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Cronache

Incendio in un’autofficina a Milano, tre morti e tre feriti

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Una famiglia, un 67enne con la moglie e il figlio, è morta nell’incendio divampato in un’autofficina a Milano, in via Fra Galgario 8, zona Gambara. Le vittime si trovavano all’interno di un appartamento al terzo piano dell’edificio interessato dal rogo. La palazzina, di sei piani, è stata evacuata subito, ma non tutti ce l’hanno fatta. A perdere la vita sono stati Silvano Tollardo, di 67 anni, Carolina De Luca, di 63, e Antonio Tollardo, di 34, che si trovavano nella loro abitazione improvvisamente invasa dal fumo e dalle fiamme: secondo una prima ispezione del medico legale sarebbero morti per intossicazione.

Altre tre persone sono rimate ferite e tra loro ci sarebbe anche un addetto dell’officina dove è originariamente scoppiato il rogo: le fiamme sarebbero partite probabilmente da un’auto in riparazione, per poi propagarsi nello stabile. Un ustionato è stato invece ospedalizzato in codice giallo al Policlinico di Milano, altri due sono stati soccorsi in codice verde. Sul posto sono intervenute tre automediche, 6 ambulanze, numerosi mezzi dei vigili del fuoco e le forze dell’ordine.

Appena ricevuto l’allarme, una squadra del distaccamento dei vigili del fuoco di via Sardegna è giunta subito sul posto e altri nuclei sono stati inviati a rinforzo dalla centrale operativa di via Messina. L’incendio è stato domato in meno di un’ora. Un altro bilancio pesante a causa di un incendio, a Milano, si era registrato quasi un anno fa: il 7 luglio del 2023 ci furono sei morti a causa di un rogo scoppiato nella Rsa ‘Casa dei coniugi’, in via dei Cinquecento. Tutte anziane le vittime. E proprio oggi sono state rinviate a giudizio 13 persone per il maxi incendio della Torre dei Moro a Milano, il grattacielo di 18 piani che prese fuoco il 29 agosto 2021. Fortunatamente, in quel caso, non ci furono vittime.

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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Cronache

‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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