Collegati con noi

Politica

Giorgetti all’Eurogruppo, faro su competitività e banche

Pubblicato

del

Mentre in Italia il dibattito sulle tasse non accenna a placarsi, il ministro Giancarlo Giorgetti si prepara al confronto con gli omologhi europei a Lussemburgo all’inizio della settimana. Nella cornice dell’Eurogruppo, il 7 ottobre, i riflettori saranno ancora una volta puntati sulla competitività dell’economia continentale al centro del maxi-report dell’ex premier Mario Draghi.

E se all’Ecofin, il giorno successivo, si darà spazio al rompicapo dell’utilizzo degli asset congelati russi per sostenere l’Ucraina, sullo sfondo restano la sfida per la competitività del sistema bancario e la prova dei piani pluriennali di spesa (Psb) per il rientro del debito a cui i Paesi sono chiamati a rispondere sotto l’egida delle nuove regole del Patto di stabilità. All’ordine del giorno dei ministri del club dell’euro la competitività passa dalla necessità di facilitare l’accesso ai mercati dei capitali per le Pmi. L’obiettivo dichiarato è quello di adottare una dichiarazione congiunta entro fine anno, seguendo la rotta indicata dal rapporto Draghi.

Un dossier cruciale che tocca tutti i settori economici, con la sfida commerciale aperta con Pechino sui dazi che aggiunge ulteriore pressione. Il leit motiv della competitività si estende anche alle banche con Francia, Germania e Italia che nei giorni scorsi hanno inviato una lettera a Bruxelles chiedendo di non avviare nuove iniziative regolamentari per concentrarsi invece nel garantire slancio al settore. Una discussione sugli extra-profitti utilizzati dagli istituti europei “non è” invece sull’agenda dell’Ecofin e, secondo fonti europee, non lo sarà neppure in un futuro prossimo.

La partita dei Psb è invece pronta a entrare nel vivo. Roma dovrebbe recapitare il suo piano entro il 15 ottobre, allo scoccare anche del termine per la presentazione del documento programmatico di bilancio con le linee guida della manovra. I governi Ue sono ancora indietro nella definizione delle loro traiettorie di aggiustamento dei conti pubblici: finora Palazzo Berlaymont ha ricevuto soltanto i documenti di Danimarca e Malta. Per gli otto Paesi in disavanzo eccessivo – Italia, Francia, Belgio, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Romania, oltre alla stessa Malta – a un certo punto scatterà la tagliola del rientro del deficit. E, senza la possibile estensione dei piani dai 4 ai 7 anni, la stretta nel 2025 potrebbe essere dolorosa. Nella premessa al Psb, Giorgetti parla di una politica “prudente ma realistica”.

Molto si punta sugli incentivi alla natalità, mentre diventano strutturali il taglio del cuneo fiscale e il sistema Irpef a tre aliquote. Le previsioni parlano di un deficit sotto il 2% nel 2029 e di un debito che inizierà a scendere da un massimo del 137,8% nel 2026 sotto il 130% nel 2035. Tra le sorvegliate speciali c’è anche Parigi: il neo premier Michel Barnier si trova dinanzi all’impervio compito di approvare la manovra 2025 con conti pubblici che versano in una condizione ritenuta “gravissima” e il dilemma di un’imposta “eccezionale” su imprese e contribuenti più ricchi.

Advertisement

In Evidenza

Consiglio Stato ribadisce, validi i test di Medicina

Pubblicato

del

Il Consiglio di Stato, con una sentenza emessa ieri, ha disposto l’annullamento del pronunciamento del Tar del Lazio che a gennaio aveva demolito i test di ingresso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria per l’anno accademico 2023/2024 mettendo a rischio l’immatricolazione di migliaia di studenti per l’anno successivo. La sentenza del Tar aveva stabilito che è illegittimo il criterio di attribuzione del punteggio previsto dalla normativa concorsuale, cosiddetto “equalizzato” perché produttivo di distorsioni, nella misura in cui non era con esso assicurata una valutazione omogenea delle prove e dunque una selezione dei concorrenti secondo criteri di merito. A rendere noto, con soddisfazione, l’annullamento del pronunciamento del Tar è lo studio Police & Partners che ha assistito una serie di ricorrenti.

