Collegati con noi

Cronache

“Il quadro fu rubato e taroccato”, chiusa l’inchiesta su Sgarbi

Pubblicato

del

E’ stata chiusa l’inchiesta della procura di Macerata sulla vicenda del quadro del pittore del Seicento senese Rutilio Manetti, che vede indagato l’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Lo scrive il Fatto quotidiano ,secondo cui Sgarbi sarebbe ora imputato per riciclaggio, autoriciclaggio e contraffazione di opere d’arte e rischierebbe per questo una condanna da 4 a 12 anni di carcere.

A dare il via all’indagine giudiziaria è stata proprio un’inchiesta giornalista del Fatto e di Report sulla tela rubata nel 2013 da un castello di Buriasco e che poi sarebbe riapparsa del tutto identica nove anni dopo a Lucca nella Mostra ” I pittori della luce”curata da Sgarbi , come opera di sua proprietà”, salvo il dettaglio di una torcia in alto a sinistra. Secondo il Fatto nelle conclusioni dei pm sarebbe stata decisiva la perizia sul quadro fatta eseguire dalla procura sulla tela che Sgarbi sostiene aver trovato così com’è nella soffitta della sua villa in provincia di Viterbo.

Perizia che avrebbe concluso che il dipinto in possesso del critico e da gennaio sotto sequestro “sia lo stesso provento di furto e oggetto di denuncia il 14 febbraio 2013” . E a carico di Sgarbi peserebbe anche la confessione di quello che il quotidiano definisce il “pittore-falsario” Pasquale Frongia, che con gli inquirenti avrebbe ammesso:” la torcia nell’originale non c’era, fu lui a chiedermi di aggiungerla”.

E’ sempre il caso di ricordare a chi ci legge che chiunque è da considerarsi innocente sino a sentenza definitiva perchè nel nostro Paese vige il principio di innocenza e non quello di colpevolezza. La colpevolezza la accertano i giudici e una sentenza è definitiva quando viene pronunciata in ultima istanza dalla Cassazione.

Advertisement

Cronache

Riesame conferma il carcere anche per ex bodyguard di Fedez

Pubblicato

del

Il Tribunale del Riesame di Milano ha confermato le ordinanze di custodia cautelare in carcere per due ultrà milanisti Christian Rosiello, anche noto come ex bodyguard di Fedez, e Riccardo Bonissi, entrambi arrestati, assieme ad altre 17 persone, tra cui i vertici delle curve Nord e Sud di San Siro, lo scorso 30 settembre, nell’inchiesta di Polizia e Gdf, coordinata dai pm Paolo Storari e Sara Ombra. I giudici hanno respinto il ricorso delle difese dei due ultras, così come nei giorni scorsi lo stesso Riesame aveva confermato il carcere per Mauro Nepi, ultrà interista anche lui arrestato nell’inchiesta milanese con al centro le curve, i presunti traffici illeciti, le violenze e le infiltrazioni della ‘ndrangheta.

Christian Rosiello, 41 anni, è accusato, assieme al capo ultrà rossonero Luca Lucci ed altri, di estorsione sulla vendita di birre in curva e di associazione per delinquere, sempre con Lucci e altri, tra cui Bonissi, anche per aver preso parte ad una serie di aggressioni. Tra queste pure quella della notte tra il 21 e il 22 aprile scorso ai danni del personal trainer Cristiano Iovino. A quest’ultima avrebbe partecipato anche il rapper Fedez, indagato in un’inchiesta autonoma su questo fatto, ma non iscritto nell’inchiesta sulle curve. Nei giorni scorsi era arrivata anche la conferma degli arresti domiciliari, sempre da parte dei giudici del Riesame, per Gherardo Zaccagni, accusato di fabbricazione di documenti falsi e accesso abusivo a sistema informatico, nonché gestore di parcheggi fuori dallo stadio. Zaccagni, secondo le indagini, avrebbe dovuto versare, attraverso Giuseppe Caminiti, accusato di concorso esterno nell’associazione per delinquere con aggravante mafiosa, 4mila euro al mese ai capi curva nerazzurri. Zaccagni, tra l’altro, nei giorni scorsi è stato interrogato dai pm in Procura. In un’altra tranche autonoma dell’inchiesta milanese è indagato per corruzione tra privati Manfredi Palmeri, consigliere regionale lombardo, per i suoi presunti rapporti, secondo l’accusa, con l’imprenditore interessato, come si leggeva nell’ordinanza del gip, a “garantirsi l’aggiudicazione dell’appalto” per i parcheggi dello stadio di San Siro.

