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Economia

Giornalisti: Sportcom, al cdr pacchetto 5 giorni di sciopero

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L’assemblea dei giornalisti della casa editrice milanese Sportcom, che edita sei testate cartacee e due online – tra cui il mensile Motociclismo pubblicato ininterrottamente dal 1914 – proclama lo stato di agitazione e affida al cdr un pacchetto di cinque giorni di sciopero. I giornalisti di Sportcom “sono – si legge in un comunicato – in forte disaccordo su varie scelte aziendali, in termini sia di gestione sia di strategia”. Il cdr contesta anche il licenziamento del direttore di Vela e Motore.

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Economia

La spesa per le pensioni cresce, +19% in 4 anni

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La spesa per le pensioni è cresciuta tra il 2019 e il 2023 del 19,4%, soprattutto grazie al recupero dell’inflazione e a un tasso quasi tre volte maggiore di quello dell’aumento dei salari. A dare un quadro sull’andamento dei redditi da lavoro e da pensione negli ultimi quattro anni è stato il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali. Fava ha spiegato come le retribuzioni monetarie, cresciute solo del 6,8%, abbiano, a fronte di un’inflazione nel periodo del 15-17%, perso quasi il 10% del loro potere d’acquisto.

Ma di fatto questo ha pesato anche sui conti dell’Inps, con i contributi che insieme ai salari non hanno recuperato appieno la crescita dei prezzi. In pratica l’istituto ha fatto fronte a questa crescita della spesa, non compensata dall’aumento delle entrate contributive, con la crescita dei trasferimenti dello Stato. Nel solo 2023 l’aumento della spesa per pensioni è stato del 7,4% rispetto all’anno precedente, spesa che si è attestata al 15,3% del Pil, uno dei livelli più elevati d’Europa. Dovrebbe superare il 17% nel 2036 con l’uscita della gran parte dei baby boomers.

Per Fava, dunque, non è più possibile aumentare i requisiti di accesso alla pensione al di là della speranza di vita, ma bisogna piuttosto agire sulla base occupazionale, coinvolgendo soprattutto donne e giovani, e sulla produttività aprendo la strada a retribuzioni più alte. “Il controllo della spesa – ha detto – è difficilmente realizzabile in ragione della sua dipendenza da fattori demografici influenzati da dinamiche di lungo periodo. Inoltre, non è percorribile la scelta di incrementare ulteriormente i requisiti di accesso alla pensione che sono tra i più alti d’Europa, salvo l’adeguamento alla speranza di vita”. Le tendenze demografiche in atto “rappresentano un fattore di rischio per la sostenibilità della maggioranza dei sistemi previdenziali pubblici” basati su un sistema finanziario a ripartizione nel quale si pagano le pensioni con i contributi delle persone che lavorano.

Al momento il tasso di sostituzione della pensione (la percentuale rispetto all’ultima retribuzione), è uno dei più elevati d’Europa, al 59% medio, anche grazie all’elevato peso dell’aliquota di contribuzione. Ma presto, con l’entrata a regime per tutti del calcolo contributivo per l’intero assegno, sarà ancora più importante l’apporto della previdenza integrativa, ancora troppo poco utilizzata. “Le potenzialità di questo secondo pilastro – ha detto Fava – necessitano di interventi di promozione che il Piano strutturale di bilancio introduce tra le iniziative mirate alla sostenibilità del sistema pensionistico”.

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Economia

Snam, 26 miliardi per la decarbonizzazione al 2032

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Ventisei miliardi per la decarbonizzazione tra il 2023 e il 2032. E’ la dimensione del primo piano per la transizione di Snam, presentato oggi a Milano dall’amministratore delegato Stefano Venier. “Il Transition Plan – spiega il manager – è la risposta che ci siamo dati per non perdere la fiducia nel raggiungere il Net Zero (zero emissioni, ndr)”. “Dobbiamo centrare gli obiettivi – sottolinea – per non perdere la visione, ma trasformarla in un pragmatismo visionario”. l’obiettivo è “cambiare gli schemi e guardare all’insieme di azioni realizzabili, grandi e piccole, che ci possono aiutare e ci aiuteranno a raggiungere il Net Zero non solo per Snam, ma anche per il sistema”.

“Il Net Zero – sottolinea Venier – o è di tutti o di nessuno”. Per Snam si tratta del “primo Transition Plan”, che però “viene da lontano”, e si collega al “primo bilancio di sostenibilità nel 2006”. Oggi Snam traccia una “roadmap trasparente per delineare in maniera definita e sistematica gli obiettivi al 2050, e le relative azioni e risorse per sostenere la transizione energetica del gruppo e la decarbonizzazione del paese”.

Secondo la presidente di Snam Monica De Virgiliis con il ‘Transition Plan’ il gruppo fa una “scelta strategica, esistenziale, per costruire valore nel tempo”. Tra gli obiettivi di Snam, oltre alla decarbonizzazione, anche la tutela della biodiversità italiana, per ripristinare le condizioni originarie del territorio dopo interventi infrastrutturali. Entro il 2040 il gruppo intende raggiungere la neutralità carbonica per arrivare a zero emissioni al 2050, incluso lo ‘Scope 3’ ossia le emissioni estranee al gruppo e derivanti dalla catena di approvvigionamento. Quelle di Co2 sono già diminuite del 10% rispetto al 2022, mentre per il 2024 è prevista una riduzione di un ulteriore 20%. Snam si impegna a un taglio del 25% entro il 2027, del 40% entro il 2030 e del 50% entro il 2032.

