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Economia

Il forno che rivoluziona la cottura della pizza: Leaf Oven, un’innovazione sostenibile made in Italy

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Due professionisti campani, Francesco Miccoli e Paolo Muzio, hanno dato vita a un progetto innovativo destinato a cambiare il mondo della ristorazione, in particolare quello delle pizzerie. Insieme, hanno inventato un forno che non produce fumo né fuliggine, completamente ecosostenibile e capace di preservare la tradizione della pizza napoletana. Il forno, battezzato Leaf Oven, è il risultato di una collaborazione tra i due imprenditori e la storica azienda “Pasquale Fazzone Forni Artigianali”, leader nella produzione di forni realizzati con tecniche tradizionali.

L’intuizione geniale: come nasce il Leaf Oven

L’idea nasce da Paolo Muzio, ristoratore e docente di enogastronomia all’Ipsar «Giacomo Matteotti» di Pisa. Un giorno, Muzio notò un forno per uso non alimentare che non emetteva fumo e da lì partì l’intuizione: realizzare un forno simile per la cottura della pizza. Dopo aver commissionato un prototipo su larga scala, Muzio coinvolse l’ingegnere Francesco Miccoli, napoletano con grande esperienza tecnica, per dare forma definitiva al progetto. Il risultato è stato il Leaf Oven, un forno a legna dotato di un innovativo bruciatore che elimina fumo e fuliggine.

I vantaggi del Leaf Oven: un forno per un ambiente più sano

Il Leaf Oven offre numerosi vantaggi, sia per i pizzaioli che per l’ambiente. Grazie al suo bruciatore innovativo, il forno consente di ridurre notevolmente le emissioni di monossido di carbonio e fuliggine. Questo significa che i pizzaioli possono lavorare in un ambiente più pulito e sicuro, senza dover respirare sostanze nocive prodotte dalla combustione della legna. Inoltre, il forno permette di risparmiare fino al 50% di legna rispetto ai forni tradizionali, garantendo una cottura perfetta della pizza, mantenendo il sapore autentico della tradizione napoletana.

Sostenibilità e tradizione: un equilibrio perfetto

Il Leaf Oven rappresenta un connubio perfetto tra tradizione e innovazione. Realizzato con materiali locali come il tufo e il famoso “biscotto di Santa Maria” per il piano, il forno mantiene le proporzioni e le tecniche costruttive della tradizione napoletana. L’aspetto innovativo risiede nel fatto che queste antiche tecniche sono combinate con una tecnologia all’avanguardia, rendendo il forno non solo efficiente, ma anche sostenibile dal punto di vista ambientale.

Un’opportunità globale: il futuro del Leaf Oven

Il forno Leaf Oven ha già trovato interesse da parte di importanti catene di pizzerie, come i Fratelli La Bufala, e i suoi creatori sono determinati a portarlo in tutto il mondo. L’obiettivo di Muzio e Miccoli è di esportare un prodotto innovativo che non solo rispetta le tradizioni della pizza napoletana, ma risponde anche alle esigenze di sostenibilità ambientale, un tema centrale nel dibattito globale.

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I redditi bassi di ristoratori, tassisti e balneari: l’anomalia delle dichiarazioni fiscali

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Anche dopo la fine della crisi pandemica, i redditi dichiarati da alcune categorie di lavoratori autonomi, come ristoratori, tassisti, lavanderie e balneari, continuano a rimanere sorprendentemente bassi. In alcuni casi, si registrano differenze significative tra le province italiane, generando sospetti sulla fedeltà fiscale di molti contribuenti.

I tassisti: Roma vs Perugia

Un esempio curioso riguarda i tassisti romani, che dichiarano in media solo 12 mila euro all’anno, contro i 16 mila dei loro colleghi di Perugia, una città decisamente più piccola per popolazione e dimensioni. La differenza appare inaspettata, soprattutto considerando che Roma offre maggiori opportunità di lavoro per un tassista. Questo dato solleva domande sulla trasparenza delle dichiarazioni fiscali in alcune aree.

