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Esteri

Gli Usa riconoscono Gonzalez presidente. Ira del Venezuela

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Gli Stati Uniti riconoscono Edmundo Gonzalez Urrutia presidente eletto del Venezuela. “Il popolo ha parlato il 28 luglio. La democrazia richiede il rispetto della volontà degli elettori”, ha detto il segretario di Stato Antony Blinken su X, poco dopo aver informato i partner del G20 della svolta americana. L’ira del Venezuela non si è fatta attendere, con il ministro degli Esteri di Caracas, Yvan Gil, che ha bollato il riconoscimento come “ridicolo”. La decisione degli Stati Uniti punta ad aumentare la pressione su Nicolas Maduro, che si è dichiarato vincitore delle elezioni senza fornire alcuna prova, mentre Gonzalez si è rifugiato in Spagna. Gil ha esortato gli Stati Uniti a “riflettere sui fallimenti passati” in riferimento al riconoscimento da parte di Washington, nel 2019, del presidente dell’Assemblea, Juan Guaidó, come presidente ‘ad interim’. Replicando a Washington il ministro di Maduro è tornato a definire infatti Edmundo Gonzalez come “un Guaidó 2.0 appoggiato da fascisti e terroristi sottomessi alla decadente politica Usa”.

Maduro giurerà il prossimo 10 gennaio e starà all’amministrazione Trump decidere come comportarsi in quel momento. Il presidente eletto degli Stati Uniti ha nominato segretario di stato Marco Rubio, che è molto critico nei confronti del Venezuela e del regime di Maduro: toccherà a lui dettare la linea e decidere se cercare o meno di avviare un dialogo con il Paese sudamericano. Gonzalez, 75 anni, è volato in Spagna lo scorso settembre insieme della moglie, Mercedes, e ha ottenuto l’asilo, promettendo tuttavia di giurare anche lui il prossimo gennaio. In Venezuela pendeva un mandato di arresto per diversi reati, tra cui “incitamento alla disobbedienza” e “cospirazione”. Sempre a settembre il parlamento europeo lo ha riconosciuto come presidente legittimo e gli ha poi conferito il Premio Sacharov, insieme alla leader dell’opposizione anti-Maduro Maria Corina Machado.

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Esteri

Arrestati agenti al G20, volevano avvelenare Lula

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La polizia federale brasiliana ha arrestato un generale dell’esercito, tre militari e un agente federale, accusati di aver preparato un piano, tra il novembre e il dicembre del 2022, per uccidere avvelenandoli il presidente Luiz Inacio Lula da Silva e il suo vice Geraldo Alckmin, prima del loro insediamento, avvenuto nel gennaio del 2023. Due di questi sono stati catturati a Rio de Janeiro, dove secondo gli inquirenti avrebbero addirittura fatto parte del servizio di sicurezza del G20. Notizia però smentita dall’esercito. Il generale arrestato è Mário Fernandes, ex segretario esecutivo della presidenza della Repubblica del governo dell’ultraconservatore Jair Bolsonaro.

Gli altri militari appartenevano al corpo dei cosiddetti ‘kids pretos’, le forze speciali, che contano solo 2500 membri, addestrate per fare attività di guerriglia e antiterrorismo. Il gruppo – secondo le indagini – avrebbe anche pianificato di uccidere il giudice della Corte suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, il magistrato che più di ogni altro ha messo sulla graticola Bolsonaro e i suoi sostenitori. Un documento sequestrato durante l’operazione e intitolato “pugnale verde-giallo” rivela che per gli attentati, che sarebbero dovuti avvenire durante un evento pubblico, si sarebbero dovute usare armi, bombe e veleno. Inoltre, secondo il piano, con la morte di Lula e degli altri due obiettivi, i militari avrebbero creato un gabinetto di crisi guidato dai generali Augusto Heleno, allora a capo del gabinetto di sicurezza Istituzionale e Walter Braga Netto, ex ministro della Difesa. Secondo le ricostruzioni, il piano dell’attentato sarebbe stato anche fotocopiato dal generale Fernandes all’interno di un ufficio del palazzo presidenziale di Planalto, ma Bolsonaro – almeno per il momento – non è coinvolto.

