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Corona Virus

I morti covid di queste settimane sono in massima parte non vaccinati

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I decessi delle ultime settimane per Covid hanno riguardato soprattutto pazienti non vaccinati, immunizzati parzialmente o non responder. Fonti qualificate hanno spiegato che si tratta di un dato consequenziale, che non deve sorprendere, poiche’ nei reparti Covid degli ospedali di tutta Italia ad essere ricoverate sono soprattutto persone che non hanno ricevuto il vaccino per scelta o impossibilita’, come nel caso di alcuni anziani ricoverati al Gemelli di Roma e morti nei giorni scorsi. Lo stesso Istituto Superiore di Sanita’ nella terza settimana di luglio aveva segnalato che dei casi di Covid-19 registrati, la maggioranza riguardava soggetti non vaccinati. Roberto Cauda, direttore dell’Istituto di malattie infettive del Policlinico Gemelli spiega che “il parametro dei decessi e’ evidentemente legato a quello dei contagiati ricoverati”. Quindi, se a ricorrere alle cure ospedaliere sono nella grande maggioranza persone non immunizzate, gli eventi fatali riguarderanno proprio loro. I dati specifici sui pazienti deceduti sono gia’ stati forniti dalle singole Regioni all’Iss, che li sta elaborando in queste ore e li rendera’ noti nelle prossime ore. Le informazioni aggregate riguardano non solo l’avvenuta o mancata vaccinazione, ma anche l’eta’ media, l’eventuale presenza di patologie, l’incidenza della variante Delta. I numeri che quotidianamente vengono forniti dal ministero della Salute mostrano un andamento sostanzialmente stabile dei decessi da dopo Ferragosto: nelle ultime 24 ore se ne sono contati 55, ieri 69, martedi’ 54. Dato non basso in cui rientrano anche – dicono dagli ospedali – pazienti ricoverati gia’ da mesi. Intanto, se a pesare sugli ingressi in ospedale sono soprattutto le mancate vaccinazioni, l’Organizzazione mondiale della Sanita’ ha preso la sua posizione sull’eventualita’ della cosiddetta terza dose, affermando che al momento i dati non ne indicano il bisogno. A dirlo in una conferenza stampa Soumya Swaminathan, chief scientist dell’Oms, secondo cui la priorita’ al momento deve essere quella di aumentare le coperture nei Paesi che ancora non hanno avuto accesso ai vaccini. Secondo l’esperta iniziare con i ‘booster’ con buona parte del mondo ancora non immunizzata potrebbe essere addirittura controproducente: “Ci opponiamo fermamente alla terza dose per tutti gli adulti nei paesi ricchi, perche’ non aiutera’ a rallentare la pandemia. Togliendo dosi alle persone non vaccinate i booster favoriranno l’emergere di nuove varianti”, ha detto. La dichiarazione non ha mancato di suscitare pareri discordanti pur restando una necessita’ la copertura vaccinale globale. “Prima di tutto bisogna vedere se il booster funziona e se e’ necessario. Tra tre settimane dovrebbero arrivare all’Ema i primi studi seri. Ma il mondo e’ grande e non e’ certo risparmiando la terza dose per chi ne ha bisogno che il vaccino arrivera’ a chi non ne ha avuto neppure una”, commenta l’ex direttore dell’Agenzia europea del farmaco Guido Rasi. “E’ chiaro che il virus si ferma vaccinando tutti in tutto il mondo – aggiunge – ma quella dell’Oms e’ un’affermazione politica, condivido il messaggio. Ma il grande nemico nella distribuzione dei vaccini e’ la logistica, non e’ riempiendo i nostri ospedali di contagiati che si svuotano quelli dei Paesi che non ricevono il vaccino”. E il nemico resta pure il rifiuto dell’immunizzazione. Come nel caso della donna di Napoli incinta e no vax , gia’ madre di tre figli, che ha contratto il Covid ed e’ ora in rianimazione, con il neonato, dopo un parto cesareo. Neppure il marito e le famiglie avevano accettato la somministrazione del vaccino. A Vicenza, una neonata di 7 mesi e’ risultata positiva e ricoverata all’Ospedale di Santorso: positivi anche i giovani genitori che non risultano immunizzati. A Bologna una donna di 68 anni e’ morta di Covid oggi all’ospedale Maggiore dopo quattro giorni di ricovero. Non era vaccinata.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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