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Economia

Fitch migliora rating del debito di Napoli, ora è BBB-

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Fitch Ratings ha migliorato il rating di default a lungo termine della città di Napoli passando da BB+ a BBB- (cioè da rischio medio-alto a rischio medio-basso). Lo si apprende dal Comune di Napoli. “L’aggiornamento – si legge nell’analisi di valutazione dell’agenzia di rating – riflette un ulteriore miglioramento delle finanze di Napoli a seguito di una performance finanziaria migliore del previsto nel 2023. I trasferimenti da parte dello Stato stanno aiutando la città a far fronte ai suoi debiti netti in sospeso e a migliorare il suo profilo finanziario, mentre l’ente continuerà ad attuare le misure finanziarie stabilite nel Patto per Napoli”.

“Tale valutazione fotografa con i numeri i progressi che l’amministrazione ha compiuto in meno di tre anni – commenta il sindaco Gaetano Manfredi – dopo aver ereditato una situazione prossima al default. Ci muoviamo nell’ambito del Patto per Napoli, ma il miglioramento della riscossione dei tributi e il potenziamento dei servizi stanno contribuendo al risanamento che porta gradualmente ad un maggiore sviluppo economico del territorio divenuto sempre più attrattivo per gli investimenti pubblici e privati”. “Un ulteriore riconoscimento – aggiunge l’assessore al Bilancio Pierpaolo Baretta – che siamo sulla strada giusta. Se migliora il rating vuol dire che migliora la situazione finanziaria del Comune e quindi di tutta la città. È la prova che risanamento e sviluppo possono andare insieme. È uno stimolo per tutti, Amministrazione comunale e aziende partecipate, a fare ancora di più e meglio”.

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Economia

Ex Ilva, sono 15 i candidati interessati all’acquisto

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Una rosa di 15 candidati per l’ex Ilva di Taranto. La fase preliminare della gara internazionale per lo stabilimento siderurgico si è chiusa con “manifestazioni di interesse da parte di 15 attori internazionali e nazionali, alcuni dei quali hanno presentato una manifestazione per l’intero asset produttivo e altri per alcune parti non complete degli asset”, ha annunciato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sottolineando che “è stato evitato il collasso”.

Nella lista, tra gli altri, ci sarebbero gli ucraini di Metinvest, gli indiani di Vulcan Green Steel, i canadesi di Stelco, i giapponesi di Nippon Steel e l’altro gruppo italiano Arvedi. Il gruppo Marcegaglia sarebbe interessato solo ad “alcuni asset”, con un focus sugli stabilimenti del Nord, rinunciando a Taranto. Ma il numero dei candidati potrebbe comunque aumentare prima delle offerte vincolanti previste per fine novembre, perché è possibile presentare un’offerta anche saltando la fase della manifestazione d’interesse.

“Inizia una fase in cui queste aziende potranno accedere a ulteriori informazioni sulla base delle quali costruire i loro piani industriali, finanziari, ambientali e occupazionali. E nel contempo, ove ci fossero altri interessati potrebbero comunque farlo in cordata con questi. E comunque è sempre possibile che altri accedano ad una manifestazione di interesse”, ha spiegato Urso. “Penso che nei prossimi mesi definiranno piani industriali tra loro concorrenziali e noi sceglieremo quello che sarà migliore per garantire il rilancio della siderurgia nazionale e il percorso green del sito dell’ex Ilva che noi pensiamo possa diventare il più grande sito siderurgico green d’Europa”, ha aggiunto il ministro.

Le manifestazioni di interesse che saranno esaminate saranno fatte per acquisire i beni e le attività aziendali di Ilva in Amministrazione Straordinaria e Acciaierie d’Italia in A.S, nonché delle altre società appartenenti ai rispettivi gruppi. Tra queste ci sono Ilva Servizi Marittimi, Ilvaform, Taranto Energia, Socova, Adi Energia, Adi Servizi Marittimi, Adi Tubiforma e Adi Socova.

La priorità, su indicazione dei commissari, sarà data alle manifestazioni di interesse complessive. Sugli sviluppi all’ex Ilva fanno sentire la loro voce anche i sindacati, avvertendo su un eventuale spezzatino dell’azienda. “Apprendiamo dal ministro Urso che sono 15 le manifestazioni di interesse per l’acquisto dell’ex Ilva, la maggior parte solo per alcuni stabilimenti del Gruppo. Rimaniamo convinti che ogni stabilimento abbia bisogno e sia legato agli altri e una vendita a pezzi significherebbe rendere vulnerabili tutti i siti, decretandone la chiusura, a partire da Taranto. Sarebbe una prospettiva insostenibile. Inoltre ribadiamo la necessità di una presenza di garanzia dello Stato nella nuova società”, ha detto il segretario generale Uilm, Rocco Palombella, aggiungendo che i sindacati chiedono di “conoscere nel dettaglio i progetti occupazionali, ambientali e industriali” che verranno presentati.

