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I russi irrompono nell’acciaieria ‘ma Azovstal resiste’

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I russi sono entrati ad Azovstal. Il perimetro dell’acciaieria-bunker degli ultimi difensori ucraini di Mariupol, da settimane sotto assedio, non e’ piu’ inviolato. E la madre delle battaglie di trincea nei 70 giorni della guerra di Vladimir Putin sembra ormai a una svolta. “I tentativi di prendere d’assalto l’impianto continuano per il secondo giorno”, dopo la mini-tregua per le prime evacuazioni di civili. “Le truppe russe sono gia’ sul territorio” dello stabilimento, in cui restano asserragliati circa duemila combattenti del reggimento Azov e dei marines, ha confermato in serata il negoziatore ucraino David Arahamiya. L’ultima roccaforte di Kiev nella citta’ martire, nonostante tutto, resiste, ha assicurato il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Bombardata a ripetizione dall’artiglieria nemica anche “con appoggio aereo”, ma ancora sotto il controllo dei suoi strenui difensori, secondo lo Stato maggiore ucraino. “La comunicazione con i difensori e’ stata ripristinata”, ha spiegato Arahamiya, poche ore dopo che il sindaco Vadym Boichenko aveva annunciato la perdita dei contatti durante “violenti combattimenti” nell’impianto siderurgico. Anche le mogli e le compagne delle truppe di Azov rifugiate in Italia avevano temuto che fosse arrivato il peggio. “Mio marito oggi a pranzo mi ha salutato per sempre, perche’ i soldati russi hanno fatto irruzione su una parte di Azovstal”, ha raccontato Yulia Fedosiuk. “Ma cosi’ – ha avvertito Hanna Naumenko – non possono andare avanti a lungo, perche’ non hanno quasi piu’ niente”, dalle munizioni alle scorte di acqua e cibo. Il Cremlino, pero’, nega l’operazione. “L’ordine di annullare qualsiasi assalto e’ stato dato pubblicamente dal comandante in capo” Putin, ha detto il portavoce Dmitry Peskov, sostenendo che le forze di Mosca stanno assediando il sito e intervengono solo per “fermare molto rapidamente i tentativi” dei combattenti nemici di raggiungere “postazioni di tiro”. Per il ministro della Difesa russo Serghei Shoigu, gli ucraini che combattono ad Azovstal, semplicemente, “sono bloccati in modo sicuro” al suo interno, mentre nel resto della citta’ riprende “la vita in tempo di pace”. Dopo la prima parziale evacuazione di 156 persone giunte nelle scorse ore a Zaporizhzhia, seguita ad almeno 20 tentativi falliti di creare corridoi umanitari, nei cunicoli dello stabilimento restano secondo Kiev tra 200 e 300 civili, di cui una trentina di bambini, in condizioni sempre piu’ difficili. Un nuovo cessate il fuoco e’ stato annunciato da Mosca tra giovedi’ e sabato per consentire loro di lasciare l’area degli scontri, ma dopo l’escalation militare ne andra’ verificata l’effettiva tenuta. La presa russa su Mariupol comunque appare sempre piu’ forte, e l’intelligence ucraina si dice convinta che lunedi’ la citta’ portuale sul mar d’Azov diventera’ il trofeo da esibire per l’esercito di Putin con l’allestimento della parata del 9 maggio, anniversario della vittoria sui nazisti nella Seconda guerra mondiale, con le vie centrali della citta’ ripulite da “macerie e munizioni russe inesplose”. In vista dell’evento, sarebbe anche arrivato il primo vice capo dell’amministrazione presidenziale, Serghei Kiriyenko, definito dal ministero della Difesa di Kiev come “il curatore del Cremlino per le questioni dei territori ucraini temporaneamente occupati”. Per la seconda sera di fila poi, l’Ucraina resta nel mirino dei raid di Mosca anche lontano dalle linee del fronte. Razzi sono piovuti ancora da Kiev a Dnipro, da Mykolaiv a Zaporizhzhia fino a Odessa: bombardamenti in parte neutralizzati dalla contraerea ma capaci di mantenere alta la pressione sulle difese. Secondo la viceministra della Difesa, Anna Malyar, “i russi stanno perseguendo tattiche che li fanno sembrare imprevedibili. Si puo’ vedere chiaramente dagli attacchi missilistici che vengono compiuti praticamente in tutta l’Ucraina”, come “in Transcarpazia”, nell’estremo ovest del Paese. I raid proseguono paralleli all’offensiva strategica principale nell’est. Le forze di Mosca continuano l’avanzata intorno a Izyum, nell’oblast di Kharkiv, e nel Donbass, con un nuovo raid su un deposito di autobus ad Avdiivka, nella regione di Donetsk, che ha provocato 10 vittime e 20 feriti tra i civili. Dove i russi si sono ritirati, nella regione di Kiev, sono invece emersi altri 20 corpi, portando a 1.235 il numero dei cadaveri di civili recuperati, Le tensioni continuano anche intorno all’Ucraina. Per la seconda volta in un mese, la Russia ha violato lo spazio aereo della Finlandia, stavolta con un elicottero militare Mi-17, un sinistro avvertimento proprio nei giorni in cui il Paese scandinavo valuta insieme alla Svezia l’ingresso nella Nato.

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La spia che venne dagli Usa, l’uomo di Mosca nel Donbass

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Le prime foto di lui, con il viso pixelato e abbracciato a un soldato, erano apparse sui canali di blogger militari russi il 28 ottobre, subito dopo l’operazione che lo aveva esfiltrato dal territorio ucraino. Ma oggi Daniel Martindale si è presentato a volto scoperto e mostrando i suoi documenti di americano davanti ai giornalisti a Mosca, affermando di aver operato per oltre due anni dietro le linee nemiche fornendo preziose informazioni alle truppe di Mosca nel Donbass. Ora Martindale, che ha 33 anni, dice di voler farsi una vita e una famiglia in Russia e lavorare come agricoltore.

Oltre che acquisire la cittadinanza russa. Come Edward Snowden, l’informatico e attivista statunitense già tecnico della Cia che dal 2013 vive in Russia dopo aver rivelato i dettagli di diversi programmi top secret di sorveglianza di massa del governo di Washington e quello di Londra. E non sarà certo una sorpresa se Mosca deciderà di concedere la cittadinanza anche al nuovo transfuga, che promette di diventare una importante pedina della macchina propagandistica. “Dal 2005 considero gli Usa il mio nemico”, ha dichiarato Martindale, presentatosi alla stampa in camicia arancione e un cappellino nero con visiera. Quello che accade in Ucraina, ha insistito, “è un tentativo dell’America di contenere la Russia per non permetterle di competere ad armi pari con gli Stati Uniti”.

Poi un messaggio diretto a Washington: “Se qualcosa succede a me o a qualche mio parente non sarà un incidente, ma opera delle autorità americane per costringermi a tornare negli Usa e accusarmi di tutti i peccati”. Martindale ha detto di essere stato un “missionario” in Polonia. Quando ha capito che stava per scoppiare una guerra, si è trasferito in Ucraina e, dopo essere passato per Kiev, è arrivato nel territorio della regione di Donetsk controllato dalle forze governative solo una decina di giorni prima dell’attacco russo. Da lì, ha detto, si è messo in contatto con le forze separatiste filorusse scrivendo sul loro canale Telegram. Lo stesso sistema ha utilizzato per mantenere poi i contatti con le agenzie di sicurezza russe, che gli hanno fatto arrivare un nuovo telefono cellulare con un drone.

La settimana scorsa le forze speciali della 29/a Armata hanno fatto un’incursione in territorio ucraino per farlo uscire, dopo che, sostengono i canali degli osservatori militari russi, aveva avuto “un ruolo chiave nella preparazione dell’assalto al villaggio di Bogoyavlenka”, caduto in mano russa qualche giorno fa. Anche oggi Mosca ha annunciato la conquista di nuovi villaggi, quelli di Kurakhivka nella regione di Donetsk e quello di Pershotravneve nella regione di Kharkiv, in un’avanzata nell’est dell’Ucraina che ha accelerato nelle ultime settimane. Le truppe ucraine stanno affrontando una delle più “potenti” offensive della Russia dall’inizio dell’invasione, ha detto il comandante delle forze armate, Oleksandr Syrsky. La situazione è difficile, e “le ostilità in alcune aree richiedono un costante rinnovamento delle risorse delle unità ucraine”, ha aggiunto.

Difficoltà confermate dall’intelligence militare dell’Estonia, secondo la quale solo nell’ultima settimana le forze russe hanno occupato circa 150 chilometri quadrati di territorio nella regione di Donetsk. Il presidente Volodymyr Zelensky ha denunciato massicci attacchi di droni nella notte su varie regioni, compresa Kiev, dove le autorità locali hanno parlato di incendi scoppiati in vari edifici residenziali. Due feriti sono segnalati nella capitale e cinque, di cui tre bambini, a causa di un bombardamento di artiglieria nella città meridionale di Kherson. “I costanti attacchi terroristici contro le città ucraine provano che la pressione esercitata sulla Russia e i suoi complici non è sufficiente”, ha affermato Zelensky. Le autorità russe hanno invece detto che quattro civili sono rimasti feriti in attacchi di droni ucraini sulla regione frontaliera di Kursk e uno su quella di Belgorod. Oltre a due persone rimaste ferite in un attacco di artiglieria delle forze di Kiev a Gorlovka, località nel Donetsk controllata dalle truppe di Mosca.

