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Cronache

Gip: il padre del killer tentò di nascondere le cuffie

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– Il “mattino successivo” all’omicidio, ossia venerdì mattina, quando il padre “aveva appreso dai media” dell’uccisione di quella notte a Rozzano e “aveva iniziato a nutrire qualche dubbio sulla responsabilità del figlio”, quest’ultimo “gli ha reso una parziale ammissione e lo ha invitato a disfarsi delle cuffie sottratte al Mastrapasqua”. Cuffie che sono state ritrovate dagli investigatori in un bidone della spazzatura, dove Maurizio Rezza, padre di Daniele, “su indicazione del figlio, aveva provato ad occultarle”. Lo scrive il gip di Milano Domenico Santoro nell’ordinanza a carico del 19enne che ha ucciso per rapina.

“Le cuffie il giorno dopo le avevo lasciate sul tavolo e ho chiesto a mio padre di buttarle appunto il giorno successivo all’omicidio, l’11 mattina”, ha messo a verbale Daniele Rezza, interrogato oggi dal gip, che ha convalidato il fermo e disposto la custodia in carcere, come chiesto dalla pm Letizia Mocciaro, nell’inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo. Dopo che Daniele Rezza, si legge ancora nel provvedimento, aveva confessato alla Polfer di Alessandria, sabato in tarda mattinata, di essere il “responsabile” del delitto di Rozzano, nel corso di una perquisizione a casa il padre indicò il luogo dove aveva gettato quelle cuffie e lo fece “dopo diversi inviti”.

Sul fatto che il padre, poi, sabato mattina l’aveva accompagnato a Pieve Emanuele, dove prese il treno per Alessandria, il 19enne ha raccontato: “Non ero mai stato ad Alessandria. Il mio intento era andare a Torino. A mio padre che mi ha accompagnato ho detto che me ne volevo andare, abbiamo parlato poco”. Durante il viaggio, ha aggiunto, “mi sono portato il borsello, delle sigarette e un blister di farmaci, i documenti e due felpe (…) avevo anche una banconota da 10 euro e 250/300 euro sulla carta”. Per il gip a carico di Rezza c’è un “grave quadro indiziario della volontà omicida”, anche perché, dopo che il 31enne ha reagito a quella rapina, il 19enne lo ha colpito in una “parte vitale”, il torace.

Riconosciuta anche l’aggravante dei futili motivi per un “impulso così sproporzionato rispetto alla gravità dell’azione”, ossia uccidere una “persona isolata ed inerme” per “prendere qualcosa”, anche della cuffie “da 14 euro”, e fuggire. Il giovane, secondo il gip, potrebbe commettere “reati della stessa specie”, “se non di criminalità organizzata”. Giudice che parla anche di “insussistente capacità di autocontrollo dell’indagato”.

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Body shaming su social, sindaca di Latina ‘denuncerò’

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“Continuano le offese social sul mio aspetto fisico. Mi riservo di adire le vie legali” .Lo sottolinea, in una nota, la sindaca di Latina Matilde Celentano. “E’ intollerabile – prosegue la sindaca – che debba essere giudicata non per l’operato che attiene alla funzione di sindaco, ma per il sospetto di ricorrere alla chirurgia estetica. Sono consapevole di essere un personaggio pubblico e mi prendo anche le critiche, ma deve finire questo attacco alle donne che fanno ricorso ad interventi migliorativi della propria estetica, dietro i quali ci potrebbero essere problemi psicologici e di salute”.

“Ho già chiarito pubblicamente i motivi per i quali il mio fisico ha subito modifiche transitorie, dovute alle terapie a cui mi sono sottoposta per la cura di un tumore, ma in ogni caso – prosegue Celentano – anche qualora fossi ricorsa a interventi di chirurgia estetica, nessuno ha il diritto di giudicare non soltanto me ma tutte le donne che avessero fatto scelte simili. Lo trovo un attacco becero e irrispettoso della persona”. “La derisione del corpo e la discriminazione di una persona per il suo aspetto fisico sono configurabili nel body shaming. Una pratica che va fortemente condannata. In queste ore, ho trovato scritto sui social commenti di questo genere: ‘Io l’ho incontrata una sera a cena e vi assicuro che adesso è tutta rifatta in viso, ecco i soldi che fine fanno. Ride, sti politici è tutto un magna magna’. E ancora: ‘Le labbra a canotto no’. E poi altri insulti ricevuti nella giornata di ieri che si aggiungono a quelli dei mesi passati subiti durante la malattia. Ce ne è abbastanza per indurre chiunque a reagire facendo ricorso alle vie legali” conclude la sindaca di Latina.

