Ancora una volta, sperando sia quella buona, si apre qualche spiraglio di speranza a Gaza: Hamas ha accettato la risoluzione per il cessate il fuoco votata ieri dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed è pronta a negoziare i dettagli, ha annunciato alla Reuters Sami Abu Zuhri, alto funzionario del movimento, aggiungendo che ora spetta a Washington garantire che Israele la rispetti.
Lo Stato ebraico da parte sua, con un linguaggio che non lascia prevedere un silenzio delle armi imminente, ha spiegato che “non metterà fine alla guerra prima di aver raggiunto tutti i suoi obiettivi di guerra: distruggere le capacità militari e di governo di Hamas, liberare tutti gli ostaggi e garantire che Gaza non rappresenti una minaccia per Israele in futuro”. Ad ogni modo, è l’apertura, “la proposta presentata consente a Israele di raggiungere questi obiettivi”.
E mentre soprattutto i civili martoriati della Striscia sperano che la guerra finisca, il Wall Street Journal rivela un inquietante retroscena: Yahya Sinwar, il leader di Hamas a Gaza, resiste da mesi alla pressione per un cessate il fuoco nella convinzione che più combattimenti e più vittime civili vadano a vantaggio del movimento islamico. E’ quanto emerge dalla corrispondenza dello stesso Sinwar con i mediatori e i suoi compatrioti, secondo quanto riportato dal giornale. In decine di messaggi visionati dal quotidiano, Sinwar ha mostrato il suo “freddo disprezzo per la vita umana” e evidenziato come a suo avviso “Israele ha più da perdere di Hamas nella guerra” e come le morti dei civili siano “un sacrificio necessario”.
In una lettera dell’11 aprile al capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, dopo l’uccisione dei suoi tre figli, Sinwar ha scritto infatti che la loro morte e quelle degli altri palestinesi avrebbero “infuso la vita nelle vene di questa nazione, spingendola a risorgere alla sua gloria e al suo onore”. Intanto, il segretario di Stato Usa Antony Blinken porta avanti la sua complessa agenda nella regione: per il capo della diplomazia Usa il premier israeliano Benyamin Netanyahu “ha riaffermato il suo impegno” per il cessate il fuoco a Gaza.
Blinken ha inoltre definito un “segnale incoraggiante” la reazione di Hamas alla risoluzione Onu. Per facilitare l’intesa, gli Stati Uniti concederanno 404 milioni di dollari in aiuti di assistenza umanitaria ai palestinesi, ha annunciato lo stesso Blinken in Giordania, dove oggi si è svolta una conferenza organizzata da Egitto, Giordania e Nazioni Unite chiamata ‘Appello all’azione: risposta umanitaria urgente per Gaza’. Molti i rappresentanti internazionali presenti: per l’Italia è intervenuta la sottosegretaria agli Esteri Maria Tripodi. Ma la guerra, nel frattempo, continua.
Quattro soldati israeliani sono stati uccisi nel sud di Gaza, ha annunciato l’esercito. E nello stesso giorno, centinaia di genitori di soldati israeliani impegnati nella Striscia hanno chiesto ai loro figli di “deporre le armi e tornare a casa” in una lettera al ministro della Difesa Yoav Gallant e al capo di stato maggiore delle forze armate Herzi Halevi.
Nella lettera aperta – scrive Haaretz – criticano anche la decisione della Knesset di approvare la legge che esonera gli ultraortodossi dal servizio militare e avvertono che non sosterranno più la campagna militare a Gaza. Prosegue poi anche il lugubre conteggio delle vittime palestinesi. Il bilancio dei morti a Gaza è salito a 37.164 mentre i feriti, dal 7 ottobre scorso, sono 84.832, secondo il ministero della Sanità di Hamas: solo nelle ultime 24 ore si sono registrati 40 uccisi.