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Il Panshir sotto assedio: pronti a combattere

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Sale alle stelle la tensione a nord di Kabul: nella Valle del Panshir “migliaia” di combattenti anti-Talebani si sono asserragliati e sono “pronti a dare battaglia”, circondati da quelli che fino a una manciata di giorni fa erano insorti e che ora invece dominano di nuovo l’Afghanistan. Ma questo fazzoletto di terra stretto tra le montagne dell’Hindu Kush resiste, come ha fatto contro i sovietici negli anni 80 e sempre contro i Talebani dopo la caduta di Kabul nel 1996. La Valle e’ “assediata” ma stiamo negoziando con le forze dell’Alleanza del Nord “per trovare una soluzione pacifica”, ha dichiarato il portavoce dei Talebani, Zabihullah Mujahid. Tuttavia si rincorrono notizie di ultimatum alle forze del Panshir e la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro. Il responsabile talebano ha enfatizzato la riconquista “di tre distretti” della vicina provincia di Baghlan, attaccati nei giorni scorsi dai miliziani guidati dal figlio del leggendario generale Massoud, Ahmad. Si tratta della piu’ importante conferma alle notizie rilanciate nei giorni scorsi dai leader della resistenza, accolte con prudenza e scetticismo vista l’impossibilita’ di avere un quadro imparziale di quanto sta realmente accadendo 160 chilometri a nord della capitale. Mentre le aperture di Massoud e dei suoi sodali a un “governo inclusivo con i Talebani” sono state frettolosamente considerate da qualcuno come un cedimento ai nuovi padroni. Nulla di piu’ lontano dalla realta’: “Non se ne parla di abbandonare la lotta. Anzi, la nostra resistenza, qui nel Panshir, e’ appena iniziata”, ha detto lo stesso Massoud in una conversazione con Bernard-Henri Levy. “Preferirei morire piuttosto che arrendermi. Sono figlio di Ahmed Shah Massoud: ‘resa’ e’ una parola che non esiste nel mio dizionario”. Il giovane leader ha gia’ chiarito che per “governo inclusivo” intende un esecutivo scevro da “estremismo e fondamentalismo”, mentre il portavoce Ali Nazary parla di un “sistema di potere decentrato, che assicuri giustizia sociale, diritti, uguaglianza e liberta’ per tutti”. Un quadro che sembra ben lontano da quello che i Talebani e la Rete Haqqani vogliono costruire. “Non fate errori”, ha scritto lo stesso Levy dopo l’annuncio dell’avanzata talebana verso il Panshir, “questa e’ la prima linea per il mondo intero, tra liberta’ e barbarie”. La Valle – Panshir secondo alcune fonti significa ‘cinque Leoni’ – e’ praticamente inespugnabile, ci si accede solo attraverso una stretta gola: i sovietici non riuscirono a conquistarla nonostante massicci e reiterati attacchi a colpi di artiglieria pesante e bombardamenti dal cielo. Cadde solo nel 2001, dopo l’assassinio di Massoud ordito dai Talebani ed eseguito il 9 settembre 2001 da una cellula della galassia di al Qaeda, la stessa che due giorni dopo avrebbe colpito le Torri Gemelle. La resistenza potrebbe gia’ contare su 9.000 effettivi armati, diversi mezzi blindati dell’esercito e centinaia di nuove reclute in addestramento immortalate dalle immagini delle agenzie internazionali. Tra loro anche i ragazzini, gia’ vittime dell’ennesima guerra civile afghana.

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Il Partito di Dio schiera sul campo i razzi Fadi

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Nella “risposta iniziale” agli attacchi dei walkie-talkie e cercapersone dei suoi miliziani nei giorni scorsi, Hezbollah ha deciso di schierare per la prima volta sul campo i razzi Fadi-1 e Fadi-2, due nuove armi dalla gittata maggiore rispetto ai Katyusha finora utilizzati nei suoi raid, con l’obiettivo di colpire più in profondità i territori dello Stato ebraico. Secondo quanto riferito dai media libanesi affiliati al Partito di Dio, il Fadi-1 deriva dal missile iraniano Kheibar M220, viene fabbricato in Siria e ha un calibro di 220 mm con gittata di 80 chilometri. Il Fadi-2 si basa invece sul Kheibar M302, con un calibro di 302 mm e una gittata di 105 chilometri.