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Cronache

In Italia aumentano poveri alimentari, 500mila in più

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La povertà alimentare torna a crescere in Italia con 500mila persone in più colpite da deprivazione materiale. Nel 2023 sono 4,9 milioni gli italiani – l’8,4% della popolazione over 16 – che non hanno potuto permettersi un pasto completo ogni due giorni. A lanciare l’allarme, alla vigilia della Giornata mondiale dell’Alimentazione promossa dalla Fao, è il quinto rapporto sulla povertà alimentare di ActionAid dal quale emerge anche che 2,9 milioni di italiani (il 5,8%) non si è potuto permettere di mangiare fuori casa con parenti o amici almeno una volta al mese. E i dati sono sempre più allarmanti anche a livello globale.

Nel mondo, secondo l’ultima analisi di Save the Children, più di 17,6 milioni di bambini sono nati in condizione di fame nel 2023, un quinto in più rispetto al 2013, pari a 33 bambini affamati ogni minuto, 1 ogni 2 secondi. Le cifre dell’Onu parlano di 733 milioni di persone che soffrono la fame per guerre, shock climatici e crisi economiche e 2,8 miliardi sono privati di una alimentazione corretta. Un problema, quello della scarsa qualità della nutrizione, che riguarda sempre più italiani, con solo il 5%, secondo l’indagine ‘Arianna’ condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che segue la dieta mediterranea “a causa di un’occidentalizzazione delle abitudini alimentari”.

La deprivazione alimentare materiale, precisa ActionAid, significa l’impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o equivalente vegetariano almeno una volta ogni due giorni; quella sociale è il non potersi permettere di mangiare fuori casa con amici o parenti almeno una volta al mese. In Italia, tra il 2019 e il 2022, la deprivazione alimentare materiale era scesa dal 9,9% al 7,5%, mentre quella sociale dal 6,9% al 4,8%, un risultato a cui hanno contribuito le misure come il Reddito di cittadinanza. Tuttavia, nel 2023, la loro diffusione è aumentata di circa 1 punto percentuale, raggiungendo l’8,4% – 4,9 milioni di persone sopra i 16 anni – per la deprivazione materiale e per quella sociale il 5,8% – 2,9 milioni di italiani. Ciascuna voce sale di circa 500mila unità: nel 2022 erano stati infatti 4,37 milioni (il 7,5% della popolazione con almeno 16 anni di età) per la deprivazione materiale, mentre erano 2,4 milioni (4,8%) per quella sociale.

Tra il 2019 e il 2023, il numero di chi riceve aiuti alimentari Fead (Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti) tramite enti del terzo settore dislocati in tutta Italia è aumentato del 40%, passando da 2,08 milioni a quasi 2,91 milioni di beneficiari (dati del ministero delle Politiche Sociali e del Lavoro). “Sebbene gli aiuti alimentari siano aumentati – commenta Roberto Sensi, responsabile Programma Povertà alimentare ActionAid Italia – soprattutto a seguito della pandemia, rimangono una risposta necessaria ma insufficiente. È fondamentale implementare un sistematico monitoraggio a livello locale che non si limiti alla dimensione economica dell’accesso al cibo, ma consideri anche aspetti come la socialità, le relazioni e il benessere fisico ed emotivo delle persone”. Per aiutare le famiglie colpite dalla povertà alimentare la Coldiretti ha lanciato, sempre in vista della Giornata dell’Alimentazione, la spesa sospesa nei mercati contadini di Campagna Amica mentre arriva dalla Società Italiana di Pediatria il progetto ViviSmart a scuola che coinvolge oltre 50 Istituti per l’educazione alimentare.

Di necessità della trasformazione dei sistemi agricoli alimentari per combattere la piaga della fame nel mondo ha parlato qualche giorno fa il vicedirettore generale della Fao, Maurizio Martina, secondo il quale “bisogna intensificare gli sforzi soprattutto nei Paesi in via di Sviluppo”. La giornata mondiale dell’alimentazione (che si celebra nel giorno della nascita della Fao il 16 ottobre del 1945) “non è solo un momento celebrativo – ha sottolineato – ma deve essere un momento di grande responsabilità per i governi in primis ma anche per i cittadini”. Nel mondo sono circa 2 milioni i bambini, secondo l’Unicef, che soffrono di malnutrizione acuta grave e che rischiano di morire a causa della mancanza di fondi per l’acquisto di alimenti terapeutici.

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È morto a Bologna il giornalista Gianni Gherardi

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È morto, all’ospedale Maggiore di Bologna, dove era ricoverato, da tempo, Gianni Gherardi. Aveva 71 anni ed era stato a lungo, poligrafico e poi giornalista dell’ANSA. Si occupava, soprattutto, delle sue due principali passioni: la musica, in particolare il jazz e la pallacanestro, delle quali aveva una conoscenza enciclopedica. Ma la sua cultura e la sua ironia lo portavano ad interessarsi con curiosità a tutti gli aspetti del mondo che lo circondava. Passioni e interessi, da sempre coltivate, che lo avevano reso molto conosciuto e apprezzato in città, anche e soprattutto per le sue doti umane. Aveva collaborato anche con Repubblica, Guerin Sportivo e numerose riviste musicali. Era anche attivo nell’organizzazione di eventi culturali e concerti.

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