Ristoratori e pelliccerie: dati contrastanti tra nord e sud

Nel settore della ristorazione, la situazione appare altrettanto frammentata. I ristoranti di Bolzano, Trento e Venezia guidano la classifica dei redditi dichiarati, con circa 32-33 mila euro, mentre a Roma e Torino i ristoratori dichiarano appena 11 mila euro. Le cifre migliorano a Milano, con 29 mila euro, ma il divario tra le diverse aree resta evidente.

Per quanto riguarda le pelliccerie, Firenze, centro tradizionale della moda, registra redditi medi di 91 mila euro, in linea con le aspettative. Tuttavia, a Milano, città della moda per eccellenza, le pelliccerie dichiarano solo 20 mila euro, con Bari e Trieste addirittura più basse, rispettivamente a 5 e 3 mila euro. Anche qui, si nota una discrepanza che merita attenzione.

Le tintorie: le anomalie di Cagliari

Il settore delle tintorie presenta altre stranezze. A Cagliari, i titolari di tintorie dichiarano 37 mila euro, il reddito più alto a livello nazionale. Invece, a Roma e Napoli, i redditi dichiarati scendono a 11 mila euro, un dato che lascia perplessi considerando la domanda di servizi nelle grandi città. Ancona, con 13 mila euro, supera entrambe.

I balneari: tra record e discrepanze

Il settore dei balneari presenta forse le anomalie più evidenti. Al vertice ci sono i balneari di Lignano Sabbiadoro con 270 mila euro di reddito dichiarato, seguiti da Sorrento con 217 mila euro. Tuttavia, altre località di rilievo come Forte dei Marmi e Rimini registrano rispettivamente solo 55 mila e 29 mila euro. Infine, i balneari di Monte Argentario dichiarano una media di appena 2.600 euro, un dato che fa riflettere sulla reale situazione economica.

Il settore alberghiero: una ritrovata vitalità

Tra il 2019 e il 2022, il settore alberghiero ha mostrato segnali di ripresa dopo il calo dovuto alla pandemia. I redditi dichiarati sono aumentati da 53 mila a 73 mila euro, indicando una maggiore conformità fiscale e un controllo più rigoroso da parte del Fisco. Questo miglioramento potrebbe servire da esempio per altre categorie di lavoratori autonomi.

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Economia

Lotta all’evasione fiscale: l’intelligenza artificiale e l’Uipar al servizio dello Stato

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Negli ultimi mesi, la lotta all’evasione fiscale in Italia ha registrato una significativa svolta grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie, in particolare l’intelligenza artificiale. Il recente bollettino sulle entrate tributarie rivela un dato che ha destato poco clamore, ma che è estremamente significativo: da gennaio a luglio 2024, il gettito recuperato dalla lotta all’evasione è aumentato di ben due miliardi di euro.

Un nuovo approccio: l’intelligenza artificiale per combattere l’evasione

La chiave di questo successo è il lavoro congiunto tra l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza, che hanno iniziato a sfruttare a pieno regime l’incrocio delle banche dati, potenziato dall’intelligenza artificiale. Nel marzo 2024 è stata creata l’Uipar, l’Unità Integrata Permanente di Analisi del Rischio, un centro di analisi nato grazie alla collaborazione tra Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, e il Comandante generale della Guardia di Finanza, Andrea De Gennaro. Questa struttura innovativa ha come missione il miglioramento della capacità di individuare i contribuenti a rischio di evasione fiscale.

L’Uipar: una “raffineria” di dati per il Fisco

L’Uipar, composta da 200 esperti tra funzionari dell’Agenzia delle Entrate e agenti della Guardia di Finanza, lavora come una sorta di “raffineria di dati”. I dati raccolti, considerati il “petrolio del nostro tempo”, vengono trasformati in informazioni utilizzabili per la lotta all’evasione. Grazie all’uso degli algoritmi, l’unità crea delle “liste selettive” di contribuenti a elevato rischio di evasione, poi sottoposte a controlli mirati dalle unità operative. Nonostante l’uso massiccio di tecnologia, nessun controllo è automatizzato: ogni indicazione è verificata dagli operatori sul campo, garantendo un approccio umano e accurato.

