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Cronache

Il corriere Nicolas Matias Del Rio scomparso col carico Gucci trovato ucciso

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Il corriere Nicolas Matias Del Rio, argentino di 40 anni, dipendente di una ditta di trasporto merci, scomparso sul monte Amiata il 22 maggio scorso, è stato ucciso dopo la rapina del carico di borse originali Gucci da 500.000 euro. E dopo un mese e tre giorni il suo cadavere è stato ritrovato stasera dai carabinieri in un dirupo verso Arcidosso (Grosseto). E’ stata l’eliminazione del testimone scomodo, Del Rio aveva riconosciuto chi lo aveva agganciato con un pretesto e poi lo attirò in trappola.

La svolta nelle indagini della procura e dei carabinieri di Grosseto è arrivata nelle ultime ore. Un impulso lo avrebbe dato l’interrogatorio a Regina Coeli di uno dei tre arrestati in carcere, un albanese e due turchi, che hanno residenza nei paesi dall’Amiata da tempo. Stasera i carabinieri hanno attivato un maxi-sopralluogo a una villetta di località Case Sallustri. Sono case per le vacanze in montagna. In un dirupo, nelle vicinanze, c’era il corpo dello scomparso. Perché lì? Durante le indagini furono ritrovati in quel posto accessori per pelletteria che poi la stessa casa di moda Gucci ha confermato essere autentici e facenti parte del carico rapinato, destinato agli stabilimenti di Scandicci (Firenze). Ma c’è un altro particolare.

A una di queste villette faceva da corriere, manutentore e giardiniere il padre di uno dei tre incarcerati sui quali da oggi gravano le accuse di omicidio volontario e sequestro di persona, oltre a quelle già note di rapina e danneggiamento. Sono Klodjan Gjoni 33 anni albanese, e i turchi Ozgur Bozkurt, 44 anni, e Kaia Emre, 28enne. I carabinieri li avrebbero visti bazzicare Case Sallustri nei giorni dopo la scomparsa. Alla villetta faceva lavori saltuari Niko Gjoni, padre di Klodian: ora è indagato per concorso in rapina, danneggiamento e sequestro di persona insieme a un altro parente della ‘batteria’ turco-albanese dell’Amiata, Zindan Bozkurt, legato, questo, a Ozgur Bozkurt da vincoli di parentela. Klodjan Gjoni, preso mentre stava per scappare in aereo da Ciampino (Roma), sarebbe al centro del disegno criminale.

Lui, sempre secondo le ricostruzioni, ‘aggancia’ col pretesto di un guasto al suo furgone Del Rio e lo attira nel piano ordito con gli altri. Lo fa telefonare al datore di lavoro di Del Rio, facendosi passare per ‘Goni’, sfruttando l’assonanza tra il cognome e quella di una ditta, che però è chiusa da tempo, e chiede un passaggio per completare un proprio trasporto. Ottiene l’okay dell’ignaro titolare della ditta di Del Rio, la New Futura, titolare Sergio Pascual De Cico.

Gjoni, insieme a Bozkurt e Emre, avrebbero poi aggredito Del Rio in una zona isolata, di campagna e boschi, gli avrebbero rapinato il carico e poi hanno dato fuoco al furgone per cancellare le tracce. Per Nicolas Matias Del Rio il 22 maggio era il primo giorno, dopo due mesi di affiancamento, che guidava da solo il furgone. Era da poco alla New Futura. La banda di sequestratori lo ha individuato e lo ha assalito eseguendo un piano preparato bene ed eseguito a volto scoperto, l’omicidio ne è stata la conseguenza prevista. L’argentino lascia la moglie e un figlio piccolo che vivono ad Abbadia San Salvatore, versante senese dell’Amiata.

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Napoli: ex infermiere morto a causa dell’amianto, maxi risarcimento ai familiari

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Ex infermiere di un ospedale di Napoli morto a causa dell’amianto: arriva il maxi risarcimento per i familiari. Una sentenza del Tribunale di Napoli, confermata dalla Corte d’Appello, ha condannato l’Asl Napoli 1 Centro, in rappresentanza di un presidio ospedaliero, al pagamento di un risarcimento di 727mila euro in favore degli eredi di un ex infermiere del napoletano, deceduto per mesotelioma pleurico causato da esposizione all’amianto.

La consulenza medico-legale del dottor Nicola Maria Giorgio ha dimostrato ai giudici il nesso di causalità tra l’esposizione all’asbesto e il mesotelioma pleurico che ha colpito l’infermiere. Il dipendente sanitario, deceduto durante il processo di primo grado, aveva lavorato per anni in un presidio ospedaliero di Napoli, dove era frequentemente esposto all’amianto, presente in un locale caldaia adiacente alla sala sterilizzazione. Grazie alla perizia dettagliata del medico legale è stato possibile stabilire in modo inconfutabile che l’esposizione a questa sostanza tossica ha causato la patologia, poi risultata fatale. “Questo caso rappresenta un punto di svolta non solo per la giurisprudenza, ma anche per la consapevolezza di dover garantire la salute nei luoghi di lavoro, specialmente in ambito sanitario” afferma il dottor Giorgio. La famiglia era assistita dall’avvocato Luca Maria Maranca.

“La nostra analisi medico-legale ha evidenziato in modo inconfutabile – ha aggiunto il dottor Giorgio – il legame diretto tra l’esposizione prolungata all’amianto e lo sviluppo del mesotelioma pleurico”. L’amianto, utilizzato in passato per le sue proprietà isolanti, è stato successivamente riconosciuto come estremamente pericoloso per la salute ed il suo utilizzo è stato vietato in molti Paesi, compresa l’Italia, dal 1992. Tuttavia, la sua presenza in strutture più datate continua a rappresentare una minaccia e questo caso mette in luce l’importanza della vigilanza e della manutenzione continua negli edifici pubblici.

