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Corona Virus

Il ritorno alla pandemia e… quelli che parlano

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Terza ondata: o quarta?
Dosi vaccinali: terza di una serie “n” che tende ad infinito? Comunque ci risiamo. Tutti parlano di tutto. Ogni mattina, ogni pomeriggio e, si capisce, ogni sera. Oggi e domani come già ieri.

Se mi invitassero alla televisione non a fare un dibattito, sperabilmente, ma a spiegare cos’è l’epidemia generalizzata indicata come pandemia di Covid 19, dal punto di vista della cognizione –ossia di ciò che se ne può sapere razionalmente- appronterei uno schema basandomi sulla tecnica semplice dei diagrammi di Venn, me lo farei proiettare dietro le spalle e proverei a spiegarlo.

Comincerei col precisare dunque che l’epidemia che ci attanaglia da due anni ormai è un “fatto sociale” e tutto ciò che la descrive acquista senso nel seno di una società che funziona così e così: secondo certe regole, una certa cultura, un certo ammontare di risorse e una scala di priorità di impiego. Questo per mettere sull’avviso TUTTI che se parliamo della “pandemia” di Covid 19, esprimiamo conoscenze, idee, concetti, strategie “nostre”, cioè delle società industriali e tecnologiche avanzate o, come preferirei dire, “ricche”. Cioè all’incirca ¼ della popolazione mondiale: una netta minoranza che parla per l’umanità intera. Tenderei insomma ad implementare in via preliminare la coscienza che parlare di “pandemia” è un abuso linguistico e culturale e che, pertanto, parlare di epidemia in Italia è cosa diversa che parlare di epidemia nella Repubblica Centrafricana o in Yemen.


Personalmente tenderei dunque ad evitare questo termine che uniforma a un unico modello di comprensione un fenomeno socialmente e geograficamente alquanto variegato.

Se assumiamo la prospettiva occidentale, e segnatamente europea, possiamo svolgere la lettura epidemica in questo modo. Vi sono due macro-aree da considerare, interrelate ma concettualmente distinte:

1. La prima la possiamo definire all’ingrosso MEDICA, comprensiva di una “clinica” -centrata sulla malattia e sugli atti medici fondamentali: diagnosi e terapia- e comprensiva altresì di una serie di “saperi specializzati” che si occupano della eziologia, patogenesi, diffusione (modalità, intensità), cura della/delle malattie associate al virus (epidemiologia, infettivologia, virologia, farmacologia…).

2. La seconda ha a che fare con la “SANITA’ PUBBLICA” e riguarda due fondamentali insiemi di misure, anch’esse strettamente connesse ma che conviene tenere distinte:

  • i. quelle intese a far ammalare meno o più lievemente le persone;
  • ii. quelle orientate a preservare l’integrità e l’efficienza dei sistemi di cura nazionali.

Per quanto interrelate, come detto, queste due macro-aree hanno modalità di funzionamento differenti e richiedono dunque strumenti di analisi differenti. E’ importante, così, avere ben presente su quale piano ci stiamo muovendo: se sul piano MEDICO o su quello della SANITA’ PUBBLICA. E’ pur vero, come mostra la figura, che questi due piani già di per sé connessi, a volte si intersecano. Lo fanno, ad esempio, al livello delicatissimo delle istituzioni sanitarie: che cos’è e come funziona un ospedale a Firenze o a Foggia? Che cos’è e come funziona un ospedale di medicina tradizionale cinese a Pechino? Che cos’è e come funziona un’Agenzia regolatoria? Come si risolve una difformità regolamentare tra due agenzie regolatorie rivali? E ovviamente, i due piani di intersecano potentemente al livello produttivo, considerando cioè tutto ciò che ha a che fare con la fabbricazione, la circolazione e insomma il mercato dei beni e servizi sanitari (farmaci, strumentazioni, competenze…).

 

 

Penso che sapere in anticipo di cosa stiamo parlando, ci aiuterebbe a capire quali sono le competenze che, in quella macro-area e in quei piani di intersezione contano, con vantaggio per chi è interessato a capire e sì, insomma, con sollievo per tutti noi che, dovendo affrontare i problemi sanitari ed economici dell’epidemia, non ne possono più di quelli che parlano e parlano. Tra domande pletoriche e ripetitive, e risposte di studiosi che non avvertono chi li ascolta che c’è una differenza, in ciò che stanno dicendo, tra un’opinione –sia pure autorevole come la loro- e il risultato documentato di una ricerca scientifica.

 

Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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