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Esteri

Hezbollah annuncia la morte di un comandante

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Hezbollah ha annunciato la morte di un comandante poche ore dopo che l’esercito israeliano ha dichiarato di averlo ucciso in un attacco alla periferia sud di Beirut, che secondo le autorità libanesi ha causato in tutto la morte di sei persone. In una dichiarazione, il gruppo sostenuto dall’Iran ha annunciato la morte del “comandante Ibrahim Mohammed Kobeissi”, che è stato “martirizzato sulla strada per Gerusalemme”, la frase che Hezbollah usa per riferirsi ai combattenti uccisi dalle forze israeliane.

Secondo l’esercito israeliano, Kobeissi, che comandava diverse unità, tra cui una di missili guidati di precisione, è stato preso di mira insieme ad altri comandanti delle forze missilistiche di Hezbollah. Ibrahim Kobeissi si era unito al movimento sciita libanese negli anni ’80 e aveva ricoperto diversi incarichi militari, tra cui quello di capo dell’unità Badr, responsabile di una delle tre aree operative di Hezbollah nel Libano meridionale, secondo l’esercito israeliano.

Questo attacco è avvenuto il giorno dopo un raid simile che ha preso di mira un altro funzionario di Hezbollah nella periferia meridionale ma non ha provocato alcuna vittima. Secondo Hezbollah, l’obiettivo, Ali Karaké, è sfuggito all’attacco. Una fonte della sicurezza libanese ha inoltre riferito che Israele ha effettuato un nuovo attacco nelle ultime ore contro Saadiyat, una cittadina situata sulla costa a una ventina di chilometri a sud di Beirut.

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Esteri

Cina, testato un missile balistico intercontinentale

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La Rocket Force dell’Esercito popolare di liberazione cinese ha lanciato questa mattina, alle 08.44 locali (le 2.44 in Italia), un missile balistico intercontinentale (Icbm) che trasportava una testata fittizia. Il vettore è finito “nell’Oceano Pacifico, cadendo nelle aree marine previste”, ha riferito il ministero della Difesa cinese in una nota. “Questo lancio di prova è un’operazione di routine nel piano di addestramento annuale dell’Esercito popolare di liberazione” ed “è in linea con il diritto e la prassi internazionale e non è diretto contro alcun Paese o specifico obiettivo”, ha precisato il ministero.

La Cina ha annunciato per la prima volta in forma pubblica di aver lanciato “con successo” un missile balistico intercontinentale nell’Oceano Pacifico, con una mossa che potrebbe sollevare timori a livello internazionale sull’accumulo di armi nel Paese, soprattutto di tipo nucleare. Pechino “ha informato in anticipo i Paesi interessati”, ha riferito l’agenzia di stampa statale Xinhua, senza chiarire la traiettoria o dove sia caduto il vettore in “alto mare dell’Oceano Pacifico”. Il lancio ha permesso di “testare in modo efficace le prestazioni di armi ed equipaggiamenti, e il livello di addestramento delle truppe”, raggiungendo gli obiettivi definiti, ha aggiunto la Xinhua.

La Rocket Force delle forze armate cinesi sovrintende sui missili convenzionali e nucleari del Paese ed è stata incaricata di modernizzare le dotazioni atomiche al fine di scoraggiare gli Usa su sviluppi quali il miglioramento delle difese missilistiche, delle capacità di sorveglianza e del rafforzamento delle alleanze. Pechino ha ribadito di aderire alla politica del “no first use”, al ricorso all’atomica in funzione difensiva: la Commissione militare centrale, al vertice della struttura militare del Dragone guidata dal presidente Xi Jinping come commander-in-chief, è l’unica autorità per il comando nucleare. La Cina, spesso criticata dagli Usa per l’opacità delle atività, ha interrotto i colloqui sul nucleare con Washington a luglio dopo la vendita di armi americane a Taiwan.

