Il mercato del lavoro continua a viaggiare con il segno positivo, trainato ancora dall’aumento dei dipendenti stabili e dal recupero degli autonomi, a fronte del calo degli occupati a termine. E dei disoccupati. Un mercato, dunque, che si conferma in ripresa, mentre cambiano di poco le dinamiche per l’ingresso. Nella ricerca di un posto per la stragrande maggioranza dei casi continua a prevalere l’uso del cosiddetto canale informale: ovvero rivolgersi a parenti, amici e conoscenti. A certificarlo sono gli ultimi dati dell’Istat, che rilevano quasi 400mila occupati in più nel primo trimestre dell’anno, rispetto ad un anno prima.
Le tabelle mostrano nello specifico una crescita annua di 394mila occupati (+1,7%), che coinvolge innanzitutto i dipendenti a tempo indeterminato (+478mila, +3,1%) e poi gli indipendenti (+48 mila, +1,0%), mentre quelli a termine diminuiscono (-132mila, -4,6%). Dinamica positiva anche rispetto al trimestre precedente: gli occupati aumentano di 75mila unità (+0,3%), con la crescita dei dipendenti permanenti (+92mila, +0,6%) e degli autonomi (+32mila, +0,6%), che compensano il calo dei dipendenti a termine (-49mila, -1,7%). Il tasso di occupazione raggiunge il 62,0%, il tasso di disoccupazione scende al 7,2% e quello di inattività sale al 33,1%. Dati anche migliori in quelli provvisori di aprile scorso, con il tasso di occupazione record al 62,3% e quello di disoccupazione in discesa al 6,9%.
Plaude la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone: “Aumento del lavoro stabile, del lavoro autonomo, delle ore lavorate. Chi sostiene che in Italia aumenta il lavoro precario viene smentito dai dati Istat e da tutte le proiezioni che dimostrano invece quanto sia efficace l’azione del governo”, commenta. Un punto su cui insiste anche la Cisl, dicendo basta “all’enfasi sulla precarietà”, perché – sostiene – distoglie dagli altri problemi che riguardano l’occupazione di donne e giovani, per i quali “nonostante i progressi, restiamo agli ultimi posti in Europa”.
E, dice il segretario confederale Mattia Pirulli, questa situazione “non si contrasta cambiando le leggi sul lavoro” bensì insistendo sull’orientamento scolastico e universitario, sulle politiche attive, sulla formazione e sulla conciliazione vita-lavoro. Nessuno la cita, ma il riferimento sembra essere in primis alla Cgil che ormai da tempo porta avanti la sua battaglia contro la precarietà e per i quattro referendum sul lavoro (e contro il Jobs act), sui quali ha già raggiunto le 500mila firme. Per Confesercenti, l’aumento degli occupati sta trainando la crescita, grazie anche alla spinta di turismo e ristorazione, che tra gennaio e marzo – sottolinea – registrano una crescita di dipendenti del 6,9%.
E per cercare di entrare nel mondo del lavoro continuano a prevalere le vie informali. La pratica di rivolgersi a parenti, amici e conoscenti resta la più diffusa: la quota di chi lo fa rimane al 75,7%, come indicano sempre i dati Istat sul primo trimestre dell’anno, confrontati con il primo trimestre 2023. Seguono l’invio di domande e curriculum (65,4%, +1,3 punti) e la consultazione di offerte di lavoro (49,2%, +1,8 punti). In maggiore aumento, tra i disoccupati, risulta la quota di chi si rivolge al Centro pubblico per l’impiego (27,3%, +3,3 punti) e, seppur meno intensamente, cresce anche quella di chi si rivolge alle agenzie private di intermediazione o somministrazione (20,0%, +0,8 punti). Nei primi tre mesi dell’anno crescono anche le ore lavorate (+0,6% rispetto al trimestre precedente e +1,5% sul primo trimestre 2023), più del Pil (+0,3% congiunturale e +0,7% annuo). E sale anche il costo del lavoro: +1,6% in un anno, spinto dalle retribuzioni (+1,8%), più dei contributi sociali (+0,9%).