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Insulti di De Luca al Prefetto di Napoli, unanime condanna dal mondo politico: è fuori controllo, ha superato ogni limite

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“Le parole pronunciate da De Luca nei confronti del prefetto di Napoli Carmela Pagano, a cui va la nostra totale solidarieta’, rappresentano un attacco allo Stato senza precedenti nella nostra regione. Un atto di destituzione gravissimo nei confronti di un’istituzione impegnata nel contrasto alla camorra. De Luca non solo dovrebbe scusarsi per il livello di inefficienza gestionale e manageriale, una negligenza a causa della quale i clan hanno avuto vita facile nel mettere le mani sui nostri ospedali, ma dovrebbe applaudire all’invio di una commissione d’accesso da noi fortemente voluta per mettere finalmente fine al controllo sulla salute dei cittadini della Campania da parte di criminali senza scrupoli. Mentre il governatore si limitava a fare segnalazioni su bar e parcheggi, come Movimento 5 Stelle, sia a livello regionale che a livello parlamentare, siamo stati gli unici a interessarsi dei diritto alla salute dei nostri cittadini. Lo abbiamo fatto con un’interpellanza urgente a firma del nostro deputato Cosimo Adelizzi, con l’impegno quotidiano del nostro sottosegretario Carlo Sibilia e attraverso un incontro chiesto e ottenuto con il premier Giuseppe Conte al quale, come prima richiesta, con una delegazione di deputati e senatori M5S, abbiamo invocato l’invio di una commissione d’accesso alla Asl Napoli 1”. E’ quanto dichiara la capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale Valeria Ciarambino. “Ringraziamo il presidente del Consiglio dei Ministri – prosegue Ciarambino – che ha mostrato grande sensibilita’ e forte attenzione per la grave situazione in cui versa la sanita’ della nostra regione, dando seguito alla nostra richiesta e attivando immediatamente il ministero dell’Interno. Un primo importante risultato per liberare la sanita’ dal controllo di criminali senza scrupoli. Il secondo sara’ di liberarla da Vincenzo De Luca, il nemico numero uno della Campania, alla testa oggi di una lotta senza precedenti contro chi e’ impegnato a contrastare la camorra nella nostra regione”.

 

Valeria Ciarambino. Consigliera Regionale del M5S

“Il Governatore della Regione Campania con l’attacco al Prefetto di Napoli ha superato ogni limite alla pazienza istituzionale usando termini inappropriati al ruolo da lui ricoperto e irrispettosi della figura del Prefetto Pagano alla quale come donna, come figura di garanzia per questa citta’, come esponente del Ministero dell’Interno va la mia piu’ convinta solidarieta’ invitandola ad andare avanti nell’opera di risanamento di quel tessuto malato che fa parte della citta’”. Lo dichiara Andrea Caso Portavoce del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle e membro della Commissione Bicamerale Antimafia. “Lasciamo De Luca alle sue invettive e critiche, – aggiunge – Da parte mia auguro buon lavoro ai componenti della Commissione di accesso all’Asl Na 1 affinche’ possano ricostruire trame e rapporti ed aiutarci a capire cosa e’ realmente accaduto all’ospedale san Giovanni Bosco”.

“Sulla camorra non si fa campagna elettorale. De Luca deve chiedere subito scusa al Prefetto di Napoli”. Cosi’ in una nota Severino Nappi, Presidente Associazione Nord Sud. “La consapevolezza di essere prossimo alla resa dei conti del proprio pessimo operato non puo’ certo giustificare un attacco tanto scellerato quanto inqualificabile. Il Prefetto di Napoli fa bene a combattere anche con la prevenzione la criminalita’ organizzata. Quello che i cittadini campani invece avvertono – continua- e’ la mancanza di un’azione che crei sviluppo e lavoro. Ed e’ quello che dovrebbe fare il presidente della regione. Non polemiche con chiunque ogni giorno”.

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Non solo sciolti per mafia, ipotesi tutor per i Comuni

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Un delicato equilibrio tra il rispetto del voto dei cittadini e la gravità dell’infiltrazione criminale. Questo il tema che oggi il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha portato all’attenzione dell’Anci, lanciando la proposta di rimodulare l’articolo del testo unico sugli enti locali sullo scioglimento delle amministrazioni ‘sospette’. L’idea del titolare del Viminale è quella di creare una nuova figura, una sorta di tutor, che possa intervenire nelle situazioni meno gravi e complesse evitando quindi lo scioglimento del Comune, provvedimento “lacerante e doloroso”, come ha spiegato lui stesso all’assemblea dei sindaci riunita a Torino. Ma non solo, Piantedosi ha anche confermato l’intenzione del governo di voler ripristinare le Province, con l’elezione diretta e la rimodulazione delle competenze. “La cosiddetta abolizione si è rivelata fallimentare – ha detto – pensiamo ad un un passo indietro”. Il focus dell’intervista che oggi ha visto protagonista il ministro dell’Interno è stato quello della riforma del Tuel, un testo che – ha detto lo stesso Piantedosi – “ha ormai un quarto di secolo di vita”.

“Credo – ha ribadito – che ci sia un unanime convincimento che la riforma sia indispensabile e necessaria”. Tra le “questioni da limare” ci sarebbe proprio quella delle province, un tema che già dal suo insediamento anche il ministro per l’Autonomia, Roberto Calderoli, aveva fortemente rilanciato. “Noi – le parole di Piantedosi – cercheremo di condividere questa ipotesi di riforma con tutte le parti politiche, compresa l’attuale opposizione”. La revisione del testo, inoltre, potrebbe prevedere anche novità sullo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose, previsto dall’articolo 143. “L’esperienza pratica ci ha insegnato” che è meglio mettere “nel sistema qualcosa in mezzo tra scioglimento e non scioglimento, come misure di affiancamento, una sorta di commissariamento”.

