Politica, economia, occupazione giovanile, destagionalizzazione, programmazione turistica, tavolo di lavoro fra enti, amministrazioni e associazioni. Sull’isola usciamo da un inverno problematico in cui abbiamo avuto modo, forzatamente, di guardarci dentro e capire cosa voler essere da grandi.
Siamo alle soglie della nuova stagione turistica. Cosa possiamo aspettarci dalla primavera-estate che arriva dopo l’autunno-inverno difficili che ancora incombono?
Dai protagonisti delle istituzioni e dell’economia isolana che abbiamo intervistato emerge forte la necessità di ricominciare per ridisegnare la cultura dell’accoglienza e la sua miglior forma di manifestazione.
Sei municipalità, centinaia di strutture alberghiere e migliaia di imprese che non devono dimenticare di lavorare su un unico territorio e che gli ospiti non vengono perché affezionati a questa o quella via ma consci di poter vivere l’isola nella sua interezza. La mentalità deve essere comune così come gli sforzi e, più in generale, la visione, la mission e dunque i risultati.
Serve una consulta unica del turismo, un coordinamento generale attraverso cui si abbandonano le politiche di quartiere e ci si profonda in un’idea d’insieme.
Occorre promuovere un’azione comune in armonia con le diverse peculiarità del territorio; occorre seguire un lavoro corale in cui ogni entità farà la sua parte in un coordinamento unico e, forse, super partes.
Serve dimenticare i campanilismi e fare sistema consapevoli del motivo principe secondo cui Ischia è e sarà un’isola turistica che vive, mangia (spesso anche vegeta) ed esiste solo grazie all’indotto terziario.
Lo sviluppo di ogni professione, anche quelle che sembrano non in stretto contatto con l’indotto turistico, è subordinato alla buona riuscita di un’economia sana e questa, ripeto fino alla noia, è legata alla capacita di proporre, presentare e poi far vivere al meglio il nostro territorio.
Una celebre rivista americana, Times, ha definito Ischia “l’isola più bella del mondo”. E’ un elogio alla natura e alle sue caratteristiche ma non necessariamente estendibile ai suoi abitanti.
L’espressione è ben diversa da: “l’isola più accogliente del mondo” o “il turismo più organizzato al mondo”. È l’isola più bella del mondo e dobbiamo esserne gelosi e ripetercelo anche quando usciamo per andar a fare la spesa, quando andiamo al bar e persino quando iscriviamo al ruolo una causa per due centimetri di un vaso sporgente.
Siamo ospiti dell’isola più bella del mondo. Curiamola senza dimenticare che siamo comparse di un film in cui l’attore è la natura. Mettiamoci del nostro affinché, a ciò che ci è stato omaggiato, possiamo contribuire con una sana amministrazione protesa alla sua tutela e peculiare sviluppo. Molte attività del territorio sono di un livello eccelso ed esempio di virtù imprenditoriale.
Non possono e non devono più essere però manifestazioni di un tessuto scollegato ma devono divenire pieno organismo di una sovrastruttura che li tutela, li incoraggi e ne favorisca lo sviluppo.
Oggi, allorchè si chiedesse ad un turista di identificare le aziende o le attrazioni che più rappresentano l’isola d’Ischia all’estero (divenendone icona di fatto), citerebbero quasi certamente le stesse. Senza annoverarle, in un gioco un po’ da mentalist, esse sono fiore all’occhiello di un’Italia ospitale; sono bellezze senza età ed imprese invidiabili in ogni dove.
Pensiamole e poi, chiediamoci: quante e quali di esse sono gestite, volute o merito di noi isolani?
Nella risposta che potremmo darci, nasce la sensibile necessità di dover creare una mentalità scevra dalle presunzioni ed animata dalla sola voglia di crescere e fare meglio, insieme, in coro, con condivisione di intenti.
Vorrò poter leggere, in un futuro non troppo lontano, su altre riviste americane e non solo: “Ischia, l’isola dagli abitanti più attenti del mondo”.