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Il Partito di Dio schiera sul campo i razzi Fadi

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Nella “risposta iniziale” agli attacchi dei walkie-talkie e cercapersone dei suoi miliziani nei giorni scorsi, Hezbollah ha deciso di schierare per la prima volta sul campo i razzi Fadi-1 e Fadi-2, due nuove armi dalla gittata maggiore rispetto ai Katyusha finora utilizzati nei suoi raid, con l’obiettivo di colpire più in profondità i territori dello Stato ebraico. Secondo quanto riferito dai media libanesi affiliati al Partito di Dio, il Fadi-1 deriva dal missile iraniano Kheibar M220, viene fabbricato in Siria e ha un calibro di 220 mm con gittata di 80 chilometri. Il Fadi-2 si basa invece sul Kheibar M302, con un calibro di 302 mm e una gittata di 105 chilometri.

Quest’ultimo razzo è apparso per la prima volta in un video di propaganda del gruppo pubblicato circa un mese fa, che mostrava la struttura di tunnel ‘Imad’ dal quale si ritiene siano stati lanciati gli ultimi raid contro Israele. Il filmato aveva scatenato speculazioni sul fatto che una struttura sotterranea così sofisticata e ben fatta potesse trovarsi davvero sotto le montagne libanesi o altrove nella regione.

Secondo fonti citate da Al Mayadeen, “è la prima volta che i razzi Fadi-1 e Fadi-2 vengono utilizzati dall’8 ottobre”, quando sono iniziati i combattimenti sul fronte settentrionale israeliano. E vanno ad aggiungersi a un arsenale stimato in oltre 200mila elementi tra razzi e missili e tre volte maggiore di quello di Hamas a Gaza.

In particolare, gli Hezbollah dispongono di migliaia di proiettili di artiglieria e razzi di corta gittata (Falaq 1 e 2, Shahin, Katyusha, Fajr 3) in grado di raggiungere l’Alta Galilea e di colpire fino a 40 km in territorio israeliano dal sud del Libano. Il Partito di Dio è anche in possesso di missili di media gittata Fajr 5, Kheibar 1, M303, Zilzal 1 che possono raggiungere il Lago di Tiberiade, la Cisgiordania, Tel Aviv, Ashdod e anche Gaza. A questi si aggiungono i missili di lunga gittata Fateh 110 e Scud C – tra i 260 e 500 km – in grado di raggiungere il confine col Sinai, oltre a duemila droni e centinaia tra missili anti-nave (C802, Yakhont) di lunga gittata (200-300 km).

L’arsenale di Hezbollah si completa con migliaia di missili antiaerei Sam e i razzi anti-carro teleguidati. L’Idf ha riferito che tra venerdì e sabato mattina, circa 150 razzi, missili da crociera e droni sono stati lanciati contro Israele: mentre infatti Hezbollah si affidava ai nuovi razzi Fadi per la sua rappresaglia, ha trovato man forte nei gruppi armati filo-iraniani in Iraq, che contemporaneamente hanno lanciato Uav e missili contro gli insediamenti dello Stato ebraico. In particolare, la Resistenza Islamica in Iraq (Iri) ha riferito di aver usato per i suoi attacchi i missili da crociera Al-Arqab, che secondo la Difesa Usa derivano dagli iraniani Paveh 351. Per quanto riguarda i droni, i gruppi iracheni utilizzano gli Shahed di fabbricazione iraniana.

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Abusi su bambini in case d’accoglienza, 355 arresti in Malesia

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La polizia malese ha annunciato l’arresto di 355 persone nell’ambito di un’inchiesta su centinaia di casi di bambini vittime di aggressioni fisiche e sessuali in case d’accoglienza in Malesia. L’ispettore generale della polizia, Razarudin Husain, ha spiegato che i sospetti sono stati fermati nel corso di un’operazione contro membri il gruppo Global Ikhwan Services and Business (Gisb) che gestisce le case e accusato di avere legami con la setta islamica Al-Arqam bandita dalle autorità nel 1994.

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Esercito Israele in sede Al Jazeera Ramallah, stop 45 giorni

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Militari dell’esercito israeliano hanno fatto irruzione nella sede di Ramallah di Al Jazeera per notificare la chiusura per 45 giorni. L’ingresso dei militari negli uffici della Cisgiordania è stato testimoniato in diretta dalla stessa emittente qatariota.

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Quad, preoccupati per situazione in Mar cinese meridionale

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I leader del Quad – Usa, Australia, Giappone e India – si dicono “seriamente preoccupati” per la situazione nel Mar cinese meridionale. Lo si legge nella dichiarazione conclusiva del summit ospitato da Joe Biden a Wilmington, in Delaware.

Joe Biden, il premier australiano Anthony Albanese, quello indiano Narendra Modi e il primo ministro giapponese Fumio Kishida si impegnano a sostenere “in maniera inequivocabile” il mantenimento “della pace e della stabilità nella regione dell’Indopacifico quale elemento indispensabile della sicurezza e della prosperità globali”, si legge ancora nella dichiarazione finale. I leader del Quad si oppongono “fermamente a qualsiasi azione destabilizzante o unilaterale che cerchi di cambiare lo status quo con la forza o la coercizione. Condannano i recenti lanci missilistici nella regione che violano le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed esprimono seria preoccupazione per le recenti azioni pericolose e aggressive nel settore marittimo”.

“Cerchiamo una regione – affermano il presidente americano e i tre premier – in cui nessun Paese domina e nessun Paese è dominato, una regione in cui tutti i paesi siano liberi dalla coercizione e possano esercitare la propria influenza per determinare il proprio futuro. Siamo uniti nel nostro impegno a sostenere un sistema internazionale stabile e aperto, con un forte sostegno ai diritti umani, al principio di libertà, allo stato di diritto, ai valori democratici, alla sovranità e all’integrità territoriale, alla risoluzione pacifica delle controversie e al divieto della minaccia o l’uso della forza in conformità con il diritto internazionale, inclusa la Carta delle Nazioni Unite”.

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