Pechino si stima abbia più di 500 testate nucleari operative, di cui circa 350 missili balistici intercontinentali, puntando a più di 1.000 testate entro il 2030, secondo le stime del Pentagono del 2023. Usa e Russia ne hanno schierate, rispettivamente, 1.770 e 1.710 unità. Il lancio è avvenuto mentre Taiwan è sotto la pressione della Cina che considera l’isola parte “inalienabile” del suo territorio. Il ministero della Difesa di Taipei ha riferito oggi di aver rilevato 23 jet militari cinesi (tra caccia J-16 e droni) intorno al’isola dalle 7.10 locali (1.10 in Italia). Il ministero ha parlato poi di un recente lancio “intenso” di missili cinesi e di altre manovre, senza fornire dettagli.

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Missile terra-terra lanciato dal Libano su Tel Aviv

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Le sirene d’allarme sono state attivate nel centro di Tel Aviv e a Gush Dan, poco dopo le 5,30 ora italiana, per il lancio di un missile terra-terra dal Libano. L’ha detto l’esercito israeliano (Idf). Il missile è stato intercettato. E’ la prima volta che Hezbollah prende di mira Tel Aviv da quando ha cominciato a lanciare razzi su Israele dopo il 7 ottobre.

Il Comando del fronte interno ha dichiarato che non ci saranno cambiamenti nelle istruzioni di sicurezza per i residenti della zona centrale di Israele, le scuole apriranno normalmente dopo che l’Idf ha intercettato il missile terra-terra lanciato dal Libano verso Tel Aviv.

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Nasrallah braccato ma non è (ancora) solo al comando

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Un rifugio sotterraneo nel Libano orientale al confine con la Siria è indicato da più parti come il possibile luogo segreto dal quale il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, dirige assieme a un pugno di fedelissimi la resistenza armata contro Israele. La zona montagnosa a est di Baalbek è stata finora risparmiata relativamente dalla furia dei raid aerei israeliani, anche perché non consente al partito armato libanese filo-iraniano di usare gli impervi altipiani come corridoio privilegiato per il passaggio di convogli di mezzi carichi di armi provenienti dalla vicina Siria.

Sebbene Israele bracchi Nasrallah descrivendolo come un uomo sempre più solo al comando di Hezbollah, la formazione armata libanese ha una struttura solo in apparenza verticale e nel corso degli ultimi 40 anni ha dimostrato di saper sostituire, in maniera relativamente veloce, i quadri militari via via uccisi. Il numero due del partito è Naim Qassem, una figura rappresentativa capace di rilasciare interviste e apparire, seppur raramente, in pubblico. Un’altra figura di spicco è Wafiq Safa, l’uomo che da anni cura i negoziati con alleati e rivali della regione e che è responsabile della sicurezza interna del partito. Nonostante suo figlio sia stato ferito dagli attacchi della settimana scorsa tramite i cercapersone, Safa rimane un uomo molto vicino a Nasrallah.

La gerarchia militare è legata a doppio filo a quella politica tanto che non esiste, in realtà, una distinzione tra l’ala politica e quella militare del partito. Dopo l’eliminazione a luglio di Fuad Shukr a Beirut, lo stato maggiore di Hezbollah è comandato da Ali Karaki, che dovrebbe essere scampato al raid aereo israeliano di lunedì alla periferia sud di Beirut. Karaki, nato nel 1967, fa parte del Consiglio del Jihad, a cui apparteneva anche Ibrahim Aqil, ucciso venerdì scorso sempre a Beirut in un altro attacco aereo israeliano. Aqil è stato indicato come responsabile delle forze d’elite del partito, note come Forze Radwan.

Prima di assumere il comando di tutte le operazioni sul terreno dopo l’uccisione di suoi colleghi di alto rango, Karaki era responsabile del fronte del sud del Libano, in particolare delle due unità Nasr e Aziz, presenti nelle prime linee che si affacciano sull’Alta Galilea e i cui rispettivi comandanti erano stati uccisi da Israele tra giugno e luglio. Ancora in vita e operativi sono altre due figure chiave di Hezbollah: Muhammad Haidar, a capo delle unità che operano all’estero, e Talal Hamiye, responsabile delle cosiddette black-ops, le operazioni sotto copertura. Mentre l’ultima vittima dei bombardamenti israeliani, proprio oggi, è Ibrahim Qubaisi, capo dell’unità missilistica del gruppo.

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