Collegati con noi

Esteri

Griezmann rompe con Huawei, ‘controlla gli uiguri’

Pubblicato

del

“Visti i forti sospetti di un contributo dell’impresa Huawei allo sviluppo di una ‘allerta Uiguri’ grazie a un software di riconoscimento facciale, annuncio che metto fine immediatamente alla partnership che mi lega a questa societa’”: con queste parole Antoine Griezmann ha rotto i ponti con il colosso cinese della telefonia mobile, conquistando nuovo prestigio personale per le numerose prese di posizione per i diritti umani. Il centravanti della nazionale francese e del Barcellona, campione del mondo in carica con i Bleus, aveva un contratto di ‘ambasciatore’ di Huawei dal 2017. Al suo partner triennale raccomanda oggi di “non accontentarsi di negare le accuse”, cercando invece di “impegnarsi al piu’ presto in azioni concrete per condannare questa repressione di massa” della minoranza degli uiguri, “utilizzando la sua influenza per contribuire al rispetto dei diritti dell’uomo e della donna in seno alla societa’”. Gli uiguri sono il principale gruppo etnico dello Xinjiang, vastissima regione della Cina con frontiere comuni con Afghanistan e Pakistan. Huawei e’ stata accusata dagli Stati Uniti di essere coinvolta nei test di un software come quello descritto da Griezmann. Un rapporto interno dell’azienda cinese spiegava che Huawei aveva lavorato nel 2018 con la start-up cinese Megwii allo sviluppo di un software per il riconoscimento facciale in grado di determinare eta’, sesso e origine etnica, fornendo “allerte sulla presenza di uiguri”. Il documento, ritrovato sul sito web di Huawei, e’ stato ritirato dopo che il Washington Post ha contattato entrambe le imprese prima di pubblicare l’articolo. Dopo la pubblicazione in Francia di queste rivelazioni, Huawei France ha chiesto un diritto di replica con un comunicato, diffuso da un sito web: “Noi non sviluppiamo algoritmi o applicazioni nel settore del riconoscimento facciale – assicura l’impresa cinese – ma soltanto tecnologie ad uso generale che si basano su norme internazionali in materia di apprendimento automatico e intelligenza artificiale”. Huawei smentisce anche di essere “coinvolta nello sviluppo di applicazioni che definiscono il modo in cui questa tecnologia viene utilizzata”. Ieri l’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch, con base negli Usa, ha affermato in un rapporto che dei musulmani sono stati arrestati nella regione cinese dello Xinjiang dopo essere stati “segnalati” grazie a un software che individua i loro comportamenti sospetti. Griezmann, che da anni si batte per i diritti Lgbt, e’ stato il primo sportivo francese a prendere posizione contro le violenze della polizia. Due settimane fa, dopo il pestaggio di un produttore musicale nero da parte di tre poliziotti, ha postato la frase “questa Francia mi fa male”.

Advertisement

Esteri

Hezbollah sotto attacco, un colpo strategico senza precedenti del Mossad e delle Israel Defense Forces

Pubblicato

del

Le esplosioni che hanno recentemente colpito Hezbollah tra Libano e Siria hanno inflitto un durissimo colpo al “Partito di Dio”. Migliaia di feriti, una milizia disorientata e la catena di comando vulnerabile: questo è il quadro che emerge dalle operazioni orchestrate dall’intelligence israeliana, che ha ottenuto un risultato devastante senza ricorrere a un singolo attacco convenzionale. In pochi minuti, il Mossad e i servizi delle Israel Defense Forces (IDF) hanno messo in ginocchio la milizia guidata da Hassan Nasrallah, un risultato che in una guerra tradizionale sarebbe stato possibile solo dopo una lunga e costosa serie di attacchi.

Gli esperti sottolineano come questo attacco abbia reso temporaneamente inabili al combattimento migliaia di miliziani di Hezbollah, con ospedali e basi libanesi sovraffollati di feriti. Le esplosioni non hanno causato un elevato numero di morti, ma i danni fisici riportati dai membri della milizia sono stati gravi: ferite profonde, amputazioni, perdita della vista e dell’udito. Molti di questi combattenti non torneranno operativi prima di alcune settimane o mesi, mentre altri non saranno più in grado di combattere.

Un attacco non letale ma devastante

Le esplosioni, pur non essendo mortali, hanno causato danni significativi alle capacità operative di Hezbollah. Le testimonianze riportano ferite devastanti: mani esplose dopo aver afferrato i cercapersone, mutilazioni, e gravi traumi fisici che segneranno questi miliziani per tutta la vita. Questo non solo riduce il numero di combattenti pronti all’azione, ma li rende facilmente identificabili per le forze di intelligence israeliane, aumentando il rischio per Hezbollah.

