Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, che ha iniziato da Caracas una tourne’e sudamericana, ha rilanciato il progetto dei Mondiali biennali, affermando che “il calcio dovrebbe essere veramente globale”. “Il dovere della Fifa e’ di garantire che il calcio sia veramente globale. Perche’ sia ;;cosi’, dobbiamo analizzare come migliorare il calcio delle squadre Nazionali” e “non c’e’ competizione che si avvicini alla Coppa del mondo”, ha detto in una conferenza stampa allo stadio Olimpico di Caracas. “Il presidente della Fifa e’ il presidente di 111 Paesi e ciascuno di loro ha il diritto di sognare. Ma il sogno deve avere una possibilita’ di avverarsi perche’, se devi sognare per l’eternita’, finirai per fare qualcos’altro”, ha detto. “Vogliamo parlare delle reali possibilita’ per il Venezuela di partecipare ai Mondiali?”, ha detto Infantino, ricordando che il Paese di 30 milioni di abitanti non ha mai partecipato alla fase finale di un Mondiale ed e’ molto improbabile che lo faccia con l’attuale formula. L’organizzazione piu’ regolare di una Coppa del mondo, associata all’aumento dal 2026 del numero di partecipanti da 32 a 48, darebbe cosi’, secondo il presidente della Fifa, piu’ opportunita’ a nazioni calcistiche minori. “La possibilita’ di riformare il calendario con un Mondiale ogni due anni l’abbiamo analizzato da un punto di vista calcistico ed e’ possibile. Ci sono molti vantaggi, perche’ diamo piu’ possibilita’ a piu’ Paesi di partecipare”, dice Infantino. “Quando e’ stato deciso che i Mondiali si sarebbero svolti ogni quattro anni, circa 100 anni fa, la Fifa contava 40 nazioni. E’ tempo di analizzare la questione”, ha detto, ribadendo che una decisione verra’ presa a fine anno. “Il prestigio di una competizione non dipende dalla sua frequenza. Altrimenti organizzeremmo un Mondiale ogni 40 anni. Il prestigio dipende dalla qualita’ della competizione”, ha risposto. Il presidente della Fifa ha anche stimato che questa riforma potrebbe consentire ai giocatori di avvicinarsi alla Coppa del mondo su un piano di parita’, riducendo gli spostamenti tra i continenti per i giocatori sudamericani con l’istituzione di fasi di qualificazione raggruppate. “Gli studi dimostrano che viaggiare, con il jet-lag e il cambiamento climatico, e’ negativo”, ha detto Infantino. “Se Messi deve fare 350.000 km per giocare un Mondiale (avanti e indietro tra Europa e America), e Cristiano Ronaldo 50.000… E’ normale che i sudamericani siano un po’ piu’ stanchi degli europei”. Infantino in particolare ha citato una statistica che la dice lunga: “Dal 2002, il Brasile non vince una partita nella fase a eliminazione diretta, non nella fase a gironi, contro un paese europeo. Sono passati 20 anni, ed e’ il Brasile!”.