Viene quindi ribadito dal Consiglio di Stato quanto aveva già deciso i primi di agosto in una sentenza emessa in occasione del ricorso di altri candidati. Dal ministero dell’Università si fa sapere che questa pronuncia del Consiglio di Stato é la conferma della assoluta legittimità dell’operato del Mur poiché sancisce che le procedure concorsuali si sono svolte correttamente, nel rispetto della legalità, risultando quindi pienamente valide. La pronuncia conferma anche il pieno diritto dei quartini, con punteggio utile ai test del 2023, ad entrare nelle graduatorie 2024-25, come stabilito dall’originario bando Mur e poi successivamente confermato dal legislatore su proposta del ministero guidato da Anna Maria Bernini.

Soddisfazione viene espressa anche dal Cisia, il Consorzio interuniversitario che aveva predisposto le prove: “è una sentenza importantissima per il sistema universitario ma anche per il sistema delle pubbliche selezioni”, commenta Andrea Stella, presidente Cisia. “La decisione del Consiglio di Stato conferma la piena legittimità dell’immatricolazione dei candidati che hanno già conseguito nel 2023 i risultati al test e restituisce la serenità agli studenti che nelle more hanno conseguito l’immatricolazione. Allo stesso tempo la decisione ribadisce la piena legittimità dei Test OnLine Cisia (Tolc) e segna un nuovo punto di confronto per il Mistero che proprio in queste settimane discute misure per il superamento del numero chiuso anche nelle facoltà di Medicina”, commentano gli avvocati Aristide Police e Paul Simon Falzini.

Continua a leggere

In Evidenza

“Mi ricandido, chi ci sta ci sta”, De Luca sfida Pd

Pubblicato

del

Non è dato sapere se la tripla uscita sia stata concordata ma il no al terzo mandato del presidente della Campania, Vincenzo De Luca, espresso con nettezza in poche ore da tre dirigenti del Pd, ritenuti vicini alla segretaria Elly Schlein, ha scatenato la dura ed immediata reazione del governatore. Che non lascia adito a dubbi. Lui si ricandiderà: “Io vado avanti a prescindere, mi ricandido. Chi ci sta ci sta. Chi non ci sta non ci sta” a dispetto “dell’imbecillità di qualche esponente del Pd”.

A chi si riferisse non lo ha specificato. In poche ore hanno preso posizione in maniera inequivocabile il deputato e responsabile Sud della segreteria nazionale Pd Marco Sarracino, Sandro Ruotolo, europarlamentare e responsabile Informazione nella segreteria nazionale del Pd e Antonio Misiani, commissario Pd in Campania. A riaccendere tensioni mai sopite tra il governatore campano e il nuovo corso dei dem le vicende giudiziarie che hanno coinvolto nelle ultime ore uomini legati politicamente a De Luca con l’arresto del sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, Alfieri, e il coinvolgimento in un’inchiesta del consigliere regionale del gruppo De Luca Presidente, Zannini, che risulta indagato.

Così, intervistato dal Fatto Quotidiano, Ruotolo dice: “a me dispiace di dover parlare del bisogno di rinnovamento quando interviene la magistratura, il nostro obiettivo è intervenire prima. Da quanto tempo De Luca è nelle istituzioni? C’è un problema di qualità del consenso. Se si costruisce con le fritture di pesce e le famose ambulanze (citando alcuni degli episodi che hanno visto coinvolto Alfieri, ndr), bisogna porre il problema del ricambio delle classi dirigenti”. “Vogliamo – aggiunge Ruotolo – un Pd plurale, non un sistema di potere. Clientelismo, cacicchi e nepotismo sono fenomeni che poco hanno a che fare con un partito moderno di sinistra. Se da più di un anno è sospesa la vita democratica in Campania, evidentemente c’è ancora bisogno di questo, bisogna rimuovere le cause di questa situazione. Al di là di come procederà la magistratura, noi dobbiamo procedere con un partito nuovo. Basta fritture”. Dal canto suo, Sarracino sottolinea, intervistato da Repubblica, che sul tema del terzo mandato “la direzione nazionale si è già espressa chiaramente.

