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Cronache

Giorgia, 15 anni, si butta sotto un treno. Il fidanzato Antonio si era tolto la vita qualche mese fa

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Non ha retto al dolore per aver perso il fidanzato, l’amore della sua adolescenza, e si è tolta la vita. Quindici anni soltanto, Giorgia Saja. Tanti ne aveva la ragazzina che si è tolta la vita alla stazione di Agropoli.  Quando ha visto arrivare l’Intercity si sarebbe stesa sui binari: il macchinista ha tentato di frenare ma è stato tutto inutile e il treno l’ha travolta uccidendola. In tasca un biglietto di addio. Una tragedia. Lo strazio dei familiari che quando sono arrivati sul posto hanno urlato la loro disperazione.
Il gesto della ragazzina che avrebbe compiuto 16 anni a gennaio probabilmente, era stato già programmato. Una tragedia aveva colpito la sua giovane vita: il fidanzato, alcuni mesi fa, si era tolto la vita ad Eboli. Un dolore che lei evidentemente non era mai riuscita a superare. “Non ti rivedrò mai più?”. “Certo che mi rivedrai… gli addii non sono per sempre”. Erano solo alcuni dei suoi post su Instagram erano tutti di questo tenore, malinconici. Sceglieva frasi di cartoni animati e film d’ amore per raccontare così il suo disagio. Forse anche lei meditava da tempo di uccidersu, come il suo amore, Antonio Lorenzo D’Amico, che a luglio scorso aveva deciso di suidicarsi sparandosi un colpo di pistola in bocca al poligono di tiro di Eboli. A soli 22 anni. Da allora la vita di Giorgia si è chiusa.  Poco prima della 16 di ieri Giorgia, che sapeva che intorno alle 15.45 sarebbe passato l’ intercity Salerno-Paola, all’arrivo del treno si è lanciata sui binari, in una manciata di secondi si è sdraiata a terra e si è lasciata travolgere dalla corsa del treno che l’ha uccisa. Ha perso così la vita una bella ragazzina di 15 anni (ne avrebbe compiuti sedici tra qualche mese) di Pollica. Si è uccisa alla stazione di Agropoli, lanciandosi sotto un treno.

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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Cronache

‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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