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Esteri

I russi accumulano missili, colpita diga nell’est

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Una manovra a tenaglia, con attacchi da nord a sud, da Kharkiv a Mykolaiv, per indebolire un avversario ormai esausto dopo quasi tre anni di guerra. La Russia, in costante superiorità di uomini e mezzi, non rallenta l’offensiva in Ucraina continuando a guadagnare terreno nel fronte principale, il Donbass. Anche a costo di provocare disastri ambientali, secondo le autorità locali, che hanno denunciato danni ad una diga sul fiume Vovcha dopo un raid. Con decine di villaggi a rischio di allagamento. L’inverno è alle porte e per Kiev sarà ancora più difficile, ma già ci si prepara al peggio. La valutazione è che le forze russe abbiano “immagazzinato missili negli aeroporti in vista di attacchi massicci”.

Tra due mesi Donald Trump tornerà alla Casa Bianca, ma si è già attivato per quantomeno congelare la guerra, anche a costo di pesanti concessioni territoriali dell’Ucraina. Kiev sta tentando di riguadagnare terreno prima che sia troppo tardi, ma la situazione continua a peggiorare. Sia all’interno del Paese che nelle zone russe occupate ad agosto. Proprio l’offensiva nel Kursk, la scommessa di Zelensky per ottenere una merce di scambio, si sta rivelando un boomerang, secondo quanto ha ricostruito il quotidiano spagnolo El Pais parlando con alcuni militari ucraini.

Nella regione di confine lo stato maggiore ha schierato le sue brigate migliori e ben equipaggiate, ma nonostante questo le truppe di Mosca hanno gradualmente ripreso parte dell’oblast. Allo stesso tempo a difendere il Donbass sono rimasti i reparti più deboli, tra l’altro stremati per una permanenza in prima linea che arriva fino a 25 giorni. Il risultato, un costante arretramento. Nel Donetsk in particolare la recente caduta di Vulhedar ha conferito alla Russia un vantaggio significativo, perché la sua posizione elevata consente di far partire i droni per attaccare in profondità dietro le linee ucraine. Negli ultimi giorni in quest’area sono stati registrati i maggiori progressi dell’Armata di Putin, in direzione nord, e l’obiettivo adesso sembra essere la città di Kurakhove, che ha una grande centrale termoelettrica in funzione. Un obiettivo strategico, con il gelo alle porte.

Proprio il bacino idrico locale, secondo le autorità ucraine, è stato il bersaglio di un raid che avrebbe danneggiato una diga, facendo alzare il livello del fiume e minacciando i villaggi circostanti. Già lo scorso anno un’enorme diga di epoca sovietica nel Kherson era stata parzialmente distrutta, allagando decine di villaggi sulle rive del Dnepr. Con le due parti a scambiarsi accuse sulla paternità dei raid. All’inizio di novembre il comandante delle forze armate di Kiev, Oleksandr Syrskyi, ha affermato che l’Ucraina stava affrontando “una delle più potenti” offensive del nemico dall’inizio della guerra. E domenica il New York Times ha rivelato che ben 50mila russi e nordcoreani sono stati schierati per il Kursk. Chiusa quella partita, Mosca potrebbe tornare a concentrarsi sul Donbass, e non solo. Ormai la sua avanzata minaccia anche quel che resta dell’oblast di Zaporizhzhia in mano agli ucraini e Dnipropetrovsk.

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Esteri

Cina, auto lanciata contro la folla: 35 morti e decine di feriti

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Trentacinque persone sono morte e 43 sono rimaste ferite a Zhuhai, nel sud della Cina, dopo che un’auto si è lanciata contro la folla in un impianto sportivo. Lo riferiscono i media cinesi. L’incidente è avvenuto ieri. Il presidente Xi Jinping ha ordinato oggi di curare i feriti e di punire con la massima severità il responsabile dell’incidente. Secondo le informazioni, alla guida dell’auto era un sessantaduenne, che si sarebbe scagliato contro la folla in un momento di furia omicida seguita a un divorzio. L’uomo sarebbe stato scontento dalla divisione dei beni e avrebbe tentato di suicidarsi con l’auto. E’ ricoverato in seguito alle ferite connesse all’incidente.

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Pakistan: bus festa di nozze cade in fiume, 26 morti e 10 dispersi

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Almeno 26 persone sono morte e altre 10 risultano disperse a causa di un incidente automobilistico avvenuto nel nord del Pakistan ieri sera, quando un autobus con 40 persone a bordo è precipitato in un fiume nella regione montuosa di Gilgit-Baltistan: lo hanno reso noto oggi i servizi di emergenza. Il gruppo era di ritorno da un matrimonio e ieri pomeriggio le autorità locali avevano riferito che nella sciagura erano morte 26 persone. “L’autobus trasportava 40 passeggeri. Solo la sposa è sopravvissuta. Finora sono stati estratti 14 corpi”, ha detto Wazir Asad Ali, uno dei responsabili delle operazioni di soccorso.

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Somalia: oggi elezioni nella regione separatista del Somaliland

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In un clima di grande tensione nel Corno d’Africa, si tengono oggi le elezioni presidenziali nell’autoproclamato Stato indipendente del Somaliland, da tempo al centro di una disputa tra il governo federale di Mogadiscio e l’Etiopia, che ha recentemente firmato un accordo con la regione separatista per avere accesso al suo spazio marittimo sull’oceano indiano. A sfidarsi nella tornata elettorale della regione, che non è mai stata riconosciuta dall’Onu, sono l’attuale leader Muse Bihi Abdi, al potere dal 2017, e Abdirahman Mohamed Abdilahi, capo dell’opposizione che ha comunque più seggi nel parlamento regionale, come riporta Garowe Online.

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