamento… E’ una sconfitta dello Stato rispetto ad un obiettivo generale di cultura e progresso della società.
In Italia si legge sempre di meno. Come si può arginare questa deriva?
Purtroppo in Italia in proporzione si scrive di più di quanto si legge e forse anche questo eccesso di offerta contribuisce a disorientare l’utente. Secondo me si dovrebbe partire dalle scuole, è lì che si deve far nascere la passione per i libri. A volte succede che facciano leggere dei libri, ma è un fatto casuale, dovrebbe invece essere un qualcosa di strutturato, di sistematico.
Un tycoon delle criptovalute sta per mangiare la banana appiccicata alla parete di Maurizio Cattelan. Pagando 6,2 milioni di dollari da Sotheby’s, il collezionista Justin Sun, fondatore della piattaforma Tron, ha battuto altri sei concorrenti per una di tre edizioni dell’opera concettuale Comedian creata nel 2019 dall’artista padovano celebre in tutto il mondo per le sue provocazioni. Sun, che nella sua raccolta ha un Giacometti da 78 milioni comprato nel 2021, ha seguito l’asta da Hong Kong e pagato in criptovalute. Dopo aver messo le mani su Comedian ha fatto sapere che “nei prossimi giorni mangerà la banana come parte di questa unica esperienza artistica, onorandone il ruolo sia nella storia dell’arte che nella cultura pop”.
La banana in questione era stata acquistata poche ore prima dell’asta per 35 centesimi da un banchetto di frutta e verdura dell’Upper East Side: assieme al nastro adesivo grigio che l’attacca alla parete, deve essere sostituita regolarmente e questo fa parte del progetto di Cattelan che aveva inteso Comedian come una satira delle speculazioni del mercato: “Su che base un oggetto acquista valore nel sistema dell’arte?”, si era chiesto l’artista famoso per America, il water d’oro massiccio installato nel 2016 al Guggenheim. Piu’ di recente lo stesso Cattelan aveva aggiunto che “l’asta sara’ l’apice della carriera di Comedian. Sono ansioso di vedere quali saranno le risposte”.
Comedian aveva debuttato ad Art Basel Miami dove la galleria Perrotin ne aveva venduto le tre edizioni, due per 120 mila dollari e la terza per 150 mila, pagati da un anonimo acquirente che l’aveva poi donata al Guggenheim. Durante la fiera, l’artista delle performance David Datuna ne aveva mangiata una, costringendo Perrotin a chiudere lo stand prima del tempo. Un’altra banana era stata mangiata l’anno scorso da uno studente d’arte sudcoreano nel museo della fondazione Samsung a Seul: il giovane si era giustificato dicendo che “aveva fame”. Uno dei concetti alla base dell’installazione e’ che le sue parti devono essere continuamente rigenerate.
“Non è solo un’opera d’arte,” ha dichiarato Sun a Sotheby’s: “Comedian è un fenomeno culturale che collega i mondi dell’arte, dei meme e della comunità delle criptovalute e che ispirerà ulteriori discussioni in futuro”. Fatto sta che gia’ prima di essere messa all’asta, la banana è stata oggetto di attenzione quando, all’inizio di novembre, l’executive di Sotheby’s Michael Bouhanna ha lanciato anonimamente una criptovaluta ispirata a Cattelan e denominata $Ban.
Immediatamente accusato di aver usato informazioni riservate per guadagnare sull’aumento del prezzo del token, l’executive ha negato, dichiarando di aver “scelto di lanciarlo per hobby in modo anonimo”, senza associazioni quindi con il suo profilo personale. Due rivali di Sun all’asta di Sotheby’s avevano investito nella cripto di Bouhanna. Uno dei due, Theodore Bi, voleva comprare Comedian come dono per Elon Musk ma si era fermato alla soglia dei 2,5 milioni di dollari.
Dopo sei anni di chiusura, la Casa della Fontana Piccola di Pompei riapre al pubblico, rivelando nuovamente tutta la sua bellezza. Questo straordinario esempio di architettura pompeiana torna a incantare i visitatori con i suoi affreschi, i colori vividi e una fontana unica, simbolo dell’arte e della cultura dell’antica città.
Un esempio di eleganza pompeiana
La Casa della Fontana Piccola è un autentico capolavoro. I suoi affreschi murari, con il celebre rosso pompeiano, e le decorazioni ricche di dettagli, raccontano la vita e i costumi dell’epoca. Ma ciò che rende davvero speciale questa dimora è la fontana visibile già dall’ingresso. Si tratta di un’opera d’arte decorata con tessere di pasta vitrea e valve di mollusco, con un sistema che faceva sgorgare acqua dalla bocca di una maschera tragica in marmo e dal becco di un’oca tenuta da un amorino in bronzo.
Storia e particolarità della domus
Costruita unendo due abitazioni precedenti, la casa aveva due ingressi su via di Mercurio, simbolo dello stato sociale elevato dei proprietari. Danneggiata dal terremoto del 62 d.C., fu quasi completamente affrescata in IV stile pompeiano, pochi anni prima dell’eruzione del Vesuvio. Le pareti laterali del peristilio presentano paesaggi mozzafiato, tra cui una veduta di città marittima, un tema molto in voga nella decorazione di giardini.
