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I dem lavorano a tre scenari se Biden lascia

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Il ritiro di Joe Biden senza dare l’endorsement alla sua vice Kamala Harris, lasciando la decisione ai delegati della Convention di Chicago con delle mini primarie; l’appoggio alla sua vice ma lasciando aperta la porta a soluzioni alternative; le dimissioni da presidente, che garantirebbe alla Harris di prendere il suo posto e di correre da “incumbent”. Sono le tre ipotesi cui stanno lavorando i dem per il sempre piu’ probabile cambio in corsa del ticket presidenziale, secondo fonti del partito.

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Barnier, l’europeista che negoziò la Brexit è il nuovo premier francese

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A 73 anni, Michel Barnier arricchisce il suo lungo curriculum con l’incarico forse più difficile: primo ministro dopo 60 giorni di inutile ricerca da parte di Emmanuel Macron. Per lui, neogollista, conservatore ed europeista, una vera sfida da giocare sul filo della fiducia, della diplomazia, dell’affidabilità. Tutte qualità che ha affinato nella sua lunga carriera – è il premier più anziano della Quinta Repubblica, che sbarca a palazzo Matignon dopo il più giovane, Gabriel Attal – e che ora avrà modo di mettere alla prova. Nato a La Tronche, nelle Alpi francesi, vicino a Grenoble, a due passi dal confine con l’Italia, Barnier si definisce “patriota ed europeo”.

A livello nazionale è stato ministro per la prima volta nel 1993, poi a tre riprese durante le presidenze di Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy, due capi di stato neogollisti come lui. Fuori dai confini francesi, è’ stato per due volte commissario europeo a Bruxelles e tra il 2016 e il 2021 ha guidato le trattative per la Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, un compito delicatissimo, nel quale ha dimostrato le sue doti di negoziatore su scala continentale, conquistando fiducia e apprezzamento tra molti Stati membri. E’ un fan del negoziato e del compromesso, a Bruxelles fu nominato per la prima volta commissario alla Politica regionale. Tornò in Francia per fare il ministero degli Esteri nel governo di Jean-Pierre Raffarin, poi dell’Agricoltura con Sarkozy. Eletto deputato europeo, fu nuovamente commissario dal 2010 al 2014, stavolta al Mercato interno.

Dopo, il tentativo del grande rientro in Francia dal portone principale, quello che lo avrebbe portato all’Eliseo, ma il suo sogno si infranse nel dicembre 2021, quando non riuscì a qualificarsi per il secondo turno al Congresso dei Républicains e quindi non poté rappresentare la destra alle presidenziali. Fu l’anno in cui i neogollisti rischiarono di scomparire dalla scena, con la clamorosa débacle di Valérie Pécresse. Tenere insieme il “patriota” e “l’europeo” non è tuttavia stato sempre facile. Nel 2017, tentando il rilancio nel partito dei Républicains, lanciò la sua campagna affermando la necessità di “ritrovare la nostra sovranità giuridica”, e addirittura proponendo un referendum per una moratoria sull’immigrazione al fine di “non essere più sottomessi alle sentenze della Corte di giustizia Ue”.

Una proposta che apparteneva più all’estrema destra che al partito neogollista e che fece molto discutere. Oggi, inoltre, nella sua prima invettiva contro la nomina di Barnier, il “tribuno” della gauche radicale, Jean-Luc Mélenchon, ha ricordato il voto “contro la depenalizzazione dell’omosessualità” di Barnier nel 1981, quando l’attuale premier si trovò a votare no all’abolizione delle norme che consideravano l’omosessualità un reato e che erano in vigore nel regime collaborazionista di Vichy. Con lui, Jacques Chirac, François Fillon e molti altri gollisti di quegli anni.

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Il ministro brasiliano dei Diritti umani Silvio Almeida accusato di molestie sessuali

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Il ministro brasiliano dei Diritti umani Silvio Almeida è stato accusato di molestie sessuali. Tra le sue vittime ci sarebbe anche la ministra dell’Uguaglianza razziale Anielle Franco, sorella dell’attivista e consigliere comunale di Rio de Janeiro uccisa nel 2018. A rivelarlo è il sito di notizie Metrópoles, secondo il quale i due ministri non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Le denunce sono state raccolte dal movimento Me Too Brasil, che si occupa delle vittime di violenza sessuale. Secondo Me Too, una decina di donne che hanno denunciato il ministro Silvio Almeida hanno chiesto l’anonimato. Per non esporre le presunte vittime il movimento ha detto di non poter confermare la presenza della ministra in questa lista. “Come spesso accade nei casi di violenza sessuale che coinvolgono aggressori in posizioni di potere, queste vittime hanno incontrato difficoltà nell’ottenere il supporto istituzionale per convalidare le loro denunce. Di conseguenza, hanno autorizzato la conferma del caso alla stampa”, si legge nel comunicato del movimento.

