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Esteri

Hegseth pagò la sua accusatrice ma nega l’aggressione

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Pete Hegseth, nominato da Donald Trump capo del Pentagono, ha pagato la donna che lo ha accusato di aggressione sessuale nell’ambito di un accordo di riservatezza anche se continua a ribadire che il rapporto è stato consensuale. Lo riporta il Washington Post citando l’avvocato di Hegseth, Timothy Parlatore. Hegseth – ha riferito il legale – era “visibilmente ubriaco” al momento dell’incidente, e ha accettato di pagare una somma non precisata alla donna perché temeva che la rivelazione dell’accaduto avrebbe comportato il suo licenziamento da Fox, dove in quel momento lavorava.

La dichiarazione del legale di Hegseth segue il rapporto dettagliato inviato nei giorni scorsi al transition team di Donald Trump da una donna amica della vittima. Nel rapporto si afferma che l’ex anchor di Fox ha violentato una ragazza di 30 anni nella sua stanza di albergo dopo un drink. La vittima ha esposto denuncia alla polizia di Monterey, California, alcuni giorni dopo l’incidente ma le autorità non hanno presentato alcuna accusa. Dopo che la donna lo ha minacciato di aprire un contenzioso nel 2020, Hegseth – ha messo in evidenza il suo legale – ha deciso di pagarla e farle firmare un accordo di riservatezza.

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Esteri

Biden: competizione con la Cina non diventi conflitto

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“La competizione non viri verso un conflitto”. E’ l’auspicio del presidente Usa Joe Biden nel suo incontro a Lima in Perù con il presidente cinese Xi Jinping. Un faccia a faccia a margine del vertice della Cooperazione economica Asia-Pacifico (Apec) due mesi prima che Donald Trump entri in carica a gennaio, sullo sfondo delle preoccupazioni di nuove guerre commerciali e sconvolgimenti diplomatici. “Noi due non siamo sempre stati d’accordo, ma il nostro dialogo è sempre stato candido.

E questo penso che sia importante”, ha chiosato il commander in chief, mentre il leader cinese, da parte sua, ha annunciato che lavorerà per una “transizione fluida” nei rapporti Cina-Usa. Pechino è “pronta a lavorare con la nuova amministrazione americana per mantenere la comunicazione, espandere la comunicazione e gestire le differenze”, ha poi aggiunto Xi, precisando che “solo la solidarietà e la cooperazione possono aiutare l’umanità a superare le attuali difficoltà”. Il primo viaggio all’estero di Joe Biden come presidente degli Stati Uniti nel 2021 fu una missione celebrativa per rassicurare gli alleati democratici che l’America era tornata. Ma dopo la vittoria di Donald Trump, i due vertici all’estero per il presidente Usa uscente, all’Apec di Lima, e al G20 di Rio de Janeiro di lunedì e martedì, sono l’ultimo canto del cigno, che si trasforma in un’allerta sul rapido cambiamento dell’ordine globale.

Dopo il bilaterale col cinese Xi Jinping, Biden incontrerà il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, con cui si è dato appuntamento in Amazzonia – luogo simbolo della collaborazione sulla lotta ai cambiamenti climatici – prima di toccare terra a Rio. Una cooperazione quella sull’ambiente, che con gli Stati Uniti a guida repubblicana ora rischia di andare in frantumi. D’altra parte Trump è il convitato di pietra al summit brasiliano, dove si negozia fino all’ultimo minuto sulla dichiarazione finale, nel tentativo di sbrogliare i nodi sui dossier geopolitici di Ucraina e Medio Oriente.

Il russo Vladimir Putin a Rio diserta il vertice e anche questa volta manda il capo della diplomazia, Serghei Lavrov, che non di meno terrà il punto sulla partita con Kiev, come già accaduto alla riunione del G20 Esteri di febbraio, chiusa senza un comunicato finale. A complicare il lavoro degli sherpa è arrivato anche il dietrofront dell’Argentina di Javier Milei sulla tassazione dei super-ricchi. Una risorsa considerata come un’importante fonte per l’Alleanza per la lotta alla fame e alla povertà, uno dei tre assi portanti – insieme alla riforma della governance globale e alla transizione energetica – del G20 a trazione brasiliana.

In particolare, merita rilevare che prima di arrivare in Brasile, Milei è volato a Mar a Lago per incontrare il tycoon Usa e il suo ormai braccio destro Elon Musk, riemergendone con una dichiarazione in cui ipotizza un’asse di Paesi “faro del mondo” occidentale, che si consoliderà grazie alla guida di Trump a Washington, con “gli Stati Uniti nel Nord, l’Argentina nel Sud, l’Italia” di Giorgia Meloni “nella vecchia Europa e Israele come sentinella nella frontiera in Medio Oriente”.

Quasi una profezia. Uno scenario che interroga gli osservatori politici e di fronte al quale l’Unione europea di Ursula von der Leyen e il Brasile di Lula sentono la necessità di accelerare sull’accordo Ue-Mercosur. L’intesa tra i due blocchi, in stallo da oltre vent’anni, potrebbe essere portata a buon fine anche per questioni geopolitiche, oltre che per motivi economici, permettendo ai 27 una maggiore autonomia strategica dagli Stati Uniti di Trump, e ai sudamericani dai Brics di Xi. Stando alle ultime indiscrezioni, la firma – solo sulla parte commerciale dell’accordo – potrebbe arrivare già il 6 dicembre al vertice del Mercosur di Montevideo. Milei permettendo.

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Esteri

‘La presenza costante di Musk irrita lo staff di Trump’

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L’influenza di Elon Musk su Donald Trump inizia a irritare alcuni dei sostenitori del presidente-eletto, scioccati dal fatto che il miliardario abbia appoggiato pubblicamente Howard Lutnick per il ruolo di segretario al Tesoro quando nessuna nomina è ancora stata effettuata. “Molti non sono contenti”, hanno riferito alcune fonti al Washington Post parlando di Musk, che sembra comportarsi come un “co-presidente”, potenzialmente spingendosi oltre a quello che dovrebbe essere il ruolo nell’entourage di Trump.

La presenza costante di Musk, ormai definito il ‘first buddy’, sta innervosendo il transition team che lo ritiene completamente estraneo alle dinamiche di Washington. Il caso Lutnick, preferito all’altro candidato Scott Bessent, è ritenuto un esempio del tentativo di Musk di influenzare le scelte del presidente e di cercare di farlo in modo non ortodosso. L’uscita pubblica del miliardario in favore dell’amministratore delegato di Cantor Fitzgerald si contrappone, riporta al Washington Post, al rapporto presentato da alcuni alleati a Trump in cui si evidenza come Lutnick è stato un importante finanziatore di Hillary Clinton. Un botta e risposta che mostra le crescenti tensioni a Mar-a-Lago. L’impasse sulla nomina del segretario al Tesoro sta spingendo molti a ipotizzare che Trump possa scegliere un nome terzo, e come potenziali alternative a Lutnick e Bessent circolano i nomi di Robert Lighthizer, del senatore Bill Hagerty e dell’amministratore delegato di Apollo Global Management Marc Rowan.

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Razzi cadono nel cortile della casa di Netanyahu a Cesarea

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Due razzi sono atterrati nel cortile della residenza del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu a Cesarea. La polizia e lo Shin Bet (sicurezza interna) affermano che “il grave incidente segna una pericolosa escalation”. Netanyahu e la sua famiglia non erano in casa in quel momento. Nelle scorse settimane un drone lanciato dal Libano. aveva colpito una facciata della stessa abitazione, provocando diversi danni. Anche in quella occasione il premier non era presente.

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