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Politica

Gli otto giorni di Grillo, i figli coglioni di chi tiene famiglia e il Codice Rosso di Conte e Bonafede

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Io non so se il figlio di Beppe Grillo è uno stupratore. Lo deciderà un giudice. So che però non è strano che per denunciare una brutale violenza sessuale o molestie o altri reati odiosi possano occorrere molti giorni. Denunciare di essere stata stuprata dopo otto giorni non è “strano”, come dice Grillo. Anzi, è strano chi afferma il contrario. La consapevolezza della denuncia, la forza, il coraggio che occorre per andare in caserma a raccontare che ti hanno stuprata può richiedere anche qualche giorno di tempo. Qualche volta servono settimane anche solo per capire, digerire quel che ti è accaduto. Molte donne ci hanno messo mesi per “convincersi” che non era stata colpa loro quella violenza, quella brutalità subita. Forse i nuovi grillini, quelli più moderni, non quelli del decennio passato, hanno dimenticato di far sapere al loro patron che 18 mesi fa il Parlamento (dove c’è la maggioranza grillina) ha raddoppiato i tempi entro cui è possibile sporgere querela: erano pochi i sei mesi già previsti dalla legge. E il Codice rosso (le parlamentari grilline ne vanno fiere perchè è una legge che porta la firma dell’allora primo ministro Conte e dell’indimenticato ministro che Guardava i Sigilli Alfonso Bonafede) ha allargato a un anno la finestra temporale a disposizione della vittima per denunciare. E allora se a Grillo venisse in mente di recitare in un altro video sul tema, meglio che sappia che quella legge che conosciamo come “Codice Rosso” è una delle cose più belle e sensate fatte dai parlamentari grillini. Ed è una legge che ha introdotto anche nella nostra cultura molte novità frutto di una nuova civiltà. Lo sappiano anche le grilline che sui social si sbracciano a solidarizzare con Grillo che “assolve” il suo figliolo. Quali sono le novità del Codice Rosso? Certe bestie stuprano le donne anche se indossano i jeans stretti. Portare una minigonna non è reato di istigazione alla violenza sessuale e chi indossa la minigonna non invita i maschietti a violentare. E quando una donna dice NO a chi col pisello penzolante che gira per casa convinto che fosse Sì, quel No è un No. Devi riporre il pisello penzolante e far ragionare un’altra testa, quella che usa i neuroni non quella che alimenta i corpi cavernosi con gli ormoni. E lo devi fare anche se sei un coglione, perché è la legge che te lo impone. Ancora: l’uso dell’alcol prima, durante e dopo lo stupro può essere un’aggravante. E infine, ma non per ultimo, il matrimonio riparatore non funziona più. Non è di moda e non serve a “ripulire” il reato. Ma come si fa a dire che una violenza non è violenza se viene denunciata otto giorni dopo? Bisognerebbe obiettarlo a Grillo. E c’è chi nel M5S l’ha fatto. “Io sono stata massacrata di botte e perseguitata da un uomo che sono riuscita a denunciare soltanto a sei mesi dalla fine di quell’incubo” ha spiegato Federica Daga, 45 anni. Daga davanti al video del garante, dell’Elevato, del Supremo dei Cinquestelle che difendeva il figlio Ciro, ammette di essere rimasta “senza parole”. “Sono stata male, malissimo”. Perchè la Daga ha subito violenza e dunque sa che cos’è?
“Sì. Nel 2015 ho avuto una breve relazione con il fratello di un deputato del mio gruppo politico. Ero molto stanca in quel periodo, fragile, quindi per questo, forse, non mi sono subito resa conto, davvero, di chi fosse quell’uomo”. Un uomo che “mi picchiava. Con ferocia. Per quattro volte ho davvero temuto di finire male. Mi sbatteva la testa contro il muro. Aveva sviluppato un attaccamento morboso nei miei confronti. Ma nello stesso tempo cercava di demolirmi come persona, diceva che non valevo niente”. Dopo molti mesi se n’è liberata di questo…uomo.
Ecco, io non so se il figlio di Grillo è uno stupratore o se “è un coglione” come dice il padre. So che sarebbe meglio farlo accertare da un giudice se è innocente o colpevole. Se è coglione, non è una questione di cui si occupano i giudici che vanno lasciati in pace e rispettati. 
https://www.juorno.it/video-sfogo-di-beppe-grillo-in-difesa-del-figlio-accusato-di-stupro-scoppia-la-bufera/

Giornalista. Ho lavorato in Rai (Rai 1 e Rai 2) a "Cronache in Diretta", “Frontiere", "Uno Mattina" e "Più o Meno". Ho scritto per Panorama ed Economy, magazines del gruppo Mondadori. Sono stato caporedattore e tra i fondatori assieme al direttore Emilio Carelli e altri di Sky tg24. Ho scritto libri: "Monnezza di Stato", "Monnezzopoli", "i sogni dei bimbi di Scampia" e "La mafia è buona". Ho vinto il premio Siani, il premio cronista dell'anno e il premio Caponnetto.