“Le nostre priorità indissolubili restano ambiente, tutela occupazionale non a tempo, come previsto nel bando, per tutti i lavoratori diretti, dell’appalto e in Ilva AS e produzione ecosostenibile”, ha precisato il leader sindacale. Intanto le aziende dell’indotto ex Ilva, creditrici nei confronti del gruppo, che hanno i requisiti previsti dalla legge, “stanno cominciando a ricevere i primi bonifici nella misura del 70 o 80 % del dovuto”, ha reso noto Dario Iaia, deputato FdI e presidente provinciale del partito a Taranto.

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Economia

La manovra entra nel vivo, Bonus di Natale su richiesta

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Cento euro netti in più nelle tredicesime dei lavoratori dipendenti con reddito fino a 28mila euro e almeno un figlio. Il beneficio però non sarà automatico, ma bisognerà farne richiesta. E’ così che prende forma il Bonus Natale pensato dal governo per dare un sollievo ai redditi più bassi, in attesa delle misure della manovra. I cui contorni inizieranno ad essere più chiari in settimana, con il rush finale sul Piano strutturale di bilancio da inviare a Bruxelles. Al Mef gli occhi sono puntati sull’appuntamento di lunedì, quando l’Istat diffonderà la revisione generale delle stime annuali che dovrebbe riservare qualche notizia positiva per il Pil. Un dato cruciale, che servirà a completare Psb, il cui schema è stato già presentato in cdm la scorsa settimana. E che ora, una volta recepiti i nuovi dati, dovrebbe richiedere un nuovo passaggio in cdm prima dell’invio al Parlamento per l’esame.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già anticipato che dall’Istat arriverà una correzione “al rialzo”, seppur “modesta: rispetto agli obiettivi da presentare all’Ue, dunque, qualcosa cambierà, anche se “non sarà la soluzione dei problemi”, frena Giorgetti. Che torna a ripetere: “Tesoretti non ce ne sono”. Una cautela che il ministro tornerà sicuramente a ribadire mercoledì incontrando con le parti sociali sul Psb. A Palazzo Chigi lo schema del Piano verrà presentato dal titolare del Tesoro, insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, prima ai sindacati e successivamente alle imprese. Che sicuramente approfitteranno dell’occasione per ribadire al governo le priorità in vista della manovra, dalle pensioni agli investimenti. Al momento le certezze della prossima legge di bilancio sono la conferma del taglio del cuneo e la nuova Irpef a tre aliquote. Nel menù ci sono anche anche l’estensione del bonus mamme alle lavoratrici autonome e l’assegno unico, con qualche ritocco. Tutto il resto dipende dalle risorse.

ù”Soldi non ne abbiamo”, scherza il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini: “Stiamo ragionando con Giorgetti, già replicare cuneo e Irpef è “ambizioso”. La Lega in particolare lavora per alzare ulteriormente il tetto della flat tax, ripete Salvini, che ci tiene anche al dossier casa. Forza Italia insiste sulle pensioni minime. Mentre FdI ha tirato nuovamente in ballo le banche, intercettando l’apertura degli azzurri su un ipotetico contributo di solidarietà, da allargare magari anche ad assicurazioni e imprese energetiche. Prende forma intanto il Bonus Natale, destinato ai redditi bassi. La misura è nero su bianco in un emendamento del governo al decreto omnibus, su cui da lunedì le commissioni Bilancio e Finanze del Senato inizieranno a votare. L’indennità da 100 euro nette, per un onere complessivo di 100,3 milioni, è destinata ai dipendenti con reddito fino a 28mila euro e con coniuge e almeno un figlio fiscalmente a carico, oppure con almeno un figlio in un nucleo monogenitoriale: arriverà nelle tredicesime, ma il lavoratore dovrà farne richiesta. Sul fronte delle risorse, infine, entra nel vivo la partita del concordato preventivo biennale per gli autonomi, da cui il governo conta di racimolare le risorse necessarie ad estendere la riduzione dell’Irpef anche ai ceti medi, fino a 50-60mila euro. Con l’obiettivo di sensibilizzare i contribuenti su vantaggi e rischi, forfetari e soggetti Isa (sottoposti agli indici sintetici di affidabilità) hanno a disposizione da ieri sui loro cassetti fiscali una nota sintetica dell’Agenzia delle entrate in cui sono spiegati gli effetti dell’adesione. Si ricordano i benefici, come la possibilità di optare per un’imposta sostitutiva e le imposte congelate per due anni. Ma anche il rischio di incorrere nei controlli, per chi non aderisce.

