Coronavirus, allarmismo ingiustificato, contagi, terrorismo mediatico, odiose sottovalutazioni oppure giornalismo 4.0 locale: questa garbata riflessione è di Michele Romano, un giovane papà e marito, titolare a Ischia della steackhouse “Porcavacca”. Va letta perché fa riflettere, per questo ve la proponiamo. A volte tra chi urla e non dice niente e chi abbaia per fare rumore emettendo fonemi indistinti, c’è una stragrande maggioranza di persone che dicono cose sensate ma nessuno se li fila. Godetevi quanto scrive
Ciao a tutti, scrivo per raccontarvi l’esperienza mia e della mia famiglia a proposito del tema Coronavirus a livello mondiale e delle ripercussioni ad Ischia in particolare. Non voglio entrare nel merito della questione tra sindaci e prefetto perché credo che in questo momento di paura e psicosi mediatica qualsiasi scelta avrebbero preso, l’opinione pubblica l’avrebbe ritenuta sbagliata. Ritengo però fermamente che il comportamento della signora al porto sia stato arrogante nei confronti dei turisti che soggiornano sulla nostra bella isola, ha voluto fare “giustizia” senza averne titolo e ha messo in risalto in negativo la nostra isola. La signora non ci rappresenta, bastava dire “ho sbagliato, scusate tutti” di sua spontanea volontà, e non le parole imboccate da Barbara D’Urso.
In questo momento mi trovo all’aeroporto di Miami, sto rientrando in Italia con la mia famiglia, e quella che vedete nel video che vi allego è la nave da crociera che avremmo dovuto prendere per le nostre due settimane annuali di vacanza. Sì, che “avremmo dovuto” prendere. Purtroppo noi e altri trecento italiani abbiamo visto partire la nave sotto i nostri occhi. Provate ad immaginare la scena: bambini che piangono, adulti arrabbiati, persone che magari hanno lavorato una vita intera per realizzare il sogno della vacanza ai Caraibi, quindici ore di viaggio dall’Italia, e la nave dei sogni che parte senza di noi.
Un italoamericano con la moglie e le figlie provvisto di passaporto e green card, solo perché aveva la doppia cittadinanza americana e italiana non è stato fatto imbarcare. Eppure in Italia non c’era mai stato. Anche a lui, come alla mia famiglia, come ad altre centinaia di persone è stato detto “Mi dispiace, siete italiani”. Le isole Cayman, Cozumel, che sono scali abituali della nave hanno chiuso i porti agli italiani e anche a chi ha il doppio passaporto. Gli unici italiani a poter stare a bordo facevano parte della crew in navigazione da più di tre mesi.
Siamo partiti il 26 febbraio, avevamo messo in preventivo che sarebbe potuto accadere qualsiasi cosa. Ma un comportamento del genere lo attendevamo forse dagli Stati Uniti, che invece ci hanno accolto senza misurarci la temperatura o chiedere da che parte d’Italia provenissimo. Ho chiamato più volte, sia prima che dopo la partenza dall’Italia, la Compagnia di navigazione che mi ha costantemente rassicurato. Avremmo dovuto imbarcarci il 29, ma a meno di 24 ore dalla partenza la Compagnia prende la decisione insindacabile di bloccare tutti gli italiani.
L’assurdo sta nel fatto che avevamo condiviso gli aerei e i transfer con i turisti di altre nazionalità che però si sono imbarcati, e per ipotesi, avremmo potuto “infettarli” tranquillamente, e quindi loro avrebbero potuto contagiare tutta la nave.
Non voglio commentare le decisioni degli altri, non ne ho i titoli, ma voglio farvi riflettere su questo fatto: nonostante la vacanza della nostra famiglia sia irrimediabilmente rovinata, e in me ci sia tanta amarezza per la vicenda, da isolano, da persona che vive e ha un’impresa sull’isola, posso solo comprendere la decisione di altre isole, che come noi vivono di turismo. Questa vicenda non è un motivo per non tornare più o per definirli razzisti, non è mio costume. Ma vorrei dire a tutti coloro che parlano male di Ischia che la vicenda dei turisti lombardi e veneti sull’isola è solo la punta di un iceberg, e che esistono intere nazioni dove in quanto italiani non possiamo entrare. Mi fa ridere sentir parlare di razzismo per la presa di posizione del tutto personale di una signora che rappresenta solo se stessa e non un’isola intera di settantamila abitanti che vive da secoli di turismo e che non tratterebbe mai male i turisti che contribuiscono al nostro lavoro.
