La procura di Milano sequestra il telefono di Leonardo Apache La Russa. La consegna del solo dispositivo, senza la sim, arriva in serata dopo che a lungo ci si era interrogati sul caso “unico” nel suo genere del telefonino del figlio del presidente del Senato, intestato alla società di La Russa senior. E alla fine di una giornata che ha visto un nuovo intervento di Ignazio La Russa, questa volta senza entrare nel merito della vicenda che vede il terzogenito indagato per l’accusa di violenza sessuale da parte di una sua ex compagna di liceo. Per “tutelare l’onorabilità” della sua famiglia dalla “speculazione politica” – pur confermando di avere “piena fiducia nell’operato dei magistrati della Procura di Milano” -, La Russa fa sapere di avere dato mandato a un legale di raccogliere “tutti gli elementi che esulano dal normale esercizio del diritto di cronaca e di critica”. Ce l’ha con la stampa, il senatore La Russa, ma anche con le “associazioni di sinistra” che preannunciano “flash mob politici e diffamatori”.
E che “hanno passato il segno”, il ragionamento che affida, un format inedito, al suo staff. Una scelta di comunicazione per distinguere ciò che riguarda lui e i suoi familiari dal suo ruolo di presidente del Senato. Anche perché quel primo commento a caldo – dopo che si è saputo dell’indagine aperta sul figlio – gli è costato valanghe di critiche dalle opposizioni e pure la bacchettata di Giorgia Meloni. “Io non sarei intervenuta”, ha preso le distanze due giorni fa la premier. Ma “quotidiani, giornali online e social” hanno scambiato un figlio per un altro nelle foto pubblicate “più volte” oltre a riportare “ricostruzioni artefatte” delle “vite giovanili” dei tre fratelli. Senza contare i “manifesti” comparsi vicino a locali notturni accanto allo studio legale del presidente del Senato e il flash mob organizzato a Milano dal movimento “Non una di meno”, che hanno spinto La Russa senior a parlare di nuovo. E a dare tutto in mano a un avvocato. Un altro legale, Adriano Bazzoni, si occuperà invece della difesa di Leonardo Apache e anche della questione del telefonino usato dal ragazzo.
“Affronteremo anche questo tema. E’ una questione che fino ad oggi non ho preso in considerazione” aveva detto il difensore nel pomeriggio. Salvo poi accompagnare in procura il suo assistito, insieme alla madre, per consegnare il telefonino. Il dubbio da sciogliere, che ha impegnato il pm Rosaria Stagnaro e l’aggiunto Letizia Mannella, titolari dell’inchiesta, e lo stesso procuratore Marcello Viola, era se fosse necessario o meno passare attraverso il Parlamento. La scheda sim del cellulare, infatti, stando a quanto emerso oggi, sarebbe intestata ad una società dello studio legale La Russa e, dunque, gli inquirenti si sono posti l’interrogativo se quel cellulare è o non è di “pertinenza” del senatore La Russa. Nel primo caso serve un passaggio con la Giunta del Senato. Che in ogni caso difficilmente potrebbe affrontare la questione prima della pausa estiva ma, più verosimilmente, almeno alla ripresa dei lavori a settembre. Intanto, per ora, è arrivato il sequestro dello smartphone, sul quale le ricerche verranno fatte per parole chiave.
Nel frattempo la Squadra Mobile va avanti ad ascoltare i testimoni. Oltre alla ragazza di 22 anni che ha denunciato Leonardo di averla violentata, la madre e le amiche, è stata sentita, anche una conoscente presente all’Apophis, il club esclusivo nel cuore di Milano: a differenza delle altre, ha ricostruito che la presunta vittima prima di andare a casa del figlio del senatore appena rincontrato dopo tanto tempo, non era “particolarmente alterata”. Le audizioni di tutti coloro che la sera tra il 18 e il 19 maggio scorsi, si trovavano nel locale proseguiranno nei prossimi giorni. Sono importanti per accertare se la 22enne – risultata positiva a cocaina, cannabis e alle benzodiazepine a causa di tranquillanti che assume regolarmente – in quali condizioni fosse e se quindi era in grado di esprimere un consenso o meno.