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Economia

Giorgetti, taglio cuneo e nuova Irpef saranno strutturali

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La conferma del taglio del cuneo e dell’Irpef a tre aliquote anche nel 2025 è ormai una certezza. Ma il governo punta a fare di più: cioè a renderli strutturali. Parola del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che oltre alla manovra lavora anche a completare il Piano strutturale di bilancio da inviare all’Ue. Per chiudere il quadro mancano i dati dell’Istat, che dovrebbero tradursi in un ritocco al rialzo del Pil. E mentre la politica torna a tirare in ballo le banche, evocando un ipotetico “contributo” per rimpolpare le risorse della legge di bilancio, il titolare dei conti richiama tutti alla cautela: tesoretti non ce ne sono, l’imperativo ora è risanare i conti. E già nel 2024 si potrebbe raggiungere il pareggio di bilancio primario.

Tra un mese esatto la manovra è attesa in Parlamento e il tempo inizia a stringere. Giorgetti promette una legge di bilancio “seria” fornisce qualche indizio. Innanzitutto la dimensione: 25 miliardi? “Deve essere di almeno lo 0,5% di correzione”, risponde Giorgetti intervistato al festival di Open. Quest’anno infatti i conti si fanno con le nuove regole del Patto Ue: e va garantito un aggiustamento di 10-12 miliardi l’anno. Già nero su bianco nel Def sui saldi 2024-25. La vera novità riguarda le misure. “Siamo impegnati non solo a confermare il taglio del cuneo e la riduzione delle tre aliquote, ma anche a renderle strutturali negli anni a venire”, annuncia il ministro. Una sfida ambiziosa, visto che solo per replicare le due misure nel 2025 servono circa 14 miliardi. Per quanto riguarda le altre ipotesi, dalla flat tax alla possibilità di ridurre l’Irpef anche per il ceto medio, tutto dipende dalle risorse: “stiamo studiando tutto, dopodiché si decide quello che si può fare in base a quello che si ha”. “La prima cosa da fare è la manovra correttiva, dopo che ho chiuso il buco si può parlare delle nuove possibilità, ma prima devo tenere la barca in galleggiamento”, aggiunge.

Il ministro torna anche sul superbonus, un’intuizione “giusta”, ma con una modalità “sbagliata”: l’errore, punta il dito, è che andava “riservata sicuramente ed esclusivamente alla prima casa di abitazione e non estesa alla seconda, terza casa, mare, monti e in secondo luogo dove va essere riservata a redditi bassi o medi”. Ad aprire qualche spiraglio nei conti potrebbero i dati sulla revisione generale delle stime annuali che l’Istat diffonderà lunedì, che il Mef attende per chiudere il quadro tendenziale e programmatico da inserire nel Psb. Che poi la prossima settimana dovrebbe tornare in cdm prima di iniziare l’esame parlamentare. “La serie storica dal 1995 avrà una correzione, sicuramente sarà una correzione al rialzo, modesta ma al rialzo”, spiega Giorgetti. Un dato che “rispetto agli obiettivi che dobbiamo presentare all’Europa e in Parlamento cambia qualcosina, però non sarà la soluzione dei problemi”, avverte comunque il ministro. Che come già dopo il dato sul buon andamento delle entrate, torna a professare cautela.

“Tesoretti non ce ne sono”, è l’avvertimento rivolto ai vari ministeri pronti come ogni anno a chiedere più soldi: “anche perché siamo impegnati nella missione di risanare la finanza pubblica”. E la cura, a sentire il titolare del Mef, sembra funzionare: “Credo – dice – che già dal 2024 raggiungeremo l’obiettivo del pareggio di bilancio primario”, prima del pagamento degli interessi. Giorgetti si dice invece “piuttosto scettico”, sul fatto che in Europa si possa raggiungere un accordo sul debito comune. Intanto in vista della manovra il dibattito politico è già acceso. FdI torna a tirare in ballo le banche. Se serve, valuteremo anche un “contributo” per far crescere ulteriormente l’economia italiana, annuncia il presidente della commissione Finanze della Camera Marco Osnato. Forza Italia ribadisce la propria contrarietà ad una tassa sugli extraprofitti, ma apre ad un eventuale “contributo di solidarietà”, ma che non sia limitato solo alle banche: noi pensiamo anche alle assicurazioni e alle multiutility energetiche, dice il portavoce Raffaele Nevi. Le poche risorse invece agitano le opposizioni: servono 30 miliardi solo per respirare, dice il Pd; Giorgetti dica chi pagherà, incalza Avs.

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