Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, sotto la direzione dei pm Paolo Storari e Valentina Mondovì, ha eseguito un sequestro preventivo d’urgenza di circa 121 milioni di euro nei confronti della filiale italiana di Amazon. L’inchiesta si concentra su un presunto sistema di frode fiscale e sfruttamento lavorativo, con l’utilizzo illecito di cooperative e società filtro per garantire manodopera a basso costo.
L’indagine, come altre seguite dal pm Storari, mette in luce un sistema che coinvolge grandi aziende, le quali avrebbero appaltato irregolarmente i servizi di logistica a cooperative e consorzi, creando un mercato del lavoro caratterizzato da sfruttamento e mancanza di tutele per i lavoratori. Questo schema, già emerso in precedenti inchieste che hanno coinvolto aziende come DHL, GLS, Uber e Esselunga, è stato nuovamente confermato nel caso di Amazon Italia.
Le accuse
Secondo la Procura di Milano, la frode fiscale sarebbe stata perpetrata attraverso l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, con contratti di appalto fittizi per la somministrazione di manodopera. Questo sistema avrebbe permesso ad Amazon Italia di evitare il versamento dell’IVA e degli oneri previdenziali e assistenziali, sfruttando i lavoratori attraverso società filtro.
Le perquisizioni e gli indagati
Sono in corso perquisizioni nelle province di Milano e Torino nei confronti delle persone fisiche e giuridiche coinvolte, con contestuale notifica delle informazioni di garanzia. Tra gli indagati figurano tre responsabili della srl Amazon Italia Transport: Gabriele Sigismondi, Adriano Susta e Jason Miller, oltre alla stessa società per responsabilità amministrativa.
Le conseguenze
Il meccanismo fraudolento, attivo almeno dal 2017 al 2022, ha generato rilevanti perdite per l’erario e persistenti situazioni di sfruttamento lavorativo. Amazon Italia, attraverso i suoi dispositivi tecnologici, avrebbe esercitato un controllo diretto sui corrieri, che formalmente risultavano dipendenti di fornitori esterni, ma operavano sotto le direttive impartite dai software gestionali di proprietà della multinazionale.
L’impatto sul settore
Le inchieste della Procura di Milano, guidata da Marcello Viola e dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano, hanno già portato a risarcimenti per circa mezzo miliardo di euro da parte delle imprese coinvolte. Oltre a recuperare somme considerevoli per l’erario, queste indagini hanno portato alla stabilizzazione di circa 14mila dipendenti e all’aumento degli stipendi per 70mila lavoratori, come dimostrano i precedenti sequestri nei confronti di DHL, GLS, Esselunga e altre aziende.
L’inchiesta su Amazon Italia rappresenta un ulteriore passo nella lotta contro le frodi fiscali e lo sfruttamento lavorativo. Le autorità continuano a indagare per assicurare che tutte le aziende operino nel rispetto delle leggi e garantiscano condizioni di lavoro dignitose ai propri dipendenti.