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Cronache

Gip, perché il delitto di Giulia non fu premeditato

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L’inchiesta per il delitto di Giulia Tramontano è alle battute iniziali. Il gip di Milano Angela Laurea Minerva ha escluso che l’omicidio compiuto da Alessandro Impagnatiello il 27 maggio scorso a Senago (Milano) possa qualificarsi come aggravato da premeditazione, mancando – a parere del giudice, diversamente da quanto ipotizzato dalla Procura – i due elementi costituitivi dell’aggravante stessa, quello ideologico e quello cronologico, più volte delineati dalla Corte di Cassazione.

Nell’ordinanza di convalida del fermo e di applicazione della custodia cautelare in carcere nei riguardi di Impagnatiello, il gip ha evidenziato che i supremi giudici, in numerose sentenze, hanno precisato che affinché possa ritenersi sussistente l’aggravante della premeditazione è necessario per un verso che nell’animo dell’assassino maturi inequivocabilmente la decisione di uccidere, senza alcun dubbio o ipotesi di ripensamento; per altro verso, che intercorra un adeguato intervallo di tempo tra l’insorgere del proposito delittuoso e la sua attuazione, tale da consentire un’adeguata riflessione sulla decisione di uccidere o sull’opportunità di rinunciare al delitto.

In definitiva, aver manifestato l’intento di uccidere e poi aver ucciso senza alcun ripensamento, aver cercato l’occasione propizia, aver organizzato e studiato l’esecuzione del delitto sono elementi propri della premeditazione; al contrario, la prevalente occasionalità del delitto esclude che esso possa qualificarsi come premeditato.

Muovendo da queste basi giurisprudenziali, il gip ha osservato che, in base alle indagini svolte, non supera le due ore l’intervallo di tempo tra la prima manifestazione da parte di Impagnatiello del proposito di uccidere (le ore 19 circa di sabato 27 maggio, orario di rientro a casa della vittima) e l’esecuzione del delitto (le ore 20.30-21), così venendo meno – riguardo alla premeditazione – l’elemento temporale.

Inoltre – sempre secondo il gip – manca anche l’altro elemento, quello ideologico: l’omicidio appare più occasionale che frutto di una maturata decisione di uccidere, tenuto conto delle stesse modalità del delitto e dell’arma usata: un coltello che l’uomo non aveva con sé pronto ad usare, ma che ha trovato in quel momento sul posto.

Infine, anche la condotta di Impagnatiello successiva all’omicidio, con i maldestri tentativi di disfarsi del cadavere, cercando un modo sul web attraverso ripetute ricerche tutte successive al delitto, lasciano pensare che l’omicidio non era stato preparato, ancora una volta con la conseguenza – secondo il gip – che deve essere esclusa la premeditazione.

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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Cronache

‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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