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Cronache

Gratteri: in Europa le mafie fanno shopping coi soldi sporchi

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“Il grande problema dell’Europa è il riciclaggio. I cartelli sudamericani preferiscono fare in Europa il riciclaggio dei soldi provenienti dal traffico di droga, e questo si aggiunge alle mafie italiane e a quelle dell’Est. L’Europa è ormai la piattaforma dove fare shopping. Poi i Paesi europei, di fatto calcolano nel loro pil anche le attività illecite, come la cocaina, il traffico d’armi o la prostituzione”. Lo ha detto il procuratore capo di Napoli Antonio Gratteri su Radio1.

“La ‘ndrangheta è come un grifone, sa come mutare pelle e rapportarsi col potere, tanto è vero che non ha aderito allo stragismo, a differenza di Riina che si è rivelato uno stolto, non certo uno stratega. Mentre la ‘ndrangheta, gia dal 1970, aveva anche l’affiliazione alla massoneria, dunque attraverso logge massoniche deviate veniva a contatto con uomini dell’istituzione, magistrati, forze dell’ordine. E questo il grande salto di qualità della ‘ndrangheta, che ormai è l’unica mafia presente in tutti i continenti, la più grande importatrice di cocaina in Europa, e con questi soldi sta comprando tutto ciò che è in vendita.

Prima comprava ristoranti e alberghi per il riciclo, poi si è rivolta al mondo delle professioni, avvocati, commercialisti, funzionari di banca; adesso, attraverso abili hacker dell’informatica, perlopiù tedeschi e romeni, riesce a fare transazioni finanziarie in un quarto d’ora in tre paesi di tre diversi continenti”. “Poi c’è da aggiungere – ha detto ancora Gratteri – che le mafie non lottano fra di loro; il mondo per loro e una grande prateria dove ognuno può andare a pascolare. Il mio ufficio, ad esempio, la scorsa settimana ha sequestrato 1 milione e 800 mila euro in bit coin alla camorra”. S

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Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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