Esplorata tra il 1826 e il 1827 dall’architetto Antonio Bonucci, direttore degli scavi, la casa sarebbe appartenuta a Helvius Vestalis, un pomarius (mercante di frutta), secondo un’iscrizione elettorale trovata sulla facciata.
I restauri e gli interventi strutturali
La casa è stata oggetto di importanti lavori di restauro per preservarne la struttura e garantirne la sicurezza. Tra gli interventi principali:
Rinforzo strutturale delle travi in calcestruzzo dell’atrio principale, utilizzando materiali innovativi come il fibrorinforzo (FRP).
Impermeabilizzazione dei solai per prevenire infiltrazioni.
Revisione delle coperture, inclusa quella del peristilio, per proteggere la casa dagli agenti atmosferici.
Le coperture, già restaurate nel 1971, sono state riportate all’altezza originaria per restituire l’antica volumetria della dimora.
L’iniziativa “Raccontare i cantieri”
Con la riapertura della Casa della Fontana Piccola, prende il via una nuova stagione di “Raccontare i cantieri”, giunta alla sua quarta edizione. Ogni giovedì, fino al 17 aprile 2025, i possessori della MyPompeii Card potranno visitare i cantieri di restauro in corso nel Parco Archeologico, iniziando proprio dalla Casa della Fontana Piccola.
Conclusione
La riapertura della Casa della Fontana Piccola rappresenta non solo un recupero storico di grande valore, ma anche un’occasione per riflettere sulla continua necessità di valorizzare e preservare il nostro patrimonio culturale. Un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti della storia e dell’archeologia.
Il Gruppo del Gusto della Stampa Estera ha scelto L’Aquila per celebrare il 20° Premio dedicato all’eccellenza agroalimentare italiana, un traguardo prestigioso che quest’anno rende omaggio a Marino Niola, antropologo e divulgatore scientifico, nella categoria “Divulgatore dell’autenticità agroalimentare italiana”.
Il contributo di Marino Niola all’antropologia della gastronomia
Marino Niola (nella foto Imagoconomica in evidenza) , nato a Napoli nel 1953, è un antropologo della contemporaneità, noto per i suoi studi sulle pratiche devozionali, le trasformazioni culturali legate alla globalizzazione e, soprattutto, per il suo contributo alla comprensione dei riti e simboli della gastronomia contemporanea.
Docente all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Niola insegna discipline come Antropologia dei Simboli, Antropologia delle arti e della performance e Miti e riti della gastronomia contemporanea. È inoltre editorialista de La Repubblica, dove cura la rubrica “Miti d’oggi” sul Venerdì, e collabora con testate nazionali e internazionali come Il Mattino e Le Nouvel Observateur.
Tra i suoi numerosi saggi, si ricordano titoli come:
Si fa presto a dire cotto. Un antropologo in cucina (2009)
Homo dieteticus. Viaggio nelle tribù alimentari (2015)
Andare per i luoghi della dieta mediterranea (2017)
Mangiare come Dio comanda (2023).
Queste opere riflettono il suo impegno nel valorizzare la cultura alimentare italiana, esplorando le radici antropologiche e culturali che legano il cibo alle identità locali e nazionali.
Il Premio del Gruppo del Gusto
Il Premio del Gruppo del Gusto, giunto alla sua 20ª edizione, si propone di valorizzare e promuovere l’agroalimentare italiano a livello internazionale, grazie alla partecipazione di giornalisti esteri provenienti da 34 Paesi e 5 continenti. Marino Niola è stato selezionato per la sua capacità di divulgare l’autenticità e la tradizione agroalimentare italiana, combinando rigore scientifico e passione narrativa.
La cerimonia a L’Aquila
La premiazione si terrà sabato 23 novembre, alle ore 18, nella Sala ipogea del Consiglio Regionale d’Abruzzo, a L’Aquila. Durante l’evento, verranno premiate altre eccellenze del settore, tra cui:
Tenuta Vannulo (categoria “Esercizio legato all’alimentare da almeno 100 anni della stessa famiglia”);
Cooperativa Altopiano di Navelli (categoria “Consorzio/cooperative a difesa dei valori agroalimentari italiani”);
Associazione PIZZAUT (Premio speciale della giuria per l’inclusione lavorativa di giovani autistici).
L’importanza del riconoscimento
Il premio a Marino Niola sottolinea l’importanza di valorizzare le eccellenze italiane, non solo nella produzione agroalimentare, ma anche nella capacità di raccontare il legame profondo tra cibo, cultura e identità. L’impegno di Niola nel promuovere la dieta mediterranea e nel raccontare le tradizioni culinarie italiane lo rende una figura chiave nella diffusione internazionale del patrimonio enogastronomico italiano.
Grazie al suo lavoro, il professor Niola contribuisce a consolidare l’immagine dell’Italia come culla di tradizioni culinarie uniche e radicate nella storia. Questo premio rappresenta un ulteriore riconoscimento del suo ruolo cruciale come ponte tra antropologia, cultura e divulgazione enogastronomica.