Il voto in Parlamento è stata la conseguenza della scelta compiuta nel partito”. E a suo giudizio il Pd doveva ”escludere certi iscritti come abbiamo fatto in passato”. Per Antonio Misiani, componente della segreteria nazionale e commissario del partito in Campania, la strada del terzo mandato “non è percorribile”. De Luca, intervenuto al centro orafo Tarì di Marcianise, non ha perso tempo per ribadire con nettezza la sua posizione. “Non so più come dirlo. Io vado avanti a prescindere, mi ricandido. Chi ci sta ci sta. Chi non ci sta non ci sta”. “Io – ha aggiunto De Luca rivolgendosi agli imprenditori – vado avanti a prescindere, anche se c’è sempre qualcuno che fa domande sulla base dell’imbecillità di qualche esponente del Pd. Non so più come dirlo. Io vado avanti a prescindere, mi ricandido. Chi ci sta ci sta. Chi non ci sta non ci sta. L’importante è che ci stiate voi, perché se questo lavoro si ferma, la Campania precipita”.

Continua a leggere

Politica

Superbonus, 123 miliardi ma più efficienti 4 case su 100

Pubblicato

del

La cifra di 123 miliardi spesa fino al 31 agosto di quest’anno per il Superbonus al 110% in edilizia è servita per intervenire su circa 500mila edifici, appena il 4,1% dell’intero patrimonio immobiliare residenziale italiano. A fare i conti è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che torna a sottolineare il costo salatissimo per le casse dello Stato, e di conseguenza per le tasche degli italiani, della misura e calcola che con la stessa cifra si sarebbero potuti realizzare 1,2 milioni di alloggi pubblici nuovi, 400 mila in più dell’attuale patrimonio. L’effetto negativo della misura si va esaurendo ma gli artigiani ricordano che con essa sono stati investiti oltre 6 punti di Pil. E magari non proprio seguendo le priorità.

“In linea generale – nota infatti l’associazione – lo Stato ha speso una cifra spaventosa, migliorando l’efficienza energetica di una quota infinitesima di edifici presenti nel Paese. Ma, stando alle prime indiscrezioni, sembrerebbe aver favorito maggiormente i proprietari di immobili con una buona/elevata capacità di reddito, anziché rivolgersi in via prioritaria alle famiglie meno abbienti”. E le ultime cifre dell’Enea ci dicono che tra gli edifici oggetto di ristrutturazione vi sono 133.902 condomini, 245.034 unifamiliari, 117.371 edifici indipendenti e persino 8 castelli. A livello regionale è il Veneto ad aver registrato il ricorso più numeroso al 110%. Con 59.652 asseverazioni depositate, l’incidenza percentuale sul numero degli edifici residenziali esistenti è stata pari al 5,6%. Seguono l’Emilia-Romagna con 44.438 asseverazioni (incidenza del 5,4%), il Trentino Alto Adige con 11.342 interventi (5,4%), la Lombardia con 78.125 (5,2%) e la Toscana con 38.532 operazioni (5,2%). Per contro, a “snobbare” l’incentivo sono state le regioni del Mezzogiorno: Molise e Puglia, ad esempio, hanno interessato solo il 2,9% dei propri edifici residenziali, la Calabria il 2,6% e la Sicilia solo il 2,2%.

A livello nazionale, l’onere medio per edificio residenziale a carico dello Stato è stato di 247.819 euro. Il picco massimo è in Valle d’Aosta, con 401.040 euro per immobile; seguono la Basilicata con 299.963 euro, la Liguria con 298.314 euro, la Lombardia con 296.107 euro e la Campania con 294.679 euro. Chiudono la graduatoria il Veneto, con un costo medio per intervento di 194.913 euro a edificio, la Sardegna con 187.440 e la Toscana con 182.919 euro. “Come idea poteva essere buona, ma la sua gestione è stata fallimentare”, ha commentato Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, ricordando che nella prossima manovra l’intenzione del governo “è mettere in sicurezza i conti pubblici, non utilizzare i soldi dei cittadini per sprecarli, e faccio l’esempio dei banchi a rotelle o come è stato fatto con il Superbonus edilizio”. Per Francesco Filini, responsabile del programma di Fdi, “quanto certificato dalla Cgia di Mestre è l’ennesima conferma di quanto siano state dannose le politiche dei bonus edilizi”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto