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I Sentieri del Bello

In principio era il mare, progettare il futuro guardando al passato ed all’essenza della Nautica

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Ultimamente mi imbatto sempre più volentieri nella storia, intesa come materia di studio, e ciò mi porta a confrontarmi con dei ragionamenti davvero interessanti. Negli ultimi giorni un documentario sull’origine della marineria mi ha fatto prestare molta attenzione alle forme delle imbarcazioni ed alle evoluzioni che queste hanno avuto;  ciò che mi ha colpito è stata la forma slanciata degli antichi vascelli, una forma filante che offre la minima resistenza all’avanzamento pur conservando dei volumi interni, anche importanti, per consentire il carico di merci o addirittura di truppe militari. Gli esiti di molte tra le più importanti battaglie sui mari della storia hanno “preso forma” proprio grazie alla tecnologia navale degli schieramenti che si affrontavano.

I progetti venivano ideati da ingegneri o comandanti esperti, “uomini di mare” che traevano dall’esperienza acquisita nel corso dei loro impegni e viaggi, molto spesso anche semplicissime intuizioni per migliorare tecniche già proprie. Pensiamo alla cattura di un’imbarcazione nemica ed a quello che oggi definiamo “reverse engineering” e cioè comprendere e conoscere lo stato dell’arte del nemico per sfruttarlo a proprio favore.

Da sempre lo scopo dei progettisti navali è di vincere la sfida con il mare sperimentando e proponendo nuove soluzioni per “spendere” meno energia e “guadagnare” più rendimento e la ricerca non si è fermata solo alla propulsione, ma ha ovviamente coinvolto l’aspetto strutturale della costruzione, ricercando tra i materiali che la natura offriva e studiando il modo migliore per ottenere il massimo rendimento dalle loro caratteristiche. Oggi è uso comune pensare che costruire una barca sia semplice, grazie alle nuove tecnologie, ma non ci si rende conto che dietro vi sono secoli di storia dell’arte navale in tutti i suoi aspetti.

La chimica sui materiali ha fatto passi enormi negli ultimi cinquant’anni, immettendo nel settore elementi sempre più leggeri con caratteristiche meccaniche sempre migliori: la fibra di carbonio o le leghe sia di alluminio che di titanio ne sono alcuni esempi. L’architettura navale ha accolto sempre queste innovazioni come spunti per migliorarsi e spingersi in avanti. L’apogeo tecnologico ha unito, al già vivace e poderoso ingegno dell’uomo, la potenza di calcolo del microchip che ha velocizzato ogni operazione. Ma forse, viene il dubbio, che in questa “eruzione”  tecnologica si è persa quella capacità di osservazione critica dei fenomeni fisici: la capacità di sentire ciò che accade sotto la carena  come se accadesse sotto i nostri piedi, riuscire a divenire tutt’uno con l’imbarcazione, “leggere” le scie di scorrimento dell’acqua sullo scafo.

Forse è diventato più facile ottenere maggiore potenza dai motori piuttosto che capire come ottenere meno resistenza da uno scafo, con tutto ciò che ne consegue.

Negli ultimi tempi, mossi da una sacrosanta transizione green, si è applicato il concetto della propulsione ibrida senza però tenere conto che, per ovvi motivi di masse e resistenze in gioco, per una barca diventa molto più difficile ottenere risultati commercialmente ed ecologicamente accettabili. Forse viene il dubbio che non si osservi con “antica attenzione” la fluidità delle carene e la vera funzionalità delle imbarcazioni e cominciare a pensare a quello che il passato ci insegna. Basti pensare alle carene a V profonda, che sono alla base di tutte le barche plananti, oppure alle eliche di superficie che ebbero la loro massima espressione negli anni 70’, dando vita ad imbarcazioni capaci di andare oltre i 50 nodi grazie ad un mix di leggerezza, resistenza strutturale e studio delle linee d’acqua.

Partendo dallo spirito di osservazione e dalla sensibilità dei tecnici, i grandi progettisti del passato hanno maturato nel corso degli anni una filosofia progettuale che ha donato alla nautica autentici prodigi di tecnica. Ecco quindi che le “origini” tornano a galla!

