Più del 36/trofeo in panchina, più del ‘Treble’, record condiviso con il Manchester United, la prima Champions League del Manchester City rappresenta la consacrazione dello status di Pep Guardiola come miglior tecnico al mondo. Lo scrive la stampa britannica, lo condividono i suoi colleghi (ultimo Simone Inzaghi). Mancava solo la validazione europea con il City al tecnico catalano, per entrare nel gotha dei grandi. Ci è riuscito al termine della partita meno ‘guardiolana’ dei suoi sette anni inglesi, nei quali peraltro ha vinto cinque volte la Premier League, due volte la FA Cup e quattro volte la Coppa di Lega. In totale, 14 trofei inglesi, dopo i 14 conquistati sulla panchina del Barcellona (dal 2008 al 2012, più il titolo di campione della Serie C sopagnola con il Barça B), e i 7 nel triennio con il Bayern Monaco. E dopo i 16 successi centrati da calciatore, con la maglia del Barcellona, compresa la finale di Coppa dei Campioni, in finale contro la Sampdoria di Gianluca Vialli e Roberto Mancini.
Da Wembley a Istanbul, dove Guardiola ha alzato al cielo la sua terza Coppa continentale da allenatore, la quarta a livello personale, eguagliando anche il primato di Sir Alex Ferguson che finora (stagione 1999) era stato l’unico tecnico del calcio britannico a vincere i tre principali trofei nella stessa stagione. “Un onore essere allo stesso livello di Sir Alex”, le parole del tecnico del City. Per la verità per Guardiola si tratta del secondo “Treble” in carriera, dopo quello centrato sulla panchina del Barcellona nel 2009. Ma rappresenta comunque il primo trionfo internazionale senza Lionel Messi in campo: al di là della sconfitta nella finale 2021 contro il Chelsea, è stato un susseguirsi di semifinali e delusioni. Mancava quindi la certificazione europea per validare il lavoro – eccellente – a livello domestico.
Come ha riconosciuto lo stesso Guardiola quando ha ammesso – con esplicito sollievo – che finalmente grazie alla Champions verranno valorizzate le cinque Premier League vinte nelle ultime sei stagioni. Una cinquina di campionati conquistati con punteggi record, eppure sempre accolti con un certo senso di sospensione. Come se mancasse qualcosa (vedi un riconoscimento internazionale) per convalidarlo. Ma arrivato finalmente ad Istanbul. Non a caso, il giorno dopo il trionfo all’Ataturk stadium, la stampa inglese ha sottolineato il senso di “sollievo” vissuto non solo dai giocatori del City. Ma anche dallo stesso Guardiola , che – non a caso – ha voluto ringraziare la sua proprietà, e i dirigenti, per averlo atteso sette anni. Tanto è stato necessario per la sua prima Champions lontano da Barcellona. La terza, eppure (forse) la più importante. Che lo proietta tra i più grandi di sempre, dietro solo a Carlo Ancelotti (quattro Champions in panchina, due con Milan, altrettante con Real Madrid), in termini aritmetici. Ma con la sicurezza che il meglio debba ancora arrivare.