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Il centrodestra si compatta su Fontana in Lombardia

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 La benedizione tanto attesa alla fine è arrivata. I leader del centrodestra riconfermano Attilio Fontana come candidato alle prossime regionali in Lombardia: “La nostra compattezza e coerenza – si legge in una nota rilanciata dai partiti – sono la garanzia per proseguire il percorso comune di buongoverno”. Fontana ringrazia e accelera, annunciando “un grande evento” per il 28 novembre a Milano, dove riunirà “le principali menti” della Regione per ascoltare suggerimenti e proposte. “Sarà una campagna elettorale incentrata sul fare”, dice il governatore che metterà al centro il tema della Lombardia come ‘Smart Land’, una Regione “iperconnessa” che offra pari condizioni e servizi a tutti. “Non potevamo avere un candidato migliore – esulta il coordinatore regionale della Lega Fabrizio Cecchetti – Fontana sta facendo correre la Lombardia come una Formula 1”. “La Lega – ribatte il capogruppo del M5s in Regione Nicola Di Marco – pur di non perdere la casella del candidato presidente si aggrappa a una scialuppa di salvataggio che fa acqua da tutte le parti”. Il capogruppo del Pd al Pirellone, Fabio Pizzul, chiede invece al governatore di “giustificare ciò che ha fatto e ciò che non ha fatto” durante il suo mandato. Fontana tira dritto e si dice perplesso, ma non preoccupato, dalla discesa in campo di Letizia Moratti con il Terzo polo. E se il centrodestra si compatta attorno al presidente, nel centrosinistra sale il pressing per una candidatura dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che conquistò Palazzo Marino proprio ai danni di Moratti, ai tempi ancora nel centrodestra. I dem puntano o “su un nome che mette tutti d’accordo”, che poteva essere quello dell’attuale sindaco di Milano Giuseppe Sala e che potrebbe essere ora proprio Pisapia, o sulle primarie di coalizione proposte dall’assemblea regionale. La corrente riformista del partito spera ancora di poter ricucire con il Terzo polo. E anche se il ‘no’ della base è stato piuttosto chiaro, secondo Rosa Maria Di Giorgi, della direzione nazionale del Pd, Moratti rappresenta “l’unica chance reale che abbiamo per vincere in Lombardia”. Oltre a Pisapia, alle primarie in quota Pd potrebbero partecipare il sindaco di Brescia Emilio Del Bono e l’ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi. Ma anche l’assessore alla Casa del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran, che da mesi spinge per le primarie e per replicare una campagna come quella “arancione” che portò Pisapia a Palazzo Marino nel 2011. Secondo alcune voci, +Europa potrebbe invece avanzare il nome del radicale milanese Marco Cappato: “Aspettiamo ventiquattro ore per vedere se viene fuori il profilo di un autorevole federatore progressista che tenga in piedi una coalizione più ampia possibile”, dice intanto il consigliere regionale di +Europa Michele Usuelli. Tutti gli indizi, dopo la candidatura ritirata da Carlo Cottarelli che auspicava una coalizione con il Terzo polo, portano a Pisapia. “Ma il problema – fanno notare fonti del M5s – non è Pisapia ma cosa vuole fare il Pd. Un pezzo del partito rincorre ancora il Terzo polo”. I pentastellati sono al lavoro per definire un programma e una “visione della Lombardia”. Partendo dai temi verificheranno la possibilità di ricucire i rapporti con i dem anche se escludono, quantomeno per il momento, la possibilità di partecipare alle primarie di coalizione. E sono pronti ad andare anche da soli.

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Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

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La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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