Infezioni contratte in ospedale e resistenza agli antibiotici: in Italia i tassi restano elevati, ma con qualche segnale di diminuzione. Nel nostro Paese, all’interno degli ospedali restano alte le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici rilevate in virus e batteri oggetto di una sorveglianza, anche se per alcune combinazioni tra microrganismo e antibiotico si continua ad osservare un andamento in diminuzione. Cresce leggermente la prevalenza dei pazienti con una infezione contratta nella degenza negli ospedali per acuti, mentre cala lievemente dopo il picco pandemico quella nelle terapie intensive. L’igiene delle mani, dopo l’attenzione nell’emergenza Covid, è anch’essa in calo nei reparti.
A fare il quadro è un convegno all’Istituto Superiore di Sanità (Iss), in occasione della settimana mondiale sull’uso consapevole degli antibiotici. I dati delle diverse sorveglianze e gestite o coordinate dall’Iss, evidenziano che nel 2022 le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per 8 patogeni sotto sorveglianza si mantengono elevate. Tuttavia, per alcune combinazioni patogeno e antibiotico, in particolare Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi si continua ad osservare un andamento in diminuzione rispetto agli anni precedenti, mentre per Enterococcusfaecium resistente alla vancomicina si osserva un continuo trend in aumento.
Anche i dati sulle batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi(CRE) mostrano nel 2022 un aumento di casi rispetto al 2023. Legate alla resistenza agli antibiotici, vi sono anche le infezioni correlate all’assistenza: prendendole in esame tutte, compreso il Covid, in 325 ospedali di 19 Regioni o Province autonome per un totale di 60.404 persone, la media della prevalenza di pazienti con infezione contratta in ospedale nei singoli ospedali era dell’8,8%, mentre nella precedente rilevazione, del 2017, era dell’8,1%. Un dato in aumento rispetto a quanto accade nelle Terapie Intensive, dove l’incidenza di pazienti infetti diminuisce al 18.8% nel 2022-2023, così come quella di infezioni correlate all’assistenza che diminuisce da 30.6 a 29,3 ICA per 100 pazienti. Anche la mortalità proprio nelle Unità di Terapia intensiva ritorna sui livelli pre-pandemici.
Cala poi, negli ospedali, l’igiene delle mani, che aveva fatto registrare tassi elevati durante la pandemia. “I dati – spiega il ministro della Salute Orazio Schillaci – non sono rosei. Negli ospedali sono ancora alte le percentuali di resistenza delle infezioni alle principali classi di antibiotici con una tendenza in diminuzione per alcuni patogeni”. Sui consumi ospedalieri di soluzione idroalcolica per l’igiene delle mani che nel 2022, scesi rispetto all’aumento nei due anni di emergenza Covid, Schillaci rimarca che “il lavaggio delle mani è una delle pratiche più semplici eppure estremamente efficace per prevenire le infezioni ospedaliere”.
“Questi trend – aggiunge il ministro – dimostrano che non dobbiamo abbassare la guardia e mettere in atto tutte le misure utili a contrastare e ridurre l’antimicrobicoresistenza”. “La raccolta di dati affidabili è il primo passo indispensabile per la risoluzione di qualunque problema medico, e questo vale a maggior ragione per fenomeni complessi come le infezioni correlate all’assistenza e la resistenza agli antibiotici” rimarca il Commissario Straordinario dell’Iss Rocco Bellantone, secondo cui serve consapevolezza del problema tra gli operatori sanitari e continuare a fare rete per migliorare l’implementazione del Piano Nazionale di contrasto.