“Nessuno – ha sottolineato il titolare del Viminale – immagina di poter arretrare rispetto ai presidi di legalità. Ma è sempre lacerante e doloroso il fatto che ci siano misure molto forti che incidono sui principi democratici. Bisogna cercare una ulteriore forma di equilibrio tra mantenimento dell’esito dei circuiti democratici e il presidio di legalità”. Prima di lasciare il palco, il ministro è tornato a ribadire la volontà del governo di spingere sulla videosorveglianza nella città. “Vorremmo creare un paniere di risorse economiche per implementare e aggiornare i sistemi – ha concluso -. Non è che ci piace il Grande Fratello, ma i dati ci dicono che più del 50% dei reati che viene scoperto si avvale di strumenti di indagine legati alla videosorveglianza. Andiamo incontro all’intelligenza artificiale, è illusorio pensare che la privacy possa frenare le enormi potenzialità che questi sistemi danno. Credo che la soluzione sia nell’avere fiducia nelle istituzioni”.

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Porno attore italo-egiziano arrestato in Egitto, la preoccuoazione della mamma in Italia

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Del figlio non sa più nulla dal 10 novembre scorso, dal giorno dopo un arresto al Cairo dai contorni tutti da chiarire. E’ la vicenda che riguarda Elanain Sharif, 44enne nato in Egitto ma cittadino italiano, di cui la madre dice di avere perso le tracce dopo che è stato fermato dalle autorità egiziane al suo arrivo dall’Italia. Un caso seguito con la “massima attenzione” dalla Farnesina dopo la denuncia della donna che era col figlio al momento del fermo. L’uomo si troverebbe, comunque, in una struttura nota anche alle autorità italiane. La madre avrebbe appurato che si trova nel carcere di Alessandria d’Egitto.

Sharif e la madre erano atterrati al Cairo provenienti dall’Umbria. L’uomo vive, infatti, da alcuni anni a Terni mentre la madre è residente a Foligno ed è sposata con un italiano. “E’ una vicenda che inevitabilmente ci riporta ai casi di Regeni e Zaky – afferma l’avvocato Alessandro Russo, legale della famiglia -. Sono andati al Cairo dove hanno un appartamento, erano lì per commissioni come avevano fatto tante altre volte ma appena arrivato è stato bloccato e gli hanno sequestrato il passaporto italiano”. Su punto a quanto si apprende, essendo anche cittadino italiano, Sharif aveva scelto di rientrare in Egitto col passaporto egiziano, e anche per questo è stata più lenta la procedura per una visita consolare. Sui motivi dell’arresto gli elementi sono al momento pochi. “Ciò che ha portato all’arresto non è chiaro, si tratterebbe di qualcosa legato a contenuti su Facebook ma non abbiamo capo di imputazione”, dice l’avvocato. Sharif lavora nell’industria del porno (è noto come Sheri Taliani) e questo potrebbe essere il motivo dell’arresto e in particolare l’avere diffuso immagini vietate dalle leggi egiziane.

“In aeroporto è stato tenuto a lungo negli uffici della polizia e poi la madre lo ha visto uscire con le manette ai polsi – aggiunge – Le procedure di arresto sono state effettuate utilizzando solo il passaporto egiziano, quello dell’Italia gli è stato restituito alcuni giorni dopo”. Sharif è stato, quindi, trasferito nel carcere della Capitale. “E’ stato lì per alcuni giorni, in condizioni inumane: senza potere dormire, poteva stendersi solo per mezzora, per sedersi su una sedia, anche per pochi minuti, doveva pagare. La madre l’ha visto per pochi istanti, il 10 novembre poi più nulla”, aggiunge il legale.

Russo ha immediatamente allertato la Farnesina e l’ambasciata italiana. La sede diplomatica al Cairo, in stretto coordinamento con il Ministero degli Esteri, sta seguendo “con la massima attenzione il caso” e l’ambasciata sta avendo costanti contatti con la madre dell’uomo. La donna, non senza difficoltà, è riuscita ad appurare che Sharif è stato trasferito nel carcere di Alessandria d’Egitto. “Lei ora è lì, assieme al fratello che lavora nella polizia egiziana e spera di avere notizie di un suo rilascio ma è preoccupatissima”, aggiunge Russo.

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Imprenditore campano arrestato in Gallura per frode fiscale

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Avrebbe occultato beni mobili e somme di denaro per oltre 450mila euro e trasferito la sua attività commerciale da Cava De’ Tirreni a Santa Teresa di Gallura per sottrarre i suoi averi al recupero forzoso: un affermato imprenditore campano di 60 anni, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta, frode fiscale e reati tributari. Firmato anche un decreto di sequestro preventivo dei beni finalizzato alla confisca. Le indagini che hanno portato all’applicazione della misura cautelare nei confronti dell’industriale, molto conosciuto nella provincia di Salerno, sono partite dalla Procura di Tempio Pausania e affidate alla tenenza della Guardia di Finanza di Palau e altri reparti. E’ stato così possibile ricostruire la vicenda fiscale dell’imprenditore attivo nel settore del commercio di abiti da cerimonia. A Santa Teresa di Gallura, attraverso il figlio, gestiva un bar ristorante, dichiarato poi fallito nel luglio del 2021.

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