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Cronache

Giornalista trovata morta, spunta una chat per chiarire il mistero del presunto suicidio di Patrizia Nettis

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Il caso della tragica morte di Patrizia Nettis, la giornalista trovata senza vita il 29 giugno scorso a Fasano, in provincia di Brindisi, continua a essere avvolto da misteri e tensioni. Il principale indagato nel caso, accusato di istigazione al suicidio e atti persecutori, ha inviato un messaggio minaccioso al presunto secondo uomo coinvolto nella vita della donna, un politico di Fasano non indagato.

Nel messaggio, il principale indagato dichiara: “Ora ha finito di campare. Farò di tutto per infangarla e so già come muovermi. Io non sono un tipo vendicativo, anzi. Ma stavolta avrà una punizione esemplare.” Questo scambio avviene dopo un aspro confronto tra i due uomini e una serie di 400 messaggi scambiati la stessa notte, segnando un episodio di notevole stress per Patrizia.

Dopo l’incontro, testimoni affermano di aver sentito Patrizia quasi urlare: “Mi hai rovinato la vita.” L’avvocato della famiglia, Giuseppe Castellaneta, sottolinea l’importanza di comprendere l’entità della violenza psicologica subita da Patrizia durante quell’incontro. “Possiamo certamente affermare che quella sera Patrizia ha subito una violenza di natura psicologica molto importante,” afferma l’avvocato.

La Procura di Brindisi ha inizialmente accettato la tesi del suicidio, ma genitori, parenti e amici di Patrizia non hanno mai accettato questa versione. La famiglia ha presentato tre istanze di riesumazione della salma, sperando che un’autopsia possa fornire ulteriori dettagli sulla morte di Patrizia. “Tanto possiamo affermare — conclude l’avvocato Castellaneta — sempre in attesa che una decisione circa la nostra istanza di riesumazione ed esame autoptico confermi l’ipotesi suicidaria.” Il caso rimane avvolto da misteri, e la verità potrebbe emergere solo con ulteriori indagini approfondite.

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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Cronache

‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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