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Vladimir Putin approva la nuova dottrina nucleare russa: dettagli e implicazioni

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La Russia ha ufficialmente adottato una nuova dottrina nucleare, come dichiarato dal presidente russo Vladimir PUTIN, confermando quanto già anticipato nei mesi scorsi. Il decreto presidenziale, intitolato “Fondamenti della politica statale nel campo della deterrenza nucleare”, pubblicato sul portale ufficiale degli atti giuridici, ribadisce il ruolo centrale delle armi nucleari nella strategia di difesa della Federazione Russa.


Deterrenza nucleare: un pilastro della sicurezza russa

La nuova dottrina stabilisce che la deterrenza nucleare è una delle priorità strategiche dello Stato, volta a dissuadere qualsiasi potenziale nemico dall’aggressione contro la Russia o i suoi alleati. Il documento sottolinea che:

  • La politica nucleare russa è di natura difensiva.
  • Le armi nucleari rappresentano uno strumento di estrema necessità, utilizzabile solo in risposta a specifiche condizioni.
  • La Russia considera un attacco contro di sé o i suoi alleati come una minaccia diretta alla propria integrità territoriale.

Tra le situazioni che potrebbero giustificare l’uso delle armi nucleari, figurano:

  1. Aggressioni contro la Russia o i suoi alleati, inclusa la Bielorussia.
  2. Attacchi con armi di distruzione di massa contro la Federazione Russa o i suoi alleati.
  3. Azioni di stati non nucleari supportate da potenze nucleari, considerate attacchi congiunti.

Le condizioni per l’uso delle armi nucleari

Secondo il documento, la Russia si riserva il diritto di rispondere con armi nucleari in casi specifici, come:

  • L’utilizzo di armi di distruzione di massa da parte di un avversario.
  • Minacce critiche all’integrità territoriale della Russia.

La deterrenza nucleare, inoltre, si basa sul principio di “incertezza” per i potenziali avversari, lasciando poco chiaro l’ambito di applicazione delle forze nucleari. Questo approccio mira a garantire l’inevitabilità di una ritorsione in caso di attacco contro la Russia.


Dichiarazioni del Cremlino

Dimitry Peskov, portavoce presidenziale, ha sottolineato l’importanza del paragrafo in cui si afferma che l’aggressione contro la Russia da parte di uno stato non nucleare, supportato da una potenza nucleare, sarà considerata un attacco congiunto. Questo chiarisce come eventuali missili americani non nucleari utilizzati dall’Ucraina potrebbero essere visti come una violazione della dottrina nucleare russa.


Obiettivi della deterrenza nucleare

La dottrina mira a mantenere il potenziale delle forze nucleari russe al livello necessario per una deterrenza efficace. Si evidenzia che la Russia:

  • Lavora per ridurre la minaccia nucleare globale, pur rimanendo pronta a contrastare potenziali pericoli.
  • Considera il dispiegamento di sistemi di difesa missilistica nello spazio da parte di stati nemici come un rischio da neutralizzare.

Conclusione

Con questa nuova dottrina, la Russia rafforza il proprio impegno nella deterrenza nucleare come strumento chiave per garantire la sicurezza nazionale. Tuttavia, l’adozione di una linea così rigorosa solleva preoccupazioni a livello globale, soprattutto in un contesto geopolitico sempre più instabile.

Call to Action
Continua a seguire gli sviluppi della politica internazionale per comprendere meglio le implicazioni delle nuove strategie nucleari russe. Restiamo aggiornati su come queste decisioni influenzeranno le relazioni tra le grandi potenze.

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Figlio principessa ereditaria Norvegia arrestato per stupro

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La polizia norvegese ha annunciato stamani l’arresto del figlio della principessa ereditaria Mette-Marit di Norvegia con l’accusa di stupro. Nato da una relazione precedente al matrimonio della madre nel 2001 con Haakon, erede al trono norvegese, Marius Borg Hoiby, 27 anni, è stato arrestato ieri sera. È sospettato di aver avuto “un rapporto sessuale con una persona che era priva di sensi o comunque incapace di resistere a questo atto”, ha detto la polizia in una nota.

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