Detto questo, spero che quest’anno decidiate di passare le vostre vacanze in Italia, per risollevare l’economia di uno dei posti più belli del mondo. Certo, può suonare retorico da uno che vi scrive dall’aeroporto di Miami, ma credetemi, sto tornando in Italia con il sorriso sulle labbra perché sto tornando a Ischia, un posto meraviglioso che non ha eguali nel mondo, e potete credermi perché il mondo l’ho girato davvero. Noi ischitani siamo un popolo ospitale che non serba rancore e che ha voglia di risollevarsi da questo momento difficile, e a prescindere dalla tua provenienza, ti stenderemo un simbolico tappeto rosso per mostrarti la bellezza incomparabile della nostra terra.
Un bacio da un italiano, un napoletano ma soprattutto un ischitano doc.
Senza rancore, ci vediamo questa estate.
Nella foto Michele Romano è con il protagonista di Men in Black, Chris Hemsworth: lui è quello con la barba
Avrebbe occultato beni mobili e somme di denaro per oltre 450mila euro e trasferito la sua attività commerciale da Cava De’ Tirreni a Santa Teresa di Gallura per sottrarre i suoi averi al recupero forzoso: un affermato imprenditore campano di 60 anni, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta, frode fiscale e reati tributari. Firmato anche un decreto di sequestro preventivo dei beni finalizzato alla confisca. Le indagini che hanno portato all’applicazione della misura cautelare nei confronti dell’industriale, molto conosciuto nella provincia di Salerno, sono partite dalla Procura di Tempio Pausania e affidate alla tenenza della Guardia di Finanza di Palau e altri reparti. E’ stato così possibile ricostruire la vicenda fiscale dell’imprenditore attivo nel settore del commercio di abiti da cerimonia. A Santa Teresa di Gallura, attraverso il figlio, gestiva un bar ristorante, dichiarato poi fallito nel luglio del 2021.
Questa mattina i carabinieri sono intervenuti in via Domenico Cirillo 30, in seguito a una segnalazione ricevuta al numero di emergenza 112. L’intervento si è reso necessario dopo che ignoti, probabilmente agendo durante le ore notturne, hanno fatto irruzione nella sede del Partito Democratico della Quarta Municipalità Napoli San Lorenzo.
All’interno del locale, i malintenzionati hanno provocato disordine, mettendo a soqquadro gli spazi. Nonostante i danni causati, dalle prime verifiche effettuate non sembrerebbe che siano stati sottratti oggetti di valore o documenti importanti.
Sul posto sono intervenuti gli specialisti del nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli, che hanno effettuato i rilievi tecnici necessari per raccogliere elementi utili all’identificazione dei responsabili. Le indagini sono attualmente in corso per risalire agli autori dell’atto vandalico e chiarire le motivazioni dietro l’accaduto.
Questo episodio si aggiunge a una serie di atti vandalici e intimidatori registrati negli ultimi tempi in diverse città italiane, sollevando interrogativi sulla necessità di maggiori misure di tutela per le sedi di partiti e associazioni sul territorio.
La Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge della Regione Umbria del 1994 che prevedeva il requisito “di essere residente in uno dei Comuni della Regione Umbria” come necessario al fine dell’iscrizione nel ruolo dei conducenti per il servizio di taxi e per quello di noleggio di veicoli con conducente (Ncc).
Lo rende noto la Corte Costituzionale. La disposizione, antecedente alla riforma del Titolo V della Costituzione, era stata censurata dal Tar Umbria in quanto ritenuta lesiva del principio di ragionevolezza nonché dell’assetto concorrenziale del mercato degli autoservizi pubblici non di linea, giacché d’ostacolo al libero ingresso di lavoratori o imprese nel “bacino lavorativo” regionale.