Le esperienze di chi ci ha preceduto devono essere prese ad esempio per innovare veramente, concentrando gli sforzi sul miglioramento del prodotto e della sua funzionalità.
Forse si è guardato troppo in avanti senza accorgersi che in realtà le soluzioni erano proprio a portata di mano, o forse ci si è lasciati prendere la mano troppo dalla “moda” o dall’entusiasmo dimenticando  spesso che “la barca non è un’auto” e che va pensata e progettata tenendo conto della complessità dell’elemento in cui si muove. 

Sempre più si insegue una logica commerciale a discapito di quella tecnica e le carene sono sempre più figlie di studi di marketing piuttosto che di prove in vasca o di esperienze in mare. Anche i sistemi propulsivi sembrano pensati più per sopperire alla carenza di pratica di manovra di chi naviga, piuttosto che alla riduzione degli attriti ed alla possibilità di “inquinare meno consumando meno”. Dovrebbe essere facile comprendere come l’equazione
(meno)-resistenza = (meno)-potenza = (meno)-consumo di carburante = (meno)-inquinamento
sia di grande aiuto per arrivare prima a raggiungere quegli obiettivi di eco-sostenibilità a cui tutti ormai dovremmo tendere.

Certo le evoluzioni potrebbero esserci, come l’avveniristica imbarcazione Foiler. uno yacht capace di volare sull’acqua sollevandosi fino a un metro e mezzo, grazie all’azione degli ormai familiari Foil; le «ali» che caratterizzano questa barca sono retrattili e “scompaiono” quando non risultano indispensabili in navigazione. Secondo i progettisti, sollevandosi dall’acqua i consumi si riducono e precisano che, in caso di mare mosso, si ha la capacità di ridurre l’impatto con onde   fino a due metri.

Idee e progetti che di sicuro vogliono innovare e fanno capire che le soluzioni “complesse” ci sono e sembrano funzionare.

Importante è guardare avanti, ma fondamentale e guardarsi indietro e “accendere il cervello” per dominare e sfruttare al meglio sia la tecnologia sia le possibilità che ci offre e mi affido, per spiegarmi definitivamente, alle parole di NIETZSCHE : “Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato”.

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Brand Ischia e sana comunicazione, le sfide del sindaco di Serrara Fontana Irene Iacono per l’isola

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Scenari diversi denotano caratteristiche differenti con le proprie sfide e le proprie peculiarità. Il comune di Serrara Fontana è viva espressione di questa territorialità eterogenea e il suo Sindaco ne coordina le vicende con intenzioni unitarie. “Occorre un brand Ischia”, una sana comunicazione ed un tavolo di intenti. Sono queste alcune delle ricette nella visione di rilancio della prima cittadina, Irene Iacono. Ascoltiamola.

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Programmazione turistica e rilancio dell’isola: le idee del sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale

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“La vicinanza del Governo la si sente al di là dei numeri” questa la dichiarazione del Sindaco Pascale al netto degli interventi post alluvione. “Era mio desiderio la creazione di una Ctl (Consulta turistica locale) con intervento di enti sovracomunali”: questo l’organismo che il Sindaco auspica e che potrebbe favorire una nuova organizzazione del comparto turistico e della sua riqualificazione su scenari più ampi. 

Dall’inverno difficile alla riprogrammazione turistica toccando l’occupazione giovani e la necessita’ di fare impresa cosciente: ascoltiamo le lucide parole di Pascale nell’intervista che segue.

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Le sfide che aspettano Ischia: l’analisi del commercialista Antonio Tuccillo

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L’Italia, la Campania e Ischia devono dimostrarsi al passo con i tempi per esserne protagonisti. Le sfide sono ardue e le possibilità da cogliere tante. Ma le si devono affrontare con dignità e cognizione di causa. I giovani devono essere consapevoli dell’impegno richiesto e messi in condizione di poterlo espletare. Ce ne parla il Dottor Antonio Tuccillo, Presidente della Fondazione nazionale di ricerca dei commercialisti italiani.

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