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I dubbi su morte Camilla, i genitori: non era malata

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“Camilla non aveva malattie ereditarie”. I genitori di Camilla Canepa, morta a 18 anni dopo aver ricevuto la prima dose di Vaxzevria (AstraZeneca) affidano al loro legale Angelo Paone poche parole e chiedono il rispetto del loro dolore e della loro privacy. Eppure nelle cartelle cliniche quei termini medici, piastrinopenia autoimmune familiare, c’e’. E questa difformita’, che non e’ certo da poco, alimenta i dubbi. L’unica cosa certa e’ che Camilla e’ morta dopo aver ricevuto la prima dose di AstraZeneca. Ma i dubbi sulla sua morte sono tanti, domande che possono venir sciolte in parte dall’autopsia affidata a due esperti – l’anatomopatologo Luca Tajana e l’ematologo Franco Piovella, che riceveranno l’incarico martedi’ – ma soprattutto dal materiale documentale acquisito dai Nas per conto della procura. Le cartelle cliniche prelevate presso l’ospedale di Lavagna e al Policlinico San Martino di Genova parlerebbero non solo della piastrinopenia autoimmune familiare ma anche dell’assunzione di farmaci a base di estrogeni che vengono qualche volta utilizzati proprio per le pazienti con questo tipo di patologia. Resta da stabilire se la terapia con estrogeni seguita da Camilla abbia interferito con il vaccino amplificando il rischio di trombi. Tra le carte che gli inquirenti vogliono esaminare c’e’ anche la scheda anamnestica che Camilla deve aver obbligatoriamente compilato prima di farsi inoculare il vaccino. Il documento contiene domande ben precise come, per esempio, se il vaccinando soffra di malattie cardiache o polmonari, asma, malattie renali, diabete, anemia o altre malattie del sangue e chiede di specificare farmaci, integratori naturali, vitamine, minerali o eventuali medicinali alternativi che si stanno assumendo. Camilla aveva una piastrinopenia autoimmunitaria familiare? ha detto ai vaccinatori che stava prendendo estrogeni? Tutto questo doveva essere riferito al momento dell’anamnesi che e’ obbligatoria per chi ha deciso di vaccinarsi sia con Vaxzevria di AstraZeneca che con il vaccino Comirnaty di Pfizer. I carabinieri del Nas ieri hanno notificato all’Asl4 un decreto di esibizione e sequestro del certificato anamnestico di Camilla, certificato che si trova ancora – sotto sigilli – nell’archivio dell’Asl e che verra’ consegnato ai Nas lunedi’. Fino a quel momento non c’e’ la certezza che Camilla abbia ‘omesso’ di riferire le terapie che stava seguendo. Ma c’e’ di piu’. Quattro giorni dopo aver ricevuto la dose di vaccino, Camilla ha assunto due farmaci, un progestinico e un estrogeno che, secondo quanto appreso da fonti investigative, servivano per ridurre un problema ginecologico. Cinque giorni dopo l’assunzione degli estrogeni, Camilla ha cominciato a avvertire un forte mal di testa ed e’ stata accompagnata all’ospedale di Lavagna dai genitori. Una prima tac non avrebbe mostrato problemi particolari, secondo quanto appreso dagli inquirenti. In questo caso, la documentazione medica, che sara’ esaminata dagli esperti della procura, sara’ dirimente. Il 5 giugno Camilla viene ricoverata di nuovo e una nuova tac rivela la trombosi del seno cavernoso cerebrale. Trasferita al San Martino e operata, muore giovedi’. E i magistrati vogliono capire perche’. Quindi hanno sequestrato tutta la documentazione medica ma anche la lettera del Cts in merito agli Open Day e hanno acquisito il rapporto dell’Ema sulla possibilita’ di trombosi post vaccinali nella fascia d’eta’ di Camilla. Saranno le carta a parlare e non solo. Non e’ escluso che gli inquirenti vogliano sentire il medico che aveva in cura la ragazza, i genitori di Camilla (che, secondo quanto riportato da Repubblica, avrebbero detto “Camilla era sana”), e forse anche il tecnico che ha raccolto l’anamnesi. Intanto, Codacons ha depositato un esposto in procura chiedendo di indagare il ministro Speranza, il commissario Figliuolo e la Asl competente per aver autorizzato AstraZeneca nella fascia d’eta’ di Camilla e ha promosso una class action.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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