Quest’ultimo razzo è apparso per la prima volta in un video di propaganda del gruppo pubblicato circa un mese fa, che mostrava la struttura di tunnel ‘Imad’ dal quale si ritiene siano stati lanciati gli ultimi raid contro Israele. Il filmato aveva scatenato speculazioni sul fatto che una struttura sotterranea così sofisticata e ben fatta potesse trovarsi davvero sotto le montagne libanesi o altrove nella regione.

Secondo fonti citate da Al Mayadeen, “è la prima volta che i razzi Fadi-1 e Fadi-2 vengono utilizzati dall’8 ottobre”, quando sono iniziati i combattimenti sul fronte settentrionale israeliano. E vanno ad aggiungersi a un arsenale stimato in oltre 200mila elementi tra razzi e missili e tre volte maggiore di quello di Hamas a Gaza.

In particolare, gli Hezbollah dispongono di migliaia di proiettili di artiglieria e razzi di corta gittata (Falaq 1 e 2, Shahin, Katyusha, Fajr 3) in grado di raggiungere l’Alta Galilea e di colpire fino a 40 km in territorio israeliano dal sud del Libano. Il Partito di Dio è anche in possesso di missili di media gittata Fajr 5, Kheibar 1, M303, Zilzal 1 che possono raggiungere il Lago di Tiberiade, la Cisgiordania, Tel Aviv, Ashdod e anche Gaza. A questi si aggiungono i missili di lunga gittata Fateh 110 e Scud C – tra i 260 e 500 km – in grado di raggiungere il confine col Sinai, oltre a duemila droni e centinaia tra missili anti-nave (C802, Yakhont) di lunga gittata (200-300 km).

L’arsenale di Hezbollah si completa con migliaia di missili antiaerei Sam e i razzi anti-carro teleguidati. L’Idf ha riferito che tra venerdì e sabato mattina, circa 150 razzi, missili da crociera e droni sono stati lanciati contro Israele: mentre infatti Hezbollah si affidava ai nuovi razzi Fadi per la sua rappresaglia, ha trovato man forte nei gruppi armati filo-iraniani in Iraq, che contemporaneamente hanno lanciato Uav e missili contro gli insediamenti dello Stato ebraico. In particolare, la Resistenza Islamica in Iraq (Iri) ha riferito di aver usato per i suoi attacchi i missili da crociera Al-Arqab, che secondo la Difesa Usa derivano dagli iraniani Paveh 351. Per quanto riguarda i droni, i gruppi iracheni utilizzano gli Shahed di fabbricazione iraniana.

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Abusi su bambini in case d’accoglienza, 355 arresti in Malesia

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La polizia malese ha annunciato l’arresto di 355 persone nell’ambito di un’inchiesta su centinaia di casi di bambini vittime di aggressioni fisiche e sessuali in case d’accoglienza in Malesia. L’ispettore generale della polizia, Razarudin Husain, ha spiegato che i sospetti sono stati fermati nel corso di un’operazione contro membri il gruppo Global Ikhwan Services and Business (Gisb) che gestisce le case e accusato di avere legami con la setta islamica Al-Arqam bandita dalle autorità nel 1994.

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Esercito Israele in sede Al Jazeera Ramallah, stop 45 giorni

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Militari dell’esercito israeliano hanno fatto irruzione nella sede di Ramallah di Al Jazeera per notificare la chiusura per 45 giorni. L’ingresso dei militari negli uffici della Cisgiordania è stato testimoniato in diretta dalla stessa emittente qatariota.

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