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Ambiente

Futuro Remoto: i cambiamenti climatici, come prevedere i rischi e renderli meno gravi

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I temi principali di ‘Futuro Remoto 2020’ organizzato dalla Città della Scienza di Napoli riguardano la metamorfosi del nostro Pianeta attraverso grandi eventi come la pandemia da Covid-19 e i cambiamenti climatici. E tra gli appuntamenti più significativi del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche proprio quattro incontri durante i quali esperti e ricercatori hanno disquisito su uno dei temi più urgenti delle agende scientifiche e politiche internazionali, poiché la consapevolezza dei cittadini è uno dei principali strumenti per affrontare le sfide del clima.

Fa troppo caldo per il ghiaccio. L’attuale fase climatica di riscaldamento è molto evidente su gran parte della superficie terrestre: le temperature mediamente, a livello globale, si sono già alzate di poco più di 1°C dal 1850 ad oggi e dal 1950 il riscaldamento corre assai velocemente. Le zone montane e polari sono quelle più vulnerabili e sensibili all’aumento della temperatura. Sono queste proprio le aree dove si trovano i ghiacciai che, di conseguenza, si stanno ritirando a ritmo sempre più accelerato. Un fenomeno che la comunità scientifica osserva con attenzione per l’impatto che può avere sull’ambiente e sugli ecosistemi. Negli anni potrebbe infatti produrre effetti sostanziali quali l’aumento del livello degli oceani, lo stravolgimento del clima e lo squilibrio della catena alimentare.

La memoria risiede nei ghiacci. Le calotte polari e i ghiacciai alpini rappresentano un “archivio” climatico di inestimabile importanza. La neve, accumulandosi lentamente, strato dopo strato, e trasformandosi in ghiaccio, intrappola al suo interno le preziose bolle d’aria, fondamentali per ricostruire la composizione atmosferica del passato del nostro pianeta. I progetti Beyond EPICA Oldest Ice Core e Ice Memoryì del CNR – ISP hanno lo scopo di misurare i gas serra e ricostruire le temperature degli ultimi 1,5 milioni di anni oltre che di conservare i campioni di ghiaccio da tutto il mondo creando un archivio climatico mondiale in Antartide, a disposizione degli scienziati del futuro.

C’è chi poi ritiene che con una semplice equazione si possano descrivere i rischi che corriamo per gli eventi estremi di origine meteo-climatica e per quelli che vengono da una pandemia. Il climatologo del CNR Antonello Pasini, nel suo volume Equazione dei disastri parla di coronavirus, ma soprattutto di cambiamenti climatici, di terribili ondate di calore, di siccità, di alluvioni lampo, di allagamenti. Questa equazione può consentirci di prevedere i rischi futuri e farci capire come agire per renderli più piccoli.

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Ambiente

In 10 anni 146 disastri meteo, agricoltura in ginocchio

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In Italia negli ultimi dieci anni, in particolare dal 2015 al 20 settembre 2024, sono stati registrati 146 eventi meteo estremi che hanno causato danni all’agricoltura, pari al 7,4% del totale degli eventi avvenuti nello stesso periodo in Italia. Lo evidenzia il report Città Clima – speciale Agricoltura di Legambiente realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol – indicando che “preoccupa in particolare l’accelerata degli ultimi due anni 2023-2024, con 79 eventi meteo estremi con danni al settore, che è oltre la metà del totale registrato negli ultimi 10 anni. Sei le regioni più colpite: Piemonte con 20 eventi, seguito da Emilia-Romagna (19), Puglia (17), Sicilia e Veneto (ciascuna con 14), Sardegna (11) con danni alle produzioni di frutta, ortaggi, mais, barbabietole, frutteti e vigneti che sono stati sradicati.

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Ambiente

Trovato un ecosistema preistorico fossile in Valtellina

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Orme di anfibi e rettili, ma anche piante, semi, impronte di pelle e persino gocce di pioggia: è un vero e proprio ecosistema fossilizzato su lastre di arenaria, quello scoperto nel Parco delle Orobie Valtellinesi in provincia di Sondrio. Riportato alla luce dallo scioglimento di neve e ghiaccio causato dal cambiamento climatico, conserva tracce di vita risalenti a 280 milioni di anni fa. I primi reperti, recuperati pochi giorni fa a 3.000 metri di quota con una spettacolare operazione supportata da un elicottero, sono stati mostrati per la prima volta al Museo di Storia Naturale di Milano.

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Ambiente

Copernicus: 2024 l’anno più caldo, sforerà limite 1,5 gradi

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Il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato, e la temperatura media globale sarà più di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali, probabilmente più di 1,55 gradi. Lo scrive in un comunicato il servizio meteo della Ue, Copernicus.

“L’anomalia media della temperatura globale per i primi 10 mesi del 2024, da gennaio ad ottobre – scrive Copernicus -, è stata di 0,71 gradi superiore rispetto alla media 1991-2020: è la più alta mai registrata per questo periodo, e di 0,16 gradi più alta dello stesso periodo del 2023”.

Secondo il servizio meteo della Ue, “è ora virtualmente certo che il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato. L’anomalia della temperatura media per il resto del 2024 dovrebbe crollare quasi a zero perché il 2024 non risulti l’anno più caldo”. Inoltre, prosegue Copernicus, “dato che il 2023 è stato 1,48 gradi sopra il livello pre-industriale, è virtualmente certo che la temperatura globale annuale per il 2024 sarà di più di 1,5 gradi sopra il livello pre-industriale, ed è probabile che sarà superiore di più di 1,55 gradi”.

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