I risultati della tecnologia nella lotta all’evasione

I risultati dell’incrocio dei dati sono stati sorprendenti. Nel 75% dei casi segnalati dagli algoritmi, i controlli mirati hanno riscontrato delle irregolarità fiscali. Un esempio è quello del Superbonus 110%, dove le verifiche hanno rivelato numerosi abusi. Anche il settore commerciale è stato interessato: i negozi sospettati di non emettere regolarmente scontrini sono stati sottoposti a 36.000 controlli tra luglio e settembre, con una mancata emissione di scontrini riscontrata in un caso su due.

L’evoluzione della lotta all’evasione fiscale

L’impiego dell’intelligenza artificiale nella lotta all’evasione ha cambiato radicalmente il modo di operare del Fisco. Ora, le autorità possono concentrarsi quasi esclusivamente sui contribuenti a rischio elevato, lasciando tranquilli coloro che lavorano e pagano le tasse regolarmente. Questo nuovo approccio favorisce la compliance e contribuisce a ridurre la pressione sui contribuenti onesti.

Nuovi settori sotto la lente del Fisco

Un altro aspetto interessante riguarda i settori su cui si sta concentrando la lotta all’evasione. Tra i comparti più monitorati ci sono quello dei digital creator e delle attività legate all’economia digitale. Il caso di Mady Gio, l’influencer di OnlyFans, accusata di non aver versato quasi un milione e mezzo di euro di imposte, è solo uno dei tanti esempi. Anche altri settori come le esternalizzazioni illecite delle imprese e i contributi straordinari sulle bollette sono finiti sotto la lente d’ingrandimento del Fisco.

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Il Generale Antonio De Vita Chief Security Officer di Intesa Sanpaolo: gestirà il caso di accessi indebiti

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Carlo Messina, CEO di Intesa Sanpaolo, ha proposto la nomina del Generale di Corpo d’Armata dei Carabinieri Antonio De Vita come Chief Security Officer (CSO) dell’istituto bancario. La decisione arriva in seguito allo scandalo relativo ad un dipendente infedele che ha eseguito accessi indebiti ai conti di 3.500 clienti, tra cui una ventina di persone esposte politicamente (PEP), tramite 7.000 accessi tra febbraio 2022 e aprile 2024.

Un generale al comando della sicurezza di Intesa Sanpaolo

La nomina del Generale De Vita sarà sottoposta all’approvazione del Consiglio di Amministrazione di giovedì 17 ottobre 2024. Il nuovo CSO riporterà direttamente a Messina, con la responsabilità della cyber security e della sicurezza fisica dell’istituto bancario. La scelta di De Vita, figura di grande esperienza militare e di leadership, dimostra l’intenzione di Intesa Sanpaolo di prendere provvedimenti seri e strategici per rafforzare la sicurezza interna e prevenire futuri incidenti simili.

Il caso degli accessi indebiti e la risposta a Bankitalia

Lo scandalo ha coinvolto Vincenzo Coviello, addetto alla divisione agribusiness della filiale di Bisceglie, che è stato licenziato a settembre 2024 dopo la scoperta degli accessi non autorizzati. Bankitalia ha richiesto chiarimenti sull’incidente e ha sollecitato Intesa Sanpaolo a intraprendere le necessarie misure per migliorare la cyber security, facendo riferimento all’obbligo di comunicare “gravi incidenti operativi o di sicurezza” sancito dalla Circolare di Palazzo Koch del 2013.

Un advisor di fiducia per Messina

Prima della sua nomina a CSO, De Vita era già stato coinvolto in Intesa Sanpaolo come senior advisor di Carlo Messina, segno che il suo contributo era già stato riconosciuto come fondamentale per migliorare la sicurezza del gruppo.

Un impegno per una maggiore sicurezza bancaria

La mossa di Messina rappresenta una presa di posizione decisa nel rispondere alle preoccupazioni sia interne che esterne, consolidando la sicurezza di una delle principali banche italiane e inviando un messaggio forte sul rafforzamento delle misure contro le minacce informatiche e operative.

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