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Cinque passi verso la pace tra Russia e Ucraina

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Dopo due anni e mezzo di guerra della Russia contro l’Ucraina, pesanti impatti sulla sicurezza energetica a quella alimentare oltre alla crisi di rifugiati (oltre 14 milioni) più significativa in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale, la pace è urgente. Teha, coinvolgendo 9 think tank internazionali, ha disegnato una ‘road map’ che presenterà al Forum di Cernobbio: 5 proposte per rafforzare la sicurezza energetica, 5 per la sicurezza agroalimentare globale e 5 per arrivare alla pace. “Navighiamo in un panorama geopolitico instabile senza precedenti” sottolinea Valerio De Molli, il ceo di Teha Group, per questo “solo comprendendo le cause profonde della guerra e affrontando le sue implicazioni più ampie possiamo lavorare per un futuro in cui la resilienza, l’inclusività e la sostenibilità siano in prima linea nella governance globale”.

E’ il fil rouge del Paper “con l’obiettivo di fornire, si spera, un contributo costruttivo per avvicinare la pace” e il sogno, malcelato, è che il primo passo parta proprio da Cernobbio. Qui, nella prima giornata di lavori farà il suo intervento Viktor Orbán, Primo Ministro dell’Ungheria e Presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea e dovrebbe partecipare anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Per incontrarlo potrebbe anticipare il suo arrivo Giorgia Meloni. Bisogna partire con il “riconoscere gli ingenti danni causati dalla guerra sia a livello regionale che globale”, secondo l’analisi condotta da Teha con DiXi Group, EDAM Centre for Economics and Foreign Policy Studies, Higher School of Economics, Jacques Delors Institute, Kyiv School of Economics, Limes, Observer Research Foundation e la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) è “il prerequisito di un processo di pace globale”.

Il passaggio successivo è “condurre un’analisi critica del fallimento diplomatico degli Accordi di Minsk” (firmati nel 2014 tra Ucraina, Russia e Osce, ndr). Le altre tappe sono: “segmentare il processo di pace in azioni a breve e medio-lungo termine per stabilire tappe e obiettivi chiari, facilitando risultati progressivi e garantendo che sia le esigenze immediate sia gli obiettivi di lungo termine siano raggiunti; organizzare una Conferenza di Pace internazionale” che coinvolga Russia e Ucraina e infine “creare un solido piano di assistenza finanziaria ed economica per sostenere l’Ucraina nel dopoguerra” prevedendo il problema del debito pubblico e il calo della popolazione. Per rispondere alle due grandi crisi, energetica e alimentare, originatesi con la guerra gli analisti di Teha suggeriscono cinque mosse per ognuna.

La diversificazione delle fonti energetiche, la creazione di riserve strategiche di energia, l’aumento degli investimenti nelle energie rinnovabili, l’introduzione di misure per l’efficienza energetica, e la creazione di un Network Energetico Pan-Europeo, sul fronte energetico. Par reagire all’insicurezza alimentare acuta ha raggiunto livelli record, riguardando 258 milioni di persone in 58 Paesi nel 2022, le proposte di TEHA sono: “avviare un’attività di coordinamento, che coinvolga le principali organizzazioni internazionali, nella gestione della crisi alimentare globale; istituire programmi internazionali di aiuto alimentare a sostegno dei paesi vulnerabili; dare un’assistenza finanziaria e aiuti allo sviluppo ai paesi vulnerabili per costruire sistemi agroalimentari e migliorare la resilienza a shock futuri; incentivare pratiche agricole sostenibili che aumentino la produttività riducendo al minimo l’impatto ambientale e infine avviare una riforma della politica agricola globale e della governance a sostegno della transizione verde per garantire un accesso e una distribuzione equi delle risorse agricole e alimentari”.

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Missili russi sull’ospedale pediatrico Okhmatdyt di Kiev, 20 morti e 66 feriti

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Almeno 20 morti e 66 feriti: è il bilancio provvisorio del massiccio attacco missilistico lanciato oggi dalla Russia contro l’Ucraina. Finora si registrano infatti 35 feriti e 10 vittime a Kiev, incluse cinque nell’ospedale pediatrico Okhmatdyt, e altre 10 a Kryvyi Rig, città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dove sono stati segnalati anche 31 feriti.

Ci sono persone intrappolate sotto le macerie dell’ospedale pediatrico Okhmatdyt Kiev colpito oggi da un attacco missilistico russo: lo riporta su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

“Ospedale pediatrico Okhmatdyt di Kiev. Uno degli ospedali pediatrici più importanti non solo in Ucraina, ma anche in Europa. Okhmatdyt ha salvato e restituito la salute a migliaia di bambini. Ora l’ospedale è stato danneggiato da un attacco russo, con persone intrappolate nelle macerie, e non si conosce il numero esatto di feriti e dei morti. Ora tutti stanno aiutando a rimuovere le macerie: medici e gente comune”, si legge nel messaggio. “La Russia non può non sapere dove volano i suoi missili e deve essere ritenuta pienamente responsabile di tutti i suoi crimini: contro le persone, contro i bambini, contro l’umanità in generale. È molto importante che il mondo non rimanga in silenzio e che tutti si rendano conto di ciò che la Russia è e di ciò che sta facendo”, conclude Zelensky.

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