Quanto invece alle emissioni di metano, dopo il calo del 57,5% registrato tra il 2015 e il 2023, è previsto un ribasso del 64,5% entro il 2027, del 70% entro il 2030 e del 72% entro il 2032. Poi c’è la biodiversità. Qui l’impegno di Snam e di raggiungere la ‘Zero Net Conversion’ a fine anno e a generare un “impatto positivo sulla natura entro il 2027”. Quest’ultimo comporta il completo ripristino della vegetazione e del paesaggio preesistente agli interventi, con “politiche di gestione del territorio, dell’acqua e dei rifiuti”.

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La Bce taglia ancora, lo spread ai minimi da tre anni

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La Banca centrale europea taglia i tassi di un altro quarto di punto, allentando il costo del denaro per la terza volta dall’inizio della fase espansiva avviata a giugno e facendo scendere lo spread ai minimi dal 2021. Ma nonostante una crescita più debole del previsto “l’area euro non va verso una recessione e siamo diretti verso un atterraggio morbido”, assicura la presidente Christine Lagarde. E così la Bce non s’impegna sulle mosse future. Intanto i mercati festeggiano, e già prima dell’annuncio lo spread Btp-Bund in apertura era ai minimi da novembre 2021, arrivando fino a 119 punti base. L’euro continua la discesa iniziata a fine settembre, toccando 1,0812 dollari, e anche le Borse corrono con Milano sopra 35.000 a +1,09%. A far decidere all’unanimità i governatori, riuniti ‘fuori porta’ nei pressi di Lubiana, in Slovenia, sono i “rischi al ribasso” sulle prospettive di crescita, ha spiegato Lagarde.

Un quadro economico in peggioramento, con gli ultimi indici Pmi “tutti nella stessa direzione” e con l’aggravante di rischi derivanti dalle guerre in Ucraina e Medio Oriente, della volatilità dei prezzi energetici, della crisi economica in Cina. I banchieri centrali hanno così portato il tasso sui depositi al 3,25%, quello sui prestiti principali al 3,40% e quello sui prestiti marginali al 3,65% dopo un’inflazione nell’area euro che “a sorpresa” – ha detto Lagarde – a settembre è scesa all’1,7%, sotto l’obiettivo Bce di medio termine del 2%. I prezzi dovrebbero tornare a salire temporaneamente, ma secondo indiscrezioni nelle loro aspettative ci sarebbe ora una stabilizzazione intorno al 2% nella prima metà del 2025 anziché alla fine dell’anno. Quello di oggi è il primo taglio ‘consecutivo’ (i precedenti erano arrivati a giugno e poi settembre) nell’attuale fase di riduzione dei tassi che, fino a qualche settimane fa, ci si aspettava procedesse con cadenza trimestrale. Non torna – invece – la ‘forward guidance’ con cui la Bce fino a qualche anno fa orientava le aspettative sul corso futuro dei tassi d’interesse. La Bce “continuerà a seguire un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione” è la frase ribadita da Lagarde.

Sul dopo “vedremo” – si lascia sfuggire la presidente durante la conferenza stampa – “non abbiamo ancora ‘spezzato il collo’ all’inflazione, ma ci stiamo arrivando”. A frenare sulla forward guidance è la volontà della Bce di cautelarsi dai rischi che rimangono, con i prezzi che depurati da energia e settore alimentare viaggiano ancora al 2,7%. Una cautela che tiene conto anche della volatilità dei prezzi energetici, delle incertezze sulle prossime mosse della Fed e dei timori tedeschi: il presidente dell’istituto Ifo Clemens Fuest saluta con favore il taglio di oggi, ma “ci sono anche rischi al rialzo per l’inflazione, specie nei servizi. E’ giusto non impegnarsi ad ulteriori tagli”.

Gli investitori ragionano sul ‘dopo’ e si aspettano nuovi tagli già dalla prossima riunione del 12 dicembre. Fonti della Bce interpellate dalla Bloomberg lo danno come altamente probabile. “A meno di sorprese, il taglio di dicembre è quasi scontato. Il mercato, però ha iniziato a prezzare un taglio da 25 punti base ad ogni riunione fino a giugno; uno scenario a nostro avviso eccessivo visto che le pressioni inflattive potrebbero risultare più forti delle attese a inizio 2025”, commentano gli economisti di Mps. Sul ritmo e i tempi delle prossime decisioni avranno un peso le nuove proiezioni di crescita e inflazione al 2027, che la Bce pubblicherà a dicembre e che rifletteranno il peggioramento dell’economia. In particolare quella tedesca, probabilmente in recessione con importanti ramificazioni in altri Paesi fra cui l’Italia.

E arrivano le reazioni della politica, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani che scrive su X “bene la decisione della Bce di tagliare i tassi di interesse. Andiamo avanti con coraggio. E bene lo spread che scende a 120 punti. I mercati approvano la nostra manovra di bilancio”. Seguito dal presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri: “era la direzione di marcia che il ministro degli Esteri e Segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, aveva pubblicamente e più volte auspicato e sollecitato”.

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