Continua a leggere

Cronache

Elena Cecchettin, non sarò in aula, da 11 mesi ho incubi

Pubblicato

del

“Oggi e lunedì 28 ottobre non sarò presente in aula. Non per disinteresse, ma per prendermi cura di me stessa. Sono più di 11 mesi che continuo ad avere incubi, 11 mesi che il mio sonno è inesistente o irrequieto. La mia salute mentale e soprattutto quella fisica ne hanno risentito. Ho perso il conto delle visite mediche che ho dovuto fare nell’ultimo anno”. Lo scrive oggi Elena Cecchettin, in una storia su Instagram, a proposito dell’udienza che vede oggi Filippo Turetta in aula a Venezia. “Seguirò a distanza anche tramite i miei legali, tuttavia non parteciperò”, aggiunge.

“Sarebbe per me una fonte di stress enorme – prosegue il messaggio di Elena – e dovrei rivivere nuovamente tutto quello che ho provato a novembre dell’anno scorso. Semplicemente non ne sono in grado. Voglio condividere questo, perché penso sia giusto proteggersi quando ne abbiamo bisogno. Sono umana, e come tutti non sono invincibile”. Elena Cecchettin esprime infine “massima solidarietà alle persone che in questi mesi ci sono state vicine e si sono occupate di Giulia, grazie per prendervi cura anche di lei. Grazie a Gabriella, Nicodemo, Stefano e Francesco (i legali della famiglia, ndr), e tutte le altre persone del team”.

Nella foto in evidenza Giulia Cecchettin, la ragazza assassinata

Continua a leggere

Cronache

Polemica sull’estinzione del processo per mancato pagamento del contributo unificato: l’Uncc alza la voce

L’Unione Nazionale delle Camere Civili (Uncc) si oppone alla proposta di legge che prevede l’estinzione del processo in caso di mancato o inesatto pagamento del contributo unificato, sollevando dubbi sulla costituzionalità della norma.

Pubblicato

del

Secondo l’Uncc, che rappresenta gli avvocati civilisti italiani, l’introduzione di una norma che possa bloccare l’accesso alla giustizia per ragioni fiscali è inaccettabile. L’articolo 24 della Costituzione italiana stabilisce il diritto di agire in giudizio senza condizioni fiscali. “La giustizia ai cittadini deve essere garantita, non venduta,” sottolinea la nota diffusa dall’Uncc.

Il principio è chiaro: i diritti dei cittadini e la tutela garantita dallo Stato non dovrebbero essere subordinati a obblighi fiscali, i quali, pur restando legittimi e necessari, hanno già un proprio ambito di regolamentazione nel sistema tributario.

La questione del contributo unificato: le obiezioni dei civilisti

La proposta, infatti, è ritenuta irragionevole dall’Uncc per il suo impatto sul diritto di difesa, che potrebbe essere compromesso per mancati pagamenti che gravano sui cittadini e non sui legali che li rappresentano. L’associazione evidenzia che il recupero di tasse e imposte può essere eseguito tramite mezzi coattivi, previsti per ogni tipo di debito tributario, senza interferire con il diritto del cittadino a un processo.

Difesa e accessibilità: il ruolo dell’avvocato e la tutela dei cittadini

L’Uncc segnala, inoltre, come sia il cittadino, e non l’avvocato, a essere direttamente responsabile dell’eventuale mancato pagamento del contributo unificato, salvo casi di illecito rilevante. Gli avvocati sostengono i diritti di difesa anche quando il cliente non può permettersi di pagare l’intero saldo, e una norma di questo tipo minerebbe ulteriormente la protezione dei più vulnerabili.

Conclusione: una giustizia per tutti, non subordinata a vincoli fiscali

La proposta di subordinare l’accesso alla giustizia a un pagamento fiscale rappresenta, secondo l’Uncc, un colpo ai diritti costituzionali e al ruolo dello Stato come garante della giustizia. Con questa ferma opposizione, l’Uncc mira a preservare l’accessibilità della giustizia per tutti i cittadini italiani, senza condizioni dettate da vincoli fiscali.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto