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Il mix di vaccini ha funzionato su altre malattie

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Non e’ la prima volta che viene utilizzata e si e’ gia’ dimostrata efficace in altre situazioni. La vaccinazione eterologa, ovvero l’utilizzo di un ‘mix’ di vaccini diversi tra la prima e la seconda dose, ha funzionato per altre malattie. Ma, rispetto all’impiego di un vaccino anti-Covid diverso per i soggetti under-60 che hanno gia’ fatto una prima somministrazione con il vaccino di AstraZeneca, alcuni esponenti del mondo scientifico continuano ad esprimere perplessita’. “La vaccinazione eterologa e’ gia’ stata utilizzata con successo ad esempio contro l’epatite B, l’epatite A e nel caso del vaccino esavalente dei bambini – sottolinea il virologo Fabrizio Pregliasco dell’Universita’ di Milano -. Si tratta di un approccio che prevede una stimolazione antigenica trasversale con due diversi vaccini che ha dimostrato efficacia per varie malattie”. Non solo: “E’ una tecnica che abbiamo utilizzato anche in passato. Nella campagna vaccinale contro la polio – spiega l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, assessore alla Sanita’ della Regione Puglia – avevamo a disposizione due vaccini completamente diversi, uno con il virus vivo attenuato e l’altro con il virus ucciso e si e’ usata quella che veniva chiamata schedula mista. Le prime dosi con il vaccino ucciso e il richiamo con il vaccino vivo. Abbiamo ottenuto risultati migliori – afferma – rispetto alle vaccinazioni con lo stesso prodotto”. Tuttavia, rispetto al mix vaccinale nell’immunizzazione anti-Covid, vari esperti continuano ad essere perplessi. Ad oggi, rileva Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, “le uniche evidenze scientifiche che abbiamo, oltre a basi razionali sia immunologiche che biologiche, sono 4 studi piccoli che complessivamente hanno arruolato un migliaio di pazienti che dimostrano che la reazione dopo il mix di vaccini e’ buona e non ci sono effetti avversi rilevanti. Ma le evidenze scientifiche su questo argomento sono ancora preliminari e mantengono un certo margine di incertezza”. E per Massimo Andreoni, direttore di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, “la vaccinazione eterologa e’ una scelta che per estrema cautela puo’ essere anche comprensibile, ma ritengo si tratti – ha detto – di una cautela probabilmente eccessiva e che, soprattutto, rallenta la campagna vaccinale”. Sulla stessa linea Andrea Crisanti, microbiologo all’Universita’ di Padova: “Non credo ci siano problemi perche’ il sistema immunitario dovrebbe essere stimolato. Tuttavia la mia opinione, come quella dei miei colleghi virologi e dello stesso Comitato Tecnico Scientifico, non conta nulla in assenza di dati. La vaccinazione eterologa e’ stata studiata su poche centinaia di casi – ribadisce – e non sono assolutamente sufficienti; occorre un campione molto piu’ esteso”. Anche secondo Arnon Shahar, responsabile della campagna vaccinale in Israele, “mixare i vaccini e’ una scelta che al momento andrebbe presa solo in condizioni disperate” poiche’ “non ci sono studi sufficienti”. Parla al contrario di “studi inconfutabili” e di “esperimenti sul campo che stanno dimostrando la maggiore efficacia della vaccinazione eterologa” il presidente dell’Aifa, Giorgio Palu’. E per Guido Rasi, consulente del commissario per l’emergenza Coronavirus e gia’ direttore dell’Agenzia Europea dei medicinali, si tratta di un approccio “efficace e sicuro”. Concorde anche il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: “Lo switch – rimarca – sembrerebbe dare una risposta immunitaria migliore”.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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