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Gisèle Pelicot: Io drogata e stuprata come una bambola di pezza

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“Usata come una bambola di pezza”: calma e determinata, dinanzi al marito carnefice e agli altri 51 uomini accusati di averla stuprata per dieci anni, Gisèle Pelicot, ha raccontato dinanzi a cinque magistrati il calvario di cui è rimasta vittima per dieci anni, nel quarto giorno di processo al tribunale di Avignone. Per un decennio, la donna di 72 anni è stata drogata dal marito che poi la faceva violentare da sconosciuti, senza contropartita, assistendo e riprendendo le violenze.

Un incubo durato fino al 20 novembre 2020, quando i poliziotti di Carpentras, nel dipartimento di Vaucluse, la convocarono in commissariato. Agli inquirenti che la interrogarono la donna, ancora ignara, confermò di essere effettivamente la moglie di Dominique Pelicot, un “tipo chic, un marito super”, senza sospettare nulla. Poi le vennero mostrate quelle immagini. “Mi sono vista inerte, a letto, mentre mi violentavano. Scene da horror. Usata come una bambola di pezza”, ha detto in aula, sotto lo sguardo attonito della figlia e dei due figli presenti in tribunale.

Gisèle Pélicot, sarebbe stata vittima di uno stupro di gruppo organizzato nella sua casa a Mazan da decine di uomini, reclutati online dal marito che l’avrebbe drogata per farla addormentare.

Quel giorno, aggiunge, “mi è crollato il mondo addosso, cinquanta anni di vita” coniugale. Gisèle Pelicot si rifiutò di guardare i filmati in possesso degli inquirenti. Lo ha fatto solo nel maggio 2024, con l’approssimarsi del processo, su consiglio dei suoi legali. “Uno più atroce dell’altro”, prosegue, descrivendo “scene di barbarie, di stupri. Sono stata sacrificata sull’altare del vizio”. Le forze dell’ordine hanno rinvenuto in totale circa 4.000 tra foto e video, meticolosamente conservati e catalogati dal marito. Immagini di circa 200 stupri subiti in dieci anni. Nell’agghiacciante testimonianza di 90 minuti, la donna ha raccontato, tra l’altro, dei suoi misteriosi problemi di salute di cui non capiva la causa. Per anni, ha detto, aveva avuto strani vuoti di memoria e altri problemi di salute e pensava che potesse avere l’Alzheimer.

“Parlo per ogni donna che è stata drogata senza saperlo: sto riprendendo il controllo della mia vita per denunciare i rischi della sottomissione chimica”. E ha insistito affinché il processo si svolga pubblicamente per mettere in guardia tutte le donne. Fra gli imputati, di tutte le età, le categorie e i tipi di persone ci sono pompieri, artigiani, infermieri, giornalisti, guardie carcerarie. Celibi, sposati, divorziati. La maggior parte di loro ha fatto una sola volta l’esperienza di violentare Gisèle P. priva di conoscenza, altri sono tornati fino a sei volte e nella maggioranza dei casi non portavano nemmeno il preservativo. Il marito della vittima ha testimoniato che “tutti sapevano” che la moglie era drogata a sua insaputa.

Sono stati recensiti 92 atti di violenza dal 2011, quando la coppia viveva ancora nella regione di Parigi, fino al 2020, quando ormai si era trasferita a Mazan, una cittadina di 6.000 abitanti nel sud della Francia. Ogni volta, il marito, ex dipendente del gigante dell’energia francese Edf, somministrava alla moglie un potente ansiolitico. Ai convenuti, istruzioni precise per non svegliare la consorte: né profumi né odore di sigaretta, scaldarsi le mani sotto l’acqua calda.

La donna non si è resa conto di niente e ha appreso tutto quello che le era capitato a 68 anni. E del tutto episodicamente: il marito si era infatti tradito facendosi sorprendere in un centro commerciale a filmare sotto le gonne delle clienti. Gli inquirenti, spulciando nel suo computer, hanno scoperto le foto e i video della moglie, in stato di incoscienza, violentata dagli sconosciuti. L’uomo risulta coinvolto in altri casi giudiziari, come un assassinio con stupro a Parigi nel 1991 in cui ha sempre negato ogni addebito e un tentato stupro nel 1999. Che ha confessato, ma soltanto dopo essere stato incastrato dalla prova del Dna. Dopo la testimonianza la famiglia ha fatto sapere che si poteva pubblicare anche il cognome della donna, finora chiamata ‘Gisèle P.. Il verdetto è atteso per il 20 dicembre.

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