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Cronache

Segre-Seymandi, il garante per la privacy assolve il finanziere per il video-scandalo

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Non è punibile il finanziere torinese Massimo Segre per il video che nell’estate del 2023 fece realizzare nel corso di una festa in cui annunciò, a sorpresa, la rottura del fidanzamento con l’imprenditrice Cristina Seymandi. Lo ha stabilito il Garante della Privacy al termine di un’istruttoria. In base a quanto riportato da alcuni quotidiani locali, Segre aveva assegnato a un investigatore privato l’incarico di filmare il suo discorso, nel quale spiegava di voler troncare la relazione con la donna. L’intenzione, a quanto pare, era utilizzare il video soltanto in caso di strascichi legali. E siccome si trattava di un party privato non aperto al pubblico e tanto meno ai giornalisti, secondo il Garante non sono state commesse violazioni delle norme sul trattamento dei dati personali. La notizia dell’esistenza del video si diffuse nella cerchia dei conoscenti della coppia, quindi trapelò sugli organi di informazione.

La coppia e l’annuncio delle corna on line, la causa civile su 700mila euro aggiornata a settembre

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‘Volevo sapere cosa si prova a uccidere’, choc a Viadana

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Freddo, quasi distaccato dalla sua realtà che da tre giorni si è trasformata in dolore e morte. Così è apparso agli investigatori, nel primo interrogatorio subito dopo il fermo, lo studente 17enne accusato di aver ucciso, a Viadana nel mantovano, in modo volontario e premeditato, per poi occultarne il cadavere, la 42enne romena Maria Campai, che aveva contattato su una chat di incontri e sulla quale ha scatenato tutta la sua furia. Durante quel primo interrogatorio avrebbe pronunciato, come riporta la Gazzetta di Mantova in edicola oggi, una frase che avrebbe lasciato senza parole gli stessi investigatori: “Volevo scoprire che cosa si prova ad uccidere una persona”.

Una frase che il giorno dopo viene lasciata come sospesa nell’aria da chi sta cercando di far luce su quell’omicidio, quasi fosse un macigno difficile da rimuovere; una frase che, però, trova supporto in quello che i carabinieri hanno riscontrato nei dispositivi in uso al ragazzo, solito frequentare siti di arti marziali, di cui è appassionato e cultore. Lo studente, infatti, pratica la disciplina Mma, le arti marziali miste, e le sue ricerche in Rete incrociavano i siti in cui si spiegava come neutralizzare una persona a mani nude. Una tecnica che avrebbe usato per uccidere la donna, colpita al volto e alla testa e poi strangolata, dopo un rapporto sessuale.

Dai suoi account sui social sarebbero emersi anche altri particolari inquietanti, come foto di Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin, a cui pare inneggiasse in un impeto di ammirazione. E anche durante i giorni in cui si cercava Maria Campai il ragazzo aveva mantenuto una vita pressoché normale frequentando la scuola, un istituto tecnico, e la palestra come se niente fosse, raccontano alcuni amici. Il 17enne era uno sportivo e in quella palestra di Viadana aveva sviluppato un fisico molto muscoloso; non avrebbe, dunque, faticato ad aver ragione di una donna di corporatura esile come la vittima. In paese la svolta che ha preso la vicenda ha sorpreso un pò tutti: il ragazzo non risulta inserito in estesi giri di amicizia, ma chi lo conosce lo descrive come una persona tranquilla.

Il sindaco di Viadana Nicola Cavatorta punta il dito sulla fragilità delle famiglie, “il primo contesto sociale ed economico”: “A Viadana – dice – per i giovani ci sono più opportunità rispetto a 30 anni fa, basti pensare che ci sono trenta società sportive, tre biblioteche e le attività integrative offerte dalle scuole. I cosiddetti casi sociali, però, sono aumentati. Forse nel tempo le famiglie sono diventate più fragili”. Le indagini dei carabinieri proseguono a tamburo battente perché bisogna fare chiarezza su quanto avvenuto, visto che i punti da chiarire rimangono ancora molti.

Le uniche certezze sono la scomparsa per sette giorni di Maria Campai dopo aver incontrato il ragazzo (riconosciuto dalla sorella della vittima come la persona con cui si era incontrata giovedì 19 settembre) e la scoperta del corpo nel giardino della villetta disabitata accanto al condominio dove abita il ragazzo, luogo peraltro indicato da lui stesso che, per questo, viene definito “collaborativo” dai militari.

Poi bisogna capire che cosa sia successo di preciso nel garage del condominio dove i due si sono appartati, in cui il giovane aveva ricavato una piccola palestra con tanto di attrezzi ginnici. Garage che si trova sul lato opposto dell’appartamento abitato dalla famiglia dello studente, che non si sarebbe accorta di quanto stava succedendo a pochi metri di distanza. Intanto, il 17enne si trova nel carcere Beccaria di Milano in attesa dell’udienza di convalida del fermo da parte del Gup, in programma lunedì; lo stesso giorno la Procura per i minori di Brescia affiderà l’incarico per l’autopsia sulla donna che, probabilmente, verrà eseguita il giorno dopo all’ospedale Carlo Poma di Mantova.

Sempre lunedì i carabinieri del Ris eseguiranno altri accertamenti nel garage dove si è consumato l’omicidio e da dove il ragazzo, sembra da solo, ha spostato il cadavere per nasconderlo sotto al fogliame, nel giardino della villetta abbandonata che confina con il condominio.

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