La crisi della leadership e l’incubo logistico

Per Nasrallah, questo attacco rappresenta un vero incubo. La difficoltà nel rimpiazzare rapidamente i feriti, mantenendo un livello operativo efficiente, è una delle principali preoccupazioni. A differenza di altre organizzazioni, Hezbollah non può semplicemente reclutare chiunque: ha bisogno di combattenti addestrati, molti dei quali hanno già partecipato alle operazioni in Siria o hanno lanciato missili contro Israele. Inoltre, la base di reclutamento è limitata alla comunità sciita, in particolare ai fedeli di Nasrallah, escludendo il movimento Amal, complicando ulteriormente il processo di rimpiazzo.

Un colpo alla comunicazione: l’offensiva digitale

Uno degli effetti più gravi di questo attacco è la paralisi delle comunicazioni all’interno del movimento. Hezbollah, nel tentativo di evitare cyberattacchi, aveva recentemente abbandonato l’uso dei cellulari in favore dei cercapersone (pager), considerati più sicuri. Tuttavia, questo sistema si è rivelato vulnerabile, e ora l’organizzazione si trova in difficoltà. Senza cercapersone, dovrà tornare a utilizzare vecchi sistemi di comunicazione, come linee telefoniche obsolete, che sono facilmente intercettabili da Israele e da altri avversari.

La sfida per Hezbollah è dunque doppia: da un lato, gestire una crisi umanitaria e militare senza precedenti; dall’altro, trovare nuovi metodi di comunicazione sicuri e immediati. Questo scenario di paralisi inquieta i vertici del movimento, soprattutto in vista di un possibile attacco terrestre da parte di Israele.

Questo attacco non convenzionale ha dimostrato la potenza strategica dell’intelligence israeliana, capace di infliggere un duro colpo a Hezbollah senza entrare direttamente in conflitto armato. Il “Partito di Dio” si trova ora in una posizione estremamente vulnerabile, e la capacità di reagire sarà cruciale per il suo futuro.

Continua a leggere

Esteri

Venezuela, El Pais: saccheggiati 4 miliardi di petrolio

Pubblicato

del

La compagnia pubblica Petroleos del Venezuela S.A. (PDVSA) sarebbe al centro di uno dei maggiori scandali di corruzione nel Paese. Secondo un’inchiesta pubblicata dal quotidiano spagnolo El País, un gruppo di ex gerarchi chavisti e imprenditori ha saccheggiato circa 4,2 miliardi di dollari (oltre 3,7 miliardi di euro) alla compagnia. Questo colossale furto non ha solo colpito le finanze dell’azienda, ma ha anche avuto un impatto devastante sull’economia venezuelana, sostiene il quotidiano.

Lo schema di corruzione è stato operativo tra il 2007 e il 2012, durante i governi dell’ex presidente Hugo Chávez. I coinvolti, tra cui alti funzionari di PDVSA e imprenditori legati al regime, hanno utilizzato una complessa rete di tangenti e commissioni illegali per dirottare fondi. Aziende, principalmente cinesi, pagavano commissioni fino a un 10% per aggiudicarsi contratti milionari con la compagnia statale Uno dei personaggi chiave in questo intrigo è Diego Salazar, cugino dell’ex ministro di Energia ed ex presidente di PVDSA, Rafael Ramírez. La rete di corruzione non includeva solo funzionari e impresari: tra di loro c’erano regine di bellezza, ambasciatori, attrici e avvocati.

Continua a leggere

Esteri

L’Argentina a Maduro: siamo dalla parte giusta della Storia

Pubblicato

del

Non si è fatta attendere la risposta di Diana Mondino, la ministra degli Esteri argentina alla richiesta del regime venezuelano di arrestare il presidente Javier Milei, sua sorella Karina ed il ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich per il caso dell’aereo venezuelano avvenuto nel 2022, durante la presidenza di Alberto Fernández. “Sostegno assoluto al Presidente, a Karina e Patricia di fronte alla vigliacca richiesta di arresto da parte della dittatura del Venezuela. Maduro dimostra ancora una volta di essere un tiranno e che siamo dalla parte giusta della storia. Non abbiamo paura”, ha scritto sul suo account di X (ex Twitter) Mondino. Più puntuale ma altrettanto duro il comunicato del ministero degli Esteri argentino, entrato nel merito del caso attraverso un comunicato stampa.

“Il caso in questione è stato risolto dalla magistratura, un potere indipendente sul quale l’esecutivo non può e non deve interferire in alcun modo, in applicazione di un accordo internazionale”. Il Ministero degli Esteri argentino, a nome del suo governo, ha poi ricordato al procuratore generale del Venezuela, Tarek William Saab, che ha chiesto l’arresto di Milei che “nella Repubblica argentina prevale la divisione dei poteri e l’indipendenza dei giudici, cosa che purtroppo non avviene in Venezuela sotto il regime di Nicolás Maduro”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto