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Inchiesta appalti Asl: da Gup ok 13 richieste di patteggiamento

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Il Gup del Tribunale di Pescara Fabrizio Cingolani ha accolto le richieste di patteggiamento di 13 imputati – sei persone e sette società – nel processo scaturito dall’inchiesta sugli appalti alla Asl di Pescara avviata nel 2019 dalla Procura del capoluogo adriatico, con ipotesi di reato dalla corruzione alla turbativa d’asta. Sono state quindi definite le posizioni di alcuni dei soggetti coinvolti. Lo riferisce la Tgr Abruzzo.

Patteggiamento e pena sospesa per Pasquale Sentenza, collaboratore dell’imprenditore della sanità Vincenzo Marinelli – morto a 88 anni il 24 ottobre scorso e uscito dal processo a inizio ottobre per impossibilità di stare in giudizio causa motivi di salute – e per Graziano Canonico, autista di Marinelli e insieme a lui arrestato nel giugno 2022. Pene sospese e sanzioni pecuniarie per altri quattro imputati: Massimo Baliva, Roberto Del Castello, Anna Maria Sismondo e Alessandro Salvati i quali, attraverso alcune società sportive, avrebbero emesso fatture false per sponsorizzazioni inesistenti, creando in tal modo un ‘tesoretto’ necessario per pagare tangenti.

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Guasti e treni rotti, mattina di caos per i passeggeri

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Un guasto a un treno fra Firenze e Bologna ha provocato un’altra mattinata di caos per i trasporti ferroviari. Ci sono stati ritardi fino a 150 minuti e le opposizioni tornano ad attaccare il ministro dei trasporti Matteo Salvini sullo stato di salute dei treni. A causare i ritardi è stato un guasto tecnico a un treno Italo. È successo alle 7.45 in prossimità di San Pellegrino, nel Comune di Firenzuola (Firenze), sulla linea dell’Alta Velocità che attraversa l’Appennino e collega il nord al sud dell’Italia. Il convoglio è rimasto fermo per circa 30 minuti, poi ha ripreso lentamente la corsa dal Mugello verso Bologna, rallentando ulteriormente la circolazione.

I treni dell’alta velocità sono stati deviati sulla linea convenzionale, aumentando i tempi di percorrenza di almeno un’ora e provocando ritardi a cascata anche sugli Intercity e sui regionali che la percorrono. La circolazione è tornata regolare attorno alle 10.50, con 28 treni alta velocità che avevano accumulato ritardi fino a 150 minuti e con passeggeri in attesa non solo alle stazioni di Bologna e Firenze, ma anche Milano, Roma e Napoli. E’ stato invece un problema alla linea elettrica sulla Milano-Brescia – verificato questa mattina poco prima delle 7 fra Casirate, in provincia di Bergamo, e Melzo, nel Milanese- a causare ritardi fino a due ore per 14 treni dell’alta velocità, un intercity e 11 regionali.

I tecnici di Rfi hanno lavorato fino alle 10 per ripristinare la linea elettrica, e poi è ripresa gradualmente la normale circolazione. Durante i lavori, dei 14 treni dell’alta velocità in ritardo sei sono stati deviati sulla linea convenzionale. Opposizioni all’attacco contro Salvini: “Ecco le condizioni dei treni – dice la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga – mentre il ministro insiste sul Ponte per il quale chiede ancora più risorse e accetta tagli ai trasporti e ai servizi garantiti dagli enti locali. È troppo impegnato a fare propaganda contro gli immigrati e perde di vista le condizioni di chi viaggia”. Dura Anna Ascani, vicepresidente della Camera del Pd: “Salvini – dice – sogna da Trump ma dovrebbe fare solo una cosa: il ministro dei Trasporti. Tagli al trasporto pubblico, corse annullate e ritardi cronici di bus e treni. Lui sogna, i cittadini aspettano che inizi a fare il suo lavoro”.

All’attacco anche il Movimento 5 Stelle: “Roma, Milano, Bologna – dicono i parlamentari delle commissioni trasporti – sui monitor delle rispettive stazioni ferroviarie anche oggi si ripete il triste copione. Passeggeri esasperati tra ritardi, disagi, coincidenze perse, disservizi. Il guaio è che chi viaggia spesso in treno vive ormai assuefatto dal tremendo status quo. Mentre nelle stazioni italiane si registra questo caos folle, il ministro dei Trasporti Salvini è in giro a mascherarsi da Trump, e a fare adunate spiegando agli italiani che una volta costruito il ponte sullo Stretto, per il quale vengono sottratti miliardi a tutto il resto del sistema trasportistico, l’Italia sarà un Bengodi. Se il fallimento di Salvini sull’autonomia è stato sancito ieri dalla Consulta, quello sul trasporto ferroviario è certificato dai fatti. Meloni, molto pavidamente, lo lascia fare”.

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Deepfake e chatbot, IA nuova arma del cybercrimine

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Da strumento per lavorare e creare contenuti audiovisivi ad arma nelle mani dei criminali informatici. Prosegue l’ascesa dell’intelligenza artificiale come tecnologia dalla doppia anima, un’innovazione a cui prestare continuamente attenzione. Nel 2025, sarà grazie ad essa che gli hacker potranno diffondere campagne malevoli ad ampio raggio, con il fine di ottenere più informazioni sensibili e dati bancari. A tale conclusione giungono gli esperti di Check Point Software, tramite un’analisi dell’attuale panorama della cybersecurity e una serie di previsioni per il prossimo anno. L’uso più ampio dell’intelligenza artificiale per sferrare nuovi colpi a computer e dispositivi personali riguarderà i deepfake, ossia la generazione di foto, video e file audio che imitano persone reali, vip o amici e famigliari, per estorcere denaro e spingere a cliccare su link o aprire file corrotti.

Non una novità ma una tecnica che si è affinata nel tempo, capace di generare contenuti più che verosimili. “I criminali useranno sempre più le piattaforme dei social media per diffondere deepfake alimentati dall’IA. Questi diventeranno più convincenti e costituiranno un pericolo per le transazioni finanziarie e la sicurezza aziendale. Rilevare e contrastare questi attacchi sofisticati richiederà l’uso della stessa intelligenza artificiale, un aiuto per difendere reti e persone in tempo reale” spiegano da Check Point Software. Occhio anche a software conosciuti, come ChatGpt che, diventando parte integrante dei processi aziendali, possono esporre accidentalmente dati verso l’esterno. L’assenza di chiare politiche di utilizzo nei confronti dei chatbot diventerà un argomento di discussione centrale nel 2025.

“Le organizzazioni dovranno stabilire quadri di governance per monitorare l’uso dell’IA e garantire la privacy delle informazioni” specificano gli analisti. L’Italia e gli italiani non sono esclusi dallo scenario del cybercrime. Lo testimonia una ricerca di un’altra azienda attiva nel campo della sicurezza, F5 Labs. Stando al report ‘2024 DDoS Attack Trends’, che si focalizza soprattutto sul genere di attacco che tende a rendere indisponibili servizi e piattaforme tramite i cosiddetti ‘Distributed Denial of Service’ (DDoS), l’Italia è tra i sei Paesi, insieme a Stati Uniti, Francia, Arabia Saudita, Belgio e Regno Unito, nei quali si concentra l’80% di tutti gli incidenti veicolati tramite DDoS.

I rapporti tesi per le situazioni geopolitiche e i conflitti in Europa e Medio Oriente aumentano il rischio di infezione, soprattutto quando le campagne criminali sono guidate da attori supportati dagli Stati, con disponibilità economiche maggiori rispetto ai gruppi indipendenti. Un primo passo per mettere al sicuro i dati personali è ancora la scelta di una password efficace per account e app. Anche in questo caso, gli italiani non eccellono in fantasia. Nella classifica ‘Top 200 Most Common Passwords’ della compagnia cyber NordPass, la password più diffusa nel nostro Paese è ancora ‘123456’, seguita da ‘cambiami’, ‘juventus’, ‘amoremio’, oltre a nomi di persona come ‘francesco’, ‘alessandro’ e ‘giuseppe’. Il 78% delle password più comuni al mondo può essere decifrato in meno di un secondo. Un quadro peggiore dello scorso anno, quando eravamo al 70%.

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Scagionati dopo il carcere ma niente indennizzo: colpa loro se sono stati arrestati ingiustamente

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Furono arrestati e poi completamente scagionati dall’accusa di avere rapinato una gioielleria a Cerignola (Foggia), ma non hanno diritto a un risarcimento per l’ingiusta detenzione perché hanno “colpevolmente omesso di rappresentare elementi a sostegno” della loro estraneità ai fatti. Così la Corte di appello di Bari ha respinto la richiesta presentata da Luciano Di Marco e della moglie Anna Bonanno, torinesi di 42 e 35 anni.

Secondo i giudici nel corso delle indagini i due, pur sostenendo la loro innocenza, si resero autori di “inesattezze e imprecisioni macroscopiche” al punto da convincere gli inquirenti che i loro alibi fossero falsi. La rapina fu commessa l’8 marzo 2019. Il 5 giugno successivo scattò l’arresto per Di Marco, che rimase in carcere per 120 giorni, mentre la moglie venne messa ai domiciliari perché aveva partorito da poco. A carico dei coniugi (e di un terzo personaggio, anche lui risultato estraneo alla vicenda) vi erano i riconoscimenti delle commesse del negozio.

Marito e moglie affermarono che quel giorno si trovavano a Torino – lui era al lavoro come operatore del soccorso stradale, lei era andata dal pediatra – ma, sebbene avessero presentato dei testimoni, non riuscirono a far cambiare idea agli investigatori. Fu una perizia antropometrica a stabilire la loro incompatibilità con i veri autori del colpo. La coppia è assistita dagli avvocati Domenico Peila, torinese, e Giacomo Lattanzio, del Foro di Foggia, che intendono presentare un ricorso in Cassazione.

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