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Università e ospedali plurisecolari su francobolli Italia

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Tre universita’ e cinque ospedali ”storici” italiani compariranno sui francobolli italiani. L’emissione dedicata alle università e’ stata emessa oggi e riguarda le universita’ di Napoli, Trieste e Firenze. La serie dedicata agli ospedali comparira’ invece il 24 novembre prossimo e riguardera’ ospedali di Roma, Milano, Napoli, Venezia e Firenze. Le vignette dei francobolli (tutti validi per la posta ordinaria) mostrano per le universita’:

  • -una prospettiva della facciata principale dell’Università degli Studi di Napoli” Federico II” istituita il 5 giugno 1224 dall’Imperatore del Sacro romano Impero;
  • -su uno sfondo che riprende i colori istituzionali del centenario dell’Università degli Studi di Trieste, una rivisitazione del logo dell’anniversario che raffigura, un’illustrazione al tratto, l’edificio centrale dell’Ateneo;
  • -l’ingresso del Rettorato dell’Università degli Studi di Firenze che, nel 2024, celebra i 100 anni dalla sua fondazione; Per gli ospedali le vignette mostrano;
  • -ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze: il Loggiato di ingresso, progettato da Bernardo Buontalenti nel 1574, in cui è visibile l’affresco “Annunciazione” del XVII secolo attribuito al Pomarancio; -ospedale civile Santi Giovanni e Paolo di Venezia;
  • – il Portego delle Colonne della Scuola Grande di San Marco a Venezia (1485-1495);
  • -Ca’ granda ospedale maggiore policlinico di Milano: la Sala del Capitolo d’estate, edificata nel 1637 su progetto di Francesco Richini, che ospita l’archivio storico;
  • -ospedale di Santo Spirito in Sassia di Roma: le Corsie Sistine risalenti al XV secolo; -ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili di Napoli: la Farmacia storica degli Incurabili con i vasi in maiolica del 1747-1751.

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Giustizia, stretta sulle toghe politicizzate e sui reati informatici: il decreto del governo in arrivo

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La riforma della giustizia torna al centro del dibattito con il nuovo decreto che il governo si appresta a varare lunedì prossimo in Consiglio dei Ministri. Tra le novità principali, spiccano due misure destinate a far discutere: l’introduzione di sanzioni per i magistrati che non rispettano il dovere di astensione in casi di conflitto di interesse e una stretta sui reati informatici e sul dossieraggio illegale.

Sanzioni per le toghe politicizzate

Il decreto introduce una nuova norma che obbliga i magistrati a astenersi dal giudicare su questioni rispetto alle quali si sono già espressi pubblicamente attraverso editoriali, convegni o social network. In caso di violazione, il Consiglio Superiore della Magistratura potrà adottare sanzioni che vanno dall’ammonimento alla censura, fino alla sospensione.

Secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, questa norma intende tutelare il principio di imparzialità della magistratura, un obiettivo che la maggioranza considera fondamentale per garantire l’equilibrio tra i poteri dello Stato.

La misura ha già suscitato polemiche tra le toghe e riacceso il dibattito sulla presunta politicizzazione della magistratura. L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha espresso preoccupazione per quella che definisce un’“invasione di campo” da parte del governo.

La questione delle migrazioni e il caso Silvia Albano

La norma sulle toghe politicizzate sembra trarre origine da recenti tensioni tra il governo e alcune sezioni della magistratura, in particolare sui temi legati all’immigrazione. Emblematico il caso della giudice Silvia Albano, che aveva criticato l’accordo tra Italia e Albania sui migranti, trovandosi poi a giudicare direttamente su questa materia.

Albano, presidente di Magistratura Democratica, è stata bersaglio di critiche da parte della maggioranza per la sua posizione pubblica contro il “decreto Paesi sicuri”. La sua decisione di non convalidare il trattenimento di 12 migranti nel centro italiano in Albania ha sollevato ulteriori tensioni.

Stretta sui reati informatici e dossieraggi

Il decreto affronta anche il problema dei reati informatici, introducendo nuove misure per contrastare l’accesso abusivo ai database pubblici. Tra le novità principali:

  • Arresto in flagranza per chi viola sistemi informatici di interesse pubblico, militare o legati alla sicurezza nazionale.
  • Trasferimento delle indagini sui reati di estorsione tramite mezzi informatici alla procura Antimafia, guidata da Giovanni Melillo.

Queste misure arrivano in risposta a recenti scandali legati al dossieraggio illegale, come l’indagine della DDA di Milano sulla “centrale degli spioni” che trafugava dati sensibili da banche dati governative, coinvolgendo figure politiche di primo piano come la premier Giorgia Meloni.

Un antipasto per la riforma delle carriere

Questo decreto rappresenta solo l’inizio di un più ampio progetto di riforma delle carriere di giudici e pm che il governo sta portando avanti in Parlamento. La maggioranza intende ridefinire i rapporti tra i poteri dello Stato, nonostante le inevitabili polemiche con la magistratura.

Secondo il ministro Nordio, l’obiettivo è garantire un sistema giudiziario più equo e trasparente, ma l’ANM e altre voci critiche temono che queste misure possano indebolire l’autonomia delle toghe.

Un Natale caldissimo per la giustizia italiana

Le nuove norme, che toccano temi delicati come la gestione dell’immigrazione, i reati informatici e l’imparzialità dei magistrati, promettono di accendere il dibattito politico e giudiziario. Il governo va avanti, ma il confronto con le toghe e le associazioni di categoria si